Primo consiglio comunale con la nuova giunta nella sala “Pietro Battaglia” di Palazzo San Giorgio. All’ordine del giorno la surroga del consigliere Carmelo Romeo, nominato componente dell’esecutivo; ma soprattutto la mozione di sfiducia presentata da 13 esponenti di minoranza che però è stata bocciata grazie al voto contrario di 19 esponenti della maggioranza presenti.
Il sindaco Giuseppe Falcomatà, dopo aver augurato buon lavoro ai dirigenti, alla neoconsigliera Maria Ranieri e ai nuovi assessori, ha ringraziato gli assessori che «in questi anni hanno fatto parte dell’Esecutivo comunale. Quando parliamo di impegno per la città lo facciamo nella consapevolezza che chi ha dato molto continuerà a farlo anche in altri contesti».
«Sono state settimane difficili per tutti – ha detto il sindaco nel suo intervento ma la macchina amministrativa non si è mai fermata. Ho ascoltato molto in queste settimane. Mi avete invitato a relazionare sull’iter di composizione della nuova giunta – ha aggiunto rivolto alla minoranza – una richiesta che aveva il tenore di una provocazione piuttosto che di volontà di conoscere lo stato dell’arte».
«Mi avete definito funambolo – ha precisato poi Falcomatà – è un termine che mi è caro perché anche mio padre venne definito proprio così in una particolare fase del suo impegno alla guida della città. É un paragone che ci richiama a una stagione bella della nostra città. Erano anni in cui le problematiche e il dibattito politico era acceso. Funambolo perché, più che equilibrista, uno che fa il sindaco deve tenere presente molte cose. Seguire gli iter di inizio ed esecuzione delle opere ad esempio. Mi dispiace che questa attività sia oggetto di critica perché è il modo migliore per relazionarsi coi cittadini. L’ elemento principale nei sopralluoghi è la presenza dei cittadini, un’ occasione dunque di prendere contezza della situazione: questo è il vero ruolo del sindaco: stare a contatto con la città anche se questo vuol dire attraversare in modo funambolico tanti quartieri, ma di questo ha bisogno la città».
«Abbiamo sentito delle discussioni col Partito democratico – ha affermato ancora il primo cittadino – ma in quale famiglia non si discute? Resta di base una condivisione di idee che sicuramente consente di superare momenti frutto di attimi concitati».
Sulla mozione di sfiducia ha poi aggiunto rivolgendosi ai consiglieri di opposizione: «È una mozione contro voi stessi, atteso che molti di voi hanno ricoperto ruoli all’interno del Comune e della Città metropolitana fino a non molto tempo fa. Per quanto ci riguarda abbiamo non solo il dovere di continuare a lavorare, ma di farlo a modo nostro, con eleganza, con amore, con passione, con gentilezza, ma anche con l’umiltà di riconoscere i nostri errori e con la consapevolezza che non ci faremo mai tirare dentro il terreno dello scontro, della provocazione, della rabbia e della politica misera fatta dell’attacco e non del confronto, fatta dell’affronto e non della discussione».
«Non è vero che siamo tutti gli stessi perché dove qualcuno urla noi proveremo a ragionare. Laddove qualcuno separa noi proveremo a tenere unito e a cucire insieme. Non siamo legati dall’odio verso qualcuno ma dall’amore verso qualcosa, e nello specifico per la nostra città e la nostra comunità. Non abbiamo bisogno di mortificare la memoria di altri degni servitori della città per avere un minimo di visibilità. Non chiediamo le dimissioni di qualcuno arrogandoci il diritto di emettere sentenze quando ancora quelle vere e definitive devono essere emesse. Stiamo insieme perché condividiamo un’idea basata sui valori e sull’amore per la città, perché abbiamo una storia comune e di ideali. E quando a volte capita che questa idea si affievolisca sarà sufficiente ricordare la nostra storia e ricordarci da dove veniamo».
Ancora ha precisato il primo cittadino: «Noi siamo quelli che abbiamo salvato il Comune del dissesto e abbiamo salvato le società partecipate o miste dal fallimento rendendole pubbliche e senza perdere neanche un posto di lavoro (sono circa mille persone), anche di persone che oggi siedono in questo Consiglio. Noi siamo quelli che hanno investito circa 5 milioni per i soggetti più deboli utilizzando al meglio i fondi comunitari e del Pon metro. Siamo quelli che hanno restituito centinaia di beni confiscati alla comunità, che hanno chiuso decine di scarichi a mare, e che hanno investito oltre un miliardo di euro in opere pubbliche. Soprattutto siamo quelli che tengono fuori la ‘ndrangheta da questo palazzo, cosa non da poco, visto da dove veniamo e la storia recente della città. Siamo quelli che stanno sempre dalla stessa parte, quelli che cantavano “Bella ciao” e oggi non cantano “Roma ladrona”».
«Siamo convinti – ha sostenuto infine il sindaco Falcomatà – che bisogna combattere per il Mezzogiorno anche se questo significa mettersi contro gli interessi di scuderia. Bisogna combattere ciò che è fascismo e oggi l’autonomia differenziata è un nuovo fascismo contemporaneo che noi combattiamo con tutte le nostre forze».
Il sindaco ha proposto la convocazione di un consiglio comunale aperto per discutere solo sull’autonomia differenziata «per confrontarci, dare una risposta alla città, per vedere chi tiene una posizione di partito e chi invece a difesa del territorio e del Mezzogiorno. Continueremo a lavorare sodo per la città, cercando di farla volare alto per non impantanarci nelle sabbie mobili della sterile politica, lavoreremo fino all’ultimo giorno perché chi nasce in questa città possa avere le stesse possibilità di chi nasce nel Centro Nord – ha chiuso – consapevoli che questo Consiglio comunale deve rappresentare un punto di ripartenza perché anche se si è parlato moltissimo una cosa è certa la mozione non ha voce».
Nel corso della seduta una serie di interventi della maggioranza hanno riguardato la mozione di sfiducia. Per il consigliere Giuseppe Marino, «una mozione di sfiducia superficiale sull’analisi del passato e del presente, soprattutto monca di futuro. Il gioco della politica va distinto dalla responsabilità politica. Siamo chiamati ad assumerci grandi responsabilità quando si presenta una mozione sfiducia bisogna avere il coraggio di presentare un’alternativa credibile di governo».
«Non si poteva pensare di mandare la città al voto quando ci sono questioni di autonomia differenziata, fondi del Pnrr da spendere e l’aeroporto da rilanciare». Dello stesso avviso il consigliere Filippo Quartuccio: «Smettiamo di giocare e cerchiamo di stare concentrati sulle sfide che ci attendono».
Deborah Novarro ha sottolineato che «Non è stata mai messa in dubbio la fedeltà a questa maggioranza. Portiamo avanti la nostra azione per non tradire chi ci ha votato». Carmelo Versace: «C’è un concetto che sfugge a questa minoranza quello di lealtà e di fedeltà. Oggi sto votando a favore di Reggio Calabria. Ad unirci con la maggioranza è il fatto che abbiamo deciso di spenderci per questa città». Torna sull’autonomia differenziata Giuseppe Giordano: «E’ un colpo di scure al corpo dello Stato che distrugge presidi dei servizio sanitario nazionale». Infine Marcantonio Malara ha spiegato: «Il percorso fatto insieme lo difendo e rivendico, come un atto di lealtà e di rispetto nei confronti della città, degli elettori e del lavori fatto con impegno». «Non abbiamo discusso né di numeri, né di poltrone né di stipendi – ha precisato il capogruppo del Pd Giuseppe Sera – con senso di responsabilità abbiamo partecipato al consiglio, è servito, ma nessuno venga a toccare la dignità di questo partito: c’è stata la crisi e poi c’è stato l’andarsi incontro nel dialogo e nell’ascolto». Filippo Burrone ha infine precisato: «Non avete portato il vostro contributo e parlate di tributi».