“Affermare che la qualità della vita a Reggio Calabria sia la peggiore d’Italia mi sembra troppo. Non conosco nel dettaglio i criteri che definiscono la classifica, ma personalmente non mi sposterei mai da qua. E’ ovviamente una mia opinione, seppure suffragata dall’esperienza e da quanto posso valutare dal mio osservatorio”. Così all’Adnkronos Salute Pasquale Veneziano, presidente dell’Ordine dei medici della città calabrese, fanalino di coda per il secondo anno nella classifica che emerge dall’indagine del ‘Sole 24 Ore’ e che fotografa il benessere nei territori e la qualità della vita dei cittadini. Il presidente dei medici reggini non nasconde, però, la questione sanità caratterizzata dalla forte migrazione sanitaria: dei cittadini che vanno a farsi curare fuori, ma anche dei medici stessi.
“A Reggio Calabria – sottolinea – c’è un grande ospedale metropolitano che funziona perfettamente bene. E’ attrezzatissimo, ha medici altamente qualificati. Il problema invece è la periferia e la provincia dove purtroppo le strutture sono tutte fatiscenti. Non dimentichiamo che la Calabria ha sofferto per un Piano di rientro che data vent’anni. Le strutture murarie e le attrezzature sanitarie molto spesso sono veramente indietro. E’ questo che fa veramente la differenza con il Nord ed è un gap storico. Abbiamo spesso attrezzature davvero vetuste e questo fa sì che anche i giovani i medici preferiscano andare fuori, dove possono lavorare con tecnologie all’avanguardia”.
Reggio Calabria, aggiunge Veneziano, “ha un grande handicap per quanto riguarda la sanità, perché non ha la Facoltà di Medicina. E quindi i ragazzi emigrano tutti per studiare fuori dalla nostra città e poi finiscono per restare nella sede dove si laureano”. Ma ciò che “ci penalizza molto – conclude – è il Piano di rientro, da cui è necessario uscire al più presto. Non possiamo continuare a vivere in questa condizione perché abbiamo delle liste d’attesa pazzesche e strutture fatiscenti. I nuovi ospedali devono essere costruiti da tempo, ancora li stiamo aspettando”.
