Una firma che si traduce in accoglienza, solidarietà e speranza. Torna on air dal 13 aprile la nuova campagna di comunicazione dell’8xmille alla Chiesa cattolica, con l’obiettivo di mostrare il valore di questa scelta che ognuno di noi può fare e il suo impatto nelle vite di tanti.
É il racconto di una Chiesa in uscita che risponde alle nuove povertà e ai bisogni sempre più complessi di fasce di popolazione diverse. Poliambulatori che erogano cure gratuite, dormitori, mense, doposcuola, stanziamenti per calamità naturali, guerre ed emergenze umanitarie nel mondo: sono solo alcuni esempi della rete capillare di solidarietà che non lascia indietro nessuno. Grazie all’8xmille alla Chiesa cattolica, dal 1990, ogni anno vengono realizzati migliaia di progetti, secondo tre direttrici fondamentali di spesa: culto e pastorale, sostentamento dei sacerdoti diocesani, carità in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.
Grazie all’8xmille una mensa, migliaia gesti d’amore e di cura
Il lavoro incessante di tanti operatori, volontari, religiosi e religiose è al centro della campagna 8xmille CEI 2025 che racconta, attraverso otto storie di speranza e di coraggio, il valore della gratuità e gli sforzi di una Chiesa in uscita, che si prende costantemente cura dei più deboli.
Ne è una dimostrazione concreta la mensa diocesana della Caritas di Oppido Mamertina-Palmi destinata a chi è in povertà estrema, per la maggior parte famiglie in difficoltà economica e migranti residenti sul territorio, una mano tesa rivolta a quanti sono a rischio di esclusione sociale.
Opera-segno della Caritas diocesana, la mensa nasce dal progetto 8xmille “Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” per rispondere ai bisogni primari di molte persone in stato di vulnerabilità residenti nel territorio. Sorta presso l’Istituto delle Suore della Carità, in una zona centrale del
paese, la struttura offre ampi spazi con 100 posti a sedere e, grazie ad una squadra di 30 volontari, distribuisce 400 pasti a settimana.
“La mensa diocesana – come sottolineato dal vescovo di Oppido Mamertina – Palmi, mons. Giuseppe Alberti – è molto più di un luogo in cui si distribuisce cibo: è un segno visibile dell’amore della Chiesa per chi vive nella fragilità. Grazie all’8xmille e al lavoro quotidiano di operatori e volontari, essa diventa un punto di incontro dove si costruiscono relazioni, si ascolta il dolore e si restituisce dignità. È qui che la missione della Chiesa prende forma concreta: nello stare accanto a chi è più solo e nel promuovere il bene comune con gesti quotidiani di carità e fraternità”.
In un ambiente familiare, gli operatori condividono con gioia alcuni momenti della giornata con gli ospiti: chi arriva ha la certezza non soltanto di ricevere un pasto caldo ma di essere accolto, di trovare qualcuno sempre pronto ad ascoltarlo.
“La mensa, situata in un luogo strategico, abbraccia un notevole bacino di utenza – spiega il diacono Michele Vomera, direttore della Caritas – ed è un crocevia per i molti migranti che vivono negli insediamenti del territorio. Ogni giorno entriamo in contatto con famiglie in difficoltà ed immigrati. I fondi dell’8xmille alla Chiesa cattolica ci hanno permesso di realizzare uno spazio accogliente per aiutare i nostri ospiti a sentirsi a casa. La mensa è un punto di riferimento che trae valore aggiunto anche dalla presenza delle Suore della Carità che con il loro amorevole sorriso sono sempre pronte a donare supporto ed una parola di conforto”.
Grazie alle firme, nel triennio 2020-2024, sono arrivati 130 mila euro che hanno permesso di offrire dei servizi stabili tra i quali spicca la mensa sociale che detiene un regime di funzionamento ottimale.
“Gli ospiti sono circa 200 anche se il numero può mutare rispetto ai periodi – spiega Noemi Trimarchi, responsabile servizio mensa – L’opera coinvolge un numero variabile di operatori volontari, tra i 10 e i 20, relativamente alle attività che ci proponiamo di svolgere”.
Il lavoro dei volontari coinvolti in mensa permette di costruire una fitta rete non solo a livello ecclesiale ma anche civile e di rispondere con più efficacia ai tanti bisogni che emergono di volta in volta. “Portiamo qualcosa che non è solo il cibo – spiega Ferdinando Bagnato, volontario Caritas – portiamo noi stessi con il nostro sorriso e la nostra amicizia. Le persone che noi aiutiamo, soprattutto per quanto riguarda i migranti, hanno bisogno di un punto di riferimento.”
Spesso gli ospiti restituiscono l’accoglienza ricevuta offrendo il loro aiuto ai volontari e ai nuovi arrivati nell’integrazione linguistica oppure condividendo la propria cultura e le proprie tradizioni attraverso la preparazione e il consumo di un pasto tradizionale dei propri Paesi di origine. Uno scambio che va quindi oltre il cibo, coinvolgendo abitudini, usanze, creando legami di amicizia duraturi e una rete di sostegno alle persone.
“Sono arrivata in Italia a 17 anni nel 2016. Mi sono messa a studiare perché, non riuscendo a comunicare con nessuno, – spiega Onome Anlabamo, ospite della mensa – dovevo stare sempre zitta quando mangiavo. C’è differenza tra mangiare a casa da sola e in compagnia, come una famiglia. Quando sono qui mi sento bene, mi sento libera e sono sempre disponibile a venire a aiutare loro in questo lavoro di integrazione”. Uno scambio che va quindi oltre il cibo, coinvolgendo abitudini, usanze, creando legami di amicizia e una rete di sostegno alle persone. “Il servizio è nato nel periodo della pandemia – conclude il direttore– con il metodo d’asporto, nella consapevolezza che proprio nei momenti di maggiore asperità è necessario portare sostegno ai più fragili”.
L’ente gestore dell’opera è l’Associazione “I Segni dei Tempi ETS”, braccio operativo della Caritas diocesana, alla quale fanno capo la maggior parte delle progettualità. Quest’ultima gestisce anche l’emporio solidale “Il Carrello della Condivisione”, altra opera segno insieme al Centro d’Ascolto diocesano che ascolta i bisogni del territorio.
La mensa è il luogo ideale per raggiungere gli ultimi, anche con sportelli di ascolto, occasioni di scambio e di condivisione, realizzati grazie alla disponibilità di alcuni operatori parrocchiali e volontari.
Disponibile sia sul sito 8xmille.it che nel relativo canale YouTube 8xmille il video sulla Mensa racconta, attraverso la testimonianza del direttore, dei volontari e degli ospiti un’opera che offre un sostegno tangibile nel segno della solidarietà e dell’aiuto reciproco.
L’8xmille: un moltiplicatore di risorse e servizi per il bene comune
Nel 2024 sono stati assegnati oltre 275 milioni di euro per interventi caritativi (di cui 150 destinati alle diocesi per la carità, 45 ad esigenze di rilievo nazionale di cui circa la metà destinati a Caritas Italiana e 80 ad interventi a favore dei Paesi più poveri). Accanto a queste voci figurano 389 milioni di euro per il sostentamento degli oltre 32 mila sacerdoti che si spendono a favore delle comunità e che sono spesso i primi motori delle opere a sostegno dei più fragili. E oltre 246 milioni di euro per esigenze di culto e pastorale, voce che comprende anche gli interventi a tutela dei beni culturali ed ecclesiastici per continuare a tramandare arte e fede alle generazioni future oltreché rappresentare indirettamente un volano per l’indotto economico e turistico locale.
L’8xmille è quindi un vero e proprio moltiplicatore di risorse e servizi che ritornano sul territorio a beneficio di tutti. La Chiesa cattolica non si limita all’assistenzialismo, ma promuove percorsi di crescita personale e reinserimento sociale. Basta osservare i numerosi progetti promossi dalle diocesi per rendersi conto delle opportunità offerte dalla carità locale.
“Firmare per la Chiesa cattolica – afferma il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – significa essere parte di un enorme circuito di solidarietà attraverso il quale è possibile portare aiuto a migliaia di persone, sia in Italia che nei Paesi più poveri del mondo. La Chiesa, infatti, è accogliente e aperta a tutti, non solo i credenti, e non lascia indietro nessuno: malati, disoccupati, anziani, giovani, donne sole e famiglie vulnerabili. In una sorta di welfare parallelo che offre però non solo sostegno materiale ma anche relazionale operando in sinergia con altre realtà del territorio per costruire reti di supporto integrate ed efficaci. Se non ci fosse la Chiesa e il lavoro straordinario svolto dalla macchina del volontariato – aggiunge Monzio Compagnoni – ci sarebbe un vuoto enorme”.