di Claudio Cordova – “Giuseppe Borrelli sa cos’è la ‘ndrangheta, sa che per contrastarla serve un lavoro di coordinamento a livello nazionale e internazionale”. Il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Giovanni Melillo, presenta così il nuovo procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giuseppe Borrelli, che si è insediato oggi nel palazzo di giustizia, dopo essere stato nominato, all’unanimità, dal Consiglio Superiore della Magistratura.
Una lunga carriera, quella di Borrelli, che torna in Calabria dopo l’esperienza come procuratore aggiunto di Catanzaro. In mezzo, le esperienze nella “sua” Campania, come procuratore aggiunto di Napoli e poi come procuratore di Salerno. Ora il ruolo più improbo: riportare al centro dell’agenda la lotta repressiva alla ‘ndrangheta in un Distretto, quello reggino, che, notoriamente, è considerato come quello che ospita le capitali della criminalità organizzata calabrese.
“Giuseppe Borrelli saprà ripudiare l’atteggiamento burocratico in un lavoro, quello del magistrato, che non è un lavoro individuale, ma di squadra” ha aggiunto Melillo. A Borrelli, dunque, il compito anche di riavvicinare la magistratura alla popolazione, come d’auspicio del procuratore nazionale antimafia: “Spero che possa contare sul sostegno e sulla comprensione dei cittadini” ha aggiunto Melillo.
Diversi gli interventi di sostegno a Borrelli.
Tra gli altri, quello del procuratore facente funzioni, Giuseppe Lombardo, che ha ricordato il lavoro svolto in quello che viene definito “anno orribile”, il 2010, fatto di bombe, intimidazioni e depistaggi: “Quello non è il passato, ma un presente ancora attuale in Calabria” ha detto Lombardo.
Poi l’intervento di Borrelli, che si presenta con sobrietà. Il suo è il profilo di un magistrato che non ama particolarmente la ribalta, ma che sa essere incisivo: “Questa è una terra piena di potenzialità, frenata dal crimine mafioso” ha detto, spiegando i motivi della sua scelta di concorrere per il ruolo di capo della Procura reggina.
Un approccio, quello del nuovo procuratore, che sarà sia di prossimità, che di ampio respiro. Da qui, la strategia: “Bisogna tenere conto della dimensione globale della ‘ndrangheta e implementare le collaborazioni con le autorità straniere, ma anche monitorare quelli che sono gli assetti sul territorio e le infiltrazioni nell’economia e nelle amministrazioni pubbliche”. Sempre e comunque, senza mai perdere lo spirito più sano che dovrebbe animare la magistratura: “Spesso menzioniamo gli imputati come ‘soggetti’, ma non dobbiamo mai dimenticare che sono persone”.