di Paolo Ficara – Come già scritto in concomitanza con la sentenza negativa del Tar del Lazio, l’Assocalciatori ha fatto breccia presso i giocatori della Reggina, riuscendo a mettere in mora il club. Una pec la cui notifica di lettura, da parte di quel che resta della società amaranto, è arrivata nel pomeriggio di sabato. A meno che la Reggina non decida di saldare a breve almeno qualche stipendio, con le circa 500.000 euro in cassa, la situazione potrebbe portare alla definitiva scomparsa.
La negligenza della Reggina, oltre a quella di non versare la mensilità di giugno più i premi, sarebbe stata quella di negare il trasferimento ad alcuni giocatori. Anche in un caso nel quale sarebbe potuto arrivare un corrispettivo economico per il cartellino. Di seguito, una sintesi dei capi d’accusa rivolti dall’Assocalciatori:
- Tutti gli istanti hanno già messo in mora, nelle forme previste dall’Accordo Collettivo AIC – LNPB – FIGC, la Società in relazione al mancato pagamento delle retribuzioni fisse e delle indennità di trasferta forfetarie, contrattualmente convenute ai sensi dell’art. 51, co. 5, D.P.R. n. 917/1986, che integrano le retribuzioni contrattuali in parte fissa dei suddetti calciatori, per il mancato pagamento della retribuzione di giugno 2023;
- Tutti gli istanti si sono riservati, non avendo ricevuto le buste paga di giugno 2023, di formulare analoghi formali atti di messa in mora, nei confronti della Società, in relazione agli ingentissimi importi maturati individualmente a titolo di retribuzione variabile, non corrisposti con la retribuzione di giugno 2023;
- Le sedute di allenamento sono organizzate dalla Società in assenza delle precauzioni, a tutela della salute e sicurezza dei suddetti calciatori;
- In particolare, le sedute di allenamento si svolgono su campi da gioco inadeguati e non manutenuti, salvo interventi spontanei di alcuni dipendenti tecnici della Società, che, tuttavia, non percepiscono il loro stipendio sin dallo scorso mese di aprile 2023 e alla presenza di medico sociale, di fisioterapista e di massaggiatore, che, tuttavia, risultano non contrattualizzati;
- Analogamente, a far data dall’inizio della preparazione della corrente stagione sportiva, nessun dirigente riferibile alla proprietà, della quale si è appreso un cambio sui mezzi di informazione, è mai comparso a spiegare l’accaduto e le prospettive contrattuali degli istanti, considerando che la mancata ammissione al campionato di Serie B comporterà la decadenza dei contratti di lavoro degli istanti;
- Le carenti condizioni di sicurezza del lavoro, tutte facilmente documentabili, si sono spinte sino alla mancanza attuale delle più elementari risorse necessarie per lo svolgimento dell’attività sportiva;
- Tale situazione è evidentemente occorsa, non già per scelte di ragioni tecnico sportive o per cause esterne o di forza maggiore, ma per evidenti incapacità della Società di organizzare, anche in modo basilare la prestazione degli istanti. Simile inadempimento datoriale, visto anche il suo protrarsi senza soluzione di continuità dall’inizio di luglio 2023 ad oggi, integra, pertanto, una violazione grave e contraria a quello che, nell’ordinamento sportivo professionistico è non già un generico interesse del debitore ad adempiere, bensì un diritto soggettivo del calciatore che trova quale contraltare uno specifico obbligo del datore di lavoro, come codificato dall’art. 7 del vigente Accordo Collettivo AIC – LNPB – FIGC applicabile ai rapporti di lavoro;
- tali circostanze non appaiono il frutto di contingenze transitorie, ma si inseriscono e sono la spia di una più complessa situazione di insolvenza datoriale, aggravata dalla ben nota procedura in corso a carico della Società ai sensi del Codice della Crisi di Impresa e dell’Insolvenza.