Alcuni giorni prima dell’arresto Antonio Strangio in Germania, i carabinieri del Reparto operativo di Reggio Calabria e del gruppo Locri avevano segnalato la presenza del latitante, per il quale era stato emesso il mandato di arresto europeo, nella zona di Duisburg.
Nell’ambito dell’attività di indagine, coordinata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dall’aggiunto Giuseppe Lombardo, infatti, i militari dell’Arma avevano raccolto elementi secondo i quali Strangio era solito spostarsi a bordo del furgone di una nota azienda di spedizioni. Sui social, infatti, il latitante da tempo pubblicava foto e video dalla Germania dove lavorava come corriere. Proprio durante l’orario di servizio, il 27 ottobre scorso è stato coinvolto in un incidente stradale.
Dopo aver urtato l’auto di un’anziana donna, infatti, sono intervenuti gli agenti della polizia di Duisburg ai quali Strangio ha consegnato i documenti di identità con il proprio nome e cognome facendo così emergere che era ricercato dalla Procura di Reggio Calabria. Condannato a 5 anni in appello per traffico di droga, infatti, Strangio si era allontanato nel dicembre 2022 da San Luca dove era sottoposto all’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Da qui l’aggravamento della misura cautelare disposto dal giudice su richiesta dei pm della Dda.
Scampò solo per un caso fortuito alla strage di Duisburg, in Germania, il giorno di Ferragosto del 2007, in cui furono uccisi sei persone nell’ambito della faida di San Luca, Antonio Strangio, il 44enne ucciso dalla Polizia locale nella città tedesca in esecuzione di un mandato di arresto europeo emesso su richiesta della Dda di Reggio Calabria perché risultato latitante per un traffico di droga per il quale deve scontare una condanna a cinque anni di reclusione comminatagli a conclusione del processo “Pollino”.
Strangio, ritenuto dagli inquirenti contiguo alla cosca “Pelle-Vanchelli”, lavorava proprio nel 2007 nel ristorante “Da Bruno”, nel parcheggio del quale fu commessa la strage. Gli inquirenti ritengono che proprio per i suoi legami di parentela con i “Pelle-Vottari” Strangio potrebbe essere uno degli obiettivi degli assassini, ma si salvò per il fatto che aveva lasciato il locale prima di mezzanotte dopo aver concluso il suo turno di lavoro. Nel corso degli accertamenti e delle perquisizioni che fecero seguito alla strage, nell’armadietto di Sebastiano Strangio, proprietario del locale e una delle sei vittime, fu trovato un fucile d’assalto di fabbricazione statunitense, mentre in quello dello stesso Antonio Strangio furono rinvenute 280 cartuccia calibro 357 magnum.
Il nome di Strangio, inoltre, si confronta anche nell’informativa dell’inchiesta antimafia “Crimine”, condotta dalla Dda di Reggio Calabria nel settembre del 2009. Il latitante, infatti, fu ripreso mentre, alla guida della sua auto, si recava a Polsi in occasione della festa della Madonna della montagna, giorno in cui le cosche più importanti di ‘ ndrangheta tenevano tradizionalmente un “summit” nella località aspromontana.