di Paolo Ficara – Rare ma intense. Due aggettivi calzanti circa le interviste concesse da Pino Benedetto da quando ha lasciato la presidenza della Reggina, ossia dal 1991 in poi. L’occasione è utile per far conoscere alle varie generazioni di tifosi, sia chi magari era al “Tardini” in quel gennaio del 1990, sia a chi magari non era ancora nato, un aneddoto sul caso Cascione all’antivigilia di un Parma-Reggina che come in quella occasione, sarà sfida da alta classifica.
Contestualizzando: Armando Cascione, difensore della Reggina, è costretto al cambio causa accendino piovuto sul suo setto nasale dagli spalti. Il giudice assegna la vittoria a tavolino per la Reggina, facendole quindi guadagnare all’epoca due punti in classifica. La Disciplinare annulla il verdetto, spostando così i due punti al Parma che aveva vinto sul campo. Presso la Caf, in ultimo grado di giudizio federale, la brillante difesa del compianto avvocato Alberto Panuccio consente il ripristino della vittoria a tavolino. Ecco il ricordo del presidente Pino Benedetto:
“Le manfrine sono state tantissime. Andai con Armando Cascione in ospedale, non mi era mai capitato di vedere tanto traffico per redigere la verifica di una visita – rammenta Benedetto, tra il divertito e l’amareggiato – Non ci volevano dare nessun referto. In Lega, anziché il presidente pro-tempore del Parma, c’era già quello futuro cioè il famoso Tanzi. Che non era ufficializzato, ma era in pectore su Berlusconi”.
Pino Benedetto passa subito al dettaglio: “Infatti il loro avvocato era Cantamessa, quello del Milan. Gli chiesi cosa ci facesse lì, mi rispose che era per volontà di Berlusconi. In quell’occasione, persi la fede milanista trasmessa da mio padre a tutti i suoi figli, nonostante ci abbia lasciato in giovane età. Capendo di non avere scampo, per l’appello non ci siamo più fidati ed abbiamo allargato il collegio difensivo. Venne a difenderci Alberto Panuccio. Non potrò mai dimenticare la scena simpaticissima che precedette il giudizio”.
“Queste corti federali hanno giudici di altissimo livello. Nelle more dell’apertura del procedimento, uno dei giudici chiese ad un collega chi fosse l’avvocato Panuccio: oggi ci divertiremo, si sentii rispondere – sottolinea il presidente Benedetto – L‘avvocato Panuccio, che non aveva mai visto una partita né calcato un campo da gioco, fece una brillantissima difesa e vincemmo al secondo grado di giudizio. La questione nel frattempo aveva creato danni: la squadra si era smontata, rendendosi conto della nostra marginalità territoriale. Non avevamo autorità pari alle altre. Per noi, le regole erano diverse”.
Nel momento in cui nominiamo Bruno Bolchi, il volto del presidente Pino Benedetto assume un’emozione particolare. Comprendiamo come in questo caso preferisca non esternare il ricordo di colui che è, probabilmente, l’allenatore col quale è intercorso il maggior livello di stima umana e professionale.
Passando all’attualità, il giudizio sulla Reggina guidata da Pippo Inzaghi è netto: “Voglio stare muto fino a giugno. Non ho mai visto una squadra giocare così bene. Mai vista una Reggina così bella”.
Percentuale di merito per il mister? “Non lo conosco. Persona mi sembra molto seria, non baciato dalla fortuna come il fratellino – Benedetto fa riferimento al percorso da allenatore – La cosa che più mi entusiasma di quest’uomo, è che sia lui che la compagna sono legatissimi a Reggio”.
Un pensiero anche su Marcello Cardona, che ha più volte citato Pino Benedetto durante la presentazione di luglio: “Marcello rappresenta la mia infanzia. Io, Antonio Cardona, Marcello Cardona e Roberto Cardona, eravamo nello stesso branco. Siamo cresciuti con questi ragazzi, con il cugino Germanò. Parlare dei fratelli Cardona è come parlare dei miei cugini”.
Al presidente Benedetto domandiamo l’effetto di vedere un altro Parma-Reggina come scontro promozione, dopo quello del 1990: “All’epoca ci fu un altro Parma-Reggina che ci costò la promozione – sorride il presidente, che poi glissa sulla sfida del 1989 – Noi andammo a Parma per vincere e prendemmo tre pappine”.
L’effetto di Inzaghi su Menez, comunque già rivitalizzato da Stellone: “Menez è uno dei prodigi di Inzaghi. Il terzino destro è uno spettacolo. Di Chiara sembra stia vivendo una seconda giovinezza, i due centrali difensivi la terza. Tra questi, non ce n’è uno che esca con la maglietta sudata. Ma il mio non è un rimprovero, bensì un’esaltazione del loro stato di salute psico-fisico. A centrocampo giochiamo con Crisetig, Fabbian e Majer: palla sempre a noi. Non rincorriamo mai, facciamo pressing in avanti. Se gioca Hernani e non Crisetig, Majer si moltiplica per due. Non parliamo delle fasce. Ancora ho in testa il gol di qualche settimana fa…”
Il riferimento va a Canotto in gol a Pisa: “Stop di petto a centrocampo, si leva il terzino e va dritto in porta. Impressionante. Quella è tecnica da Serie A. Se Lozano o l’altro esterno del Napoli fanno un’azione in quel modo, tutta l’Italia dice che sono bravi. Canotto l’ha fatta tre volte. E mi sto trattenendo. Meritano tutti un encomio. Ci sono ampi spazi di miglioramento. So che c’è una preoccupazione: avendo svolto una preparazione leggera, si potrebbero subire i campi pesanti. Ma da noi restano leggeri per natura climatica. Abbiamo il più bel manto erboso d’Italia, a giugno era una fogna”.
Sulla pagina facebook del Dispaccio è già presente il video con la prima parte delle dichiarazioni del presidente Pino Benedetto. Nella giornata di venerdì, anche la seconda parte con tutte le esternazioni circa la Reggina di Inzaghi.