Il re indiscusso del calcio italiano, almeno dagli anni ’80 fino al 2006. Luciano Moggi, ex dg della Juventus, si conferma mai banale nelle sue esternazioni. Intervenuto nel corso di Reggina Talk del lunedì, ha espresso qualche considerazione riguardante la formazione amaranto guidata da un suo ex giocatore come Pippo Inzaghi:
“Un grande mio giocatore – ha dichiarato Moggi su Inzaghi – lo seguo con simpatia e mi auguro vada bene. In linea di massima, sta facendo un buon campionato. Non conosco le speranze della società, ma lui sta nelle prime posizioni. Peccato che il Brescia, in lotta per non retrocedere, sia venuto a scoprirsi proprio a Reggio Calabria”.
Poi il commento dell’ex dirigente bianconero sulla giustizia sportiva italiana: “Difficile esprimersi su un qualcosa che non funziona dalla testa. Lo stesso Gabriele Gravina è uno che sta più attaccato alla poltrona che alle cose del calcio. Da quando è cambiato il presidente, il calcio non va più bene. Vedendo le squadre qualificate alle coppe europee, pensiamo che sia in ripresa: ma bisogna guardare la nazionale. Ci sono così tanti stranieri, che sei o sette a squadra se ne potrebbero stare a casa loro. E quando una squadra come il Napoli ha così tanti punti di vantaggio, significa che dietro c’è poca roba”.
A Luciano Moggi giungono in diretta i saluti di Pino Benedetto, ex massimo dirigente della Reggina: “Ringrazio Pino, siamo amici. Ho fatto il mio lavoro, provando a svolgerlo nel migliore dei modi e forse facendo qualcosa in più. Ringrazio Pino e tutti quelli che mi dicono Number One: io mi sento Number Moggi”.
Il consiglio del direttore Moggi alla Reggina attuale: “Non conosco la situazione debitoria, a dare un consiglio ci vuole poco ma deve essere fattivo. Non conosco il gruppo giocatori della Reggina, non so l’età che hanno- sottolinea Moggi a Reggina Talk – Ai tempi di Benedetto e Foti, c’erano certi giocatori e la Reggina riusciva a stare in Serie A. Finiti loro, la squadra è scivolata nelle categorie inferiori. Bisognerebbe imparare da chi c’era prima. La squadra aveva bisogno di sentire la proprietà vicina, e loro lo erano. La proprietà deve essere innamorata del calcio e tenere ai colori della Reggina”.
p.f.