In esito all’udienza dello scorso 12 dicembre, il Tribunale della Libertà di Reggio Calabria ha disposto la revoca della custodia cautelare in carcere che era stata applicata a Davide Bilardi sulla scorta della sua ritenuta appartenenza alla ‘ndrangheta reggina.
Più in particolare, l’ordinanza custodiale annullata descriveva il Bilardi come uno “storico affiliato dei Tegano”, e con l’occupazione del cruciale ruolo associativo, tra gli altri, di “comunicatore di messaggi nei rapporti con altre cosche”, oltre che come un soggetto “contiguo” ad altre cosche reggine e ad esponenti di vertice delle medesime.
A fondare tale accusa, invero, il Gip distrettuale adduceva le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e quelle rese nel corso di un interrogatorio da un soggetto risultato imputato nell’ambito del procedimento penale c.d. “Galassia”. Alcune intercettazioni eseguite nella prima parte dell’anno 2018 sarebbero valse, poi, a riscontrare l’attendibilità di tali contributi accusatori, concorrendo quindi con questi ultimi nel delineare la suddetta intraneità mafiosa di Davide Bilardi, con quel descritto ruolo di “connettore” tra cosche.
L’avv. Pier Paolo Emanuele – che ha assistito l’indagato nel riesame che si è celebrato dinanzi al locale Tribunale della Libertà – ha tuttavia sostenuto la infondatezza di una siffatta ricostruzione indiziaria, in particolare rilevando la contraddittorietà del dato captativo, se ed in quanto complessivamente considerato e correttamente riorganizzato sul piano logico e temporale, oltre che la intrinseca insufficienza di esso a dimostrare la partecipazione associativa del Bilardi, per giunta con quel ruolo associativo del quale sopra si è detto. Altresì, ma anche in conseguenza di ciò, il legale di fiducia ha inteso rappresentare la genericità e la stessa contraddittorietà, intrinseca ed estrinseca, delle dichiarazioni rese a carico di Davide Bilardi sia dal collaboratore di giustizia, che dall’altro suo accusatore. Ad ogni buon conto, l’avv. Emanuele non ha mancato di rimarcare, infine, il deficit di concretezza e soprattutto di attualità delle esigenze cautelari individuate dal giudice per legittimare la custodia carceraria applicata al suo assistito.
In attesa di conoscere le motivazioni che hanno condotto all’annullamento della misura cautelare e impregiudicato chiaramente il seguito processuale della vicenda, a seguito dell’annullamento disposto dal TDL reggino, Davide Bilardi torna in libertà.