Lo studio elaborato dai “luminari” di Reggio Futura, Italo Palmara e Erasmo Villardita, sembra davvero basato sulle teorie del professor Fontecedro, l’inappuntabile docente dell’università di Palo Alto interpretato dal comico Daniele Luttazzi negli anni ‘90, celebre perché considerava fortemente educativi il beach-volley e l’uso di allucinogeni. Al di fuori dell’ironia e della metafora, nel chiedere scusa a Luttazzi per l’improvvido accostamento, non possiamo che constatare come, quanto pubblicato dai due nostalgici del decennio comunale Scopellitiano, abbia davvero dell’incredibile.
Numeri presi a caso, buttati giù su un foglio a formare improbabili grafici, riferimenti privi di qualsiasi fondamento scientifico, totalmente scollegati da ogni criterio e contesto storico ed artatamente costruiti senza tenere in considerazione tempi e mutazioni economico-sociali succedutesi nell’ultimo secolo.
Il duo Palmara-Villardita prende in esame il periodo che va dal 2002 al 2011 per approfondire i dati di aperture e chiusure di imprese sul territorio, senza soffermarsi sull’onda lunga positiva delle amministrazioni di Italo Falcomatà che hanno portato sviluppo, riscatto e speranza ad una città fuoriuscita da una feroce guerra di mafia. Anzi, fanno ipocritamente riferimento al 2002 che, di fatto e di diritto, rientra nella cosiddetta “Primavera reggina di Italo”, fautrice di tantissime opere pubbliche successivamente inaugurate dalla destra al governo del Comune.
Nelle sue ricostruzioni, purtroppo, Reggio futura dimentica di riportare la recrudescenza della ‘ndrangheta che, proprio in quello stesso lasso di tempo (2002-2012), era tornata a sparare, ad incendiare negozi, a minacciare giudici, a fucilare i mezzi della società mista del Comune incaricata della raccolta dei rifiuti. Anche quello era il periodo dell’esaltazione del modello Reggio, dei vip e delle veline in giro nelle notti bianche, dei fondi vincolati e dirottati in altre voci di spesa, delle vacche grasse e di un Ente che si avvicinava al baratro del dissesto ed all’onta dello scioglimento per mafia. Quest’ultimo, è il momento sicuramente più triste, infausto e basso per la città guidata dall’amministrazione Arena di cui, Palmara e Villardita, si guardano bene da menzionare perfino minimamente.
E non serve andare a ricercare dati, cifre e numeri per comprendere appieno la nefasta epopea del centrodestra al Comune. Più semplicemente, basta riprendere e leggere i verbali dei collaboratori di giustizia, un tempo politici che hanno svolto ruoli importantissimi all’interno delle istituzioni e che, adesso, stanno contribuendo a squarciare il velo di ipocrisia e malaffare che ha dominato quei tristi anni reggini. Capziosamente, per sostenere le loro teorie bislacche, Palmara e Villardita fanno finta di non sapere che, dal 2020 in poi, il mondo abbia dovuto fare i conti con una pandemia devastante per le imprese, le professioni, l’artigianato, i consumi, l’esistenza stessa di ogni essere umano.
Finito il loro soggiorno su Marte, si saranno pure accorti che il Covid non è stato affatto uno scherzo.
Sull’aeroporto che dire? La gestione della Sogas, anche quella spendacciona, nebulosa e opaca, ha condotto l’infrastruttura verso morte certa. Vero, come sostengono da Reggio futura, che il “Tito Minniti” aveva voli e passeggeri in quantità, ma è altrettanto vero che i fiumi di denaro pubblico dirottati per ottenere quei risultati sono serviti a far crescere la popolarità di qualcuno a discapito di una programmazione vera, produttiva ed efficace per l’aerostazione e l’area metropolitana nel suo complesso.
Erasmo Villardita, poi, si sofferma sullo spopolamento della città. Addirittura torna indietro fino al 1901 per dar forza alle sue elucubrazioni. Elude, totalmente, alcuni passaggi storici ed economici fondamentali come la conurbazione della “Grande Reggio” del 1927, l’urbanizzazione partita dagli anni ‘60 in poi che ha svuotato le campagne e riempito le città, la svendita delle principali aziende statali che hanno inciso, profondamente, in un contesto che all’impiego pubblico deve la gran parte della propria economia. Affermare che, in questi ultimi anni, sono stati fatti più danni rispetto all’epoca del terremoto e delle due guerre, vuol dire non conoscere la storia o, più realisticamente, provare a manipolare l’opinione pubblica attraverso studi chiaramente parziali e per nulla scientifici.
Purtroppo, le piccole, medie e grandi città del Mezzogiorno stanno soffrendo un graduale ridimensionamento demografico. Non è, quindi, un fenomeno che interessa la sola Reggio Calabria. Di fronte a questa drammatica situazione, Reggio futura ed i suoi accoliti al Governo del Paese rispondono sostenendo l’autonomia differenziata, la pena capitale per il Sud e per tutti i meridionali.
Insomma, siamo di fronte ad un’ignobile operazione di propaganda asservita al padrone, ad una becera mistificazione della realtà e ad una malafede che fanno comprendere bene come, in Reggio futura, stiano davvero dando i numeri.