“Il porto di Gioia Tauro si trova di fronte all’ennesimo tornante della sua storia. Ma iniziamo per gradi. Iniziamo a parlare di quella che, oggi, potrebbe essere considerata archeologia industriale. Erano, infatti, gli anni settanta e, nell’ambito del progetto della Cassa del Mezzogiorno, si parlava di realizzare il quinto Centro siderurgico italiano.
Erano, poi, gli anni novanta quando si discuteva di “zona franca” nel porto di Gioia Tauro e di creare almeno 20.000 posti di lavoro. Quello di Gioia Tauro era, per intenderci, il porto dei miracoli, il porto polifunzionale destinato al trasferimento di container da grandi navi transoceaniche a piccole navi per la distribuzione di dettaglio.
Percorrendo gli anni novanta si giunge precisamente al 1995, anno in cui si registrò l’arrivo della prima nave al porto di Gioia Tauro, un hub portuale che, grazie alla sua posizione geografica, si trova a poche ore di navigazione dalla rotta Suez-Gibilterra e, pertanto, consente alle navi di deviare dalla rotta principale per raggiungere il porto, che si trova a metà strada fra i porti del Nord Europa ed i porti africani.
Per dirla in soldoni: una posizione ideale e conveniente. Di tutti questi investimenti e di tutte le infrastrutture necessarie alla sopravvivenza del porto, ad oggi, non è stato fatto niente, se non montagne di chiacchiere.
Ne citiamo alcune tra le più eclatanti: intercettazione dell’ex ministro Burlando mentre si rivolgeva all’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato, con queste parole: “Se fai partire un solo treno da Gioia Tauro ti caccio!”; cancellazione del famoso corridoio Berlino-Palermo a danno del porto di Gioia Tauro per arrivare ai giorni nostri senza dimenticarci della Zes.
Il porto di Gioia Tauro, in questi anni, ha resistito a tutti questi attacchi sia per la posizione strategica sia per la professionalità dimostrata dalle maestranze che, con il loro impegno quotidiano, rendono ancora oggi grande il porto; tant’è che l’Europa lo guarda con grande preoccupazione, prova ne è il pacchetto di misure “Fit for 55”, che adegua la legislazione vigente in materia di clima ed energia per conseguire il nuovo obiettivo dell’UE una riduzione minima del 55 % delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030.
Come Uiltrasporti poniamo e condividiamo le seguenti domande e considerazioni: I burocrati dell’Europa non hanno calcolato, a proposito di emissioni, che ci sarà un aumento del trasporto su gomma con l’applicazione della direttiva “Fit for 55”? E, ancora, siamo sicuri che le emissioni di gas diminuiranno se questo pacchetto di misure riguarderà solo pochi porti su scala mondiale?
Siamo convinti che questa misura servirà solo per fare cassa. Infatti, l’utilizzo delle entrate derivanti dalle aste saranno destinate principalmente ai bilanci degli Stati membri, per arricchire le proprie casse.
Non ci convince affatto, per dirla con estrema chiarezza, che la salvaguardia dell’ambiente debba mettere a repentaglio la sopravvivenza del porto di Gioia Tauro, soprattutto se consideriamo che una simile offensiva da parte dell’Europa significherebbe la cancellazione dalle rotte dello scalo calabrese.
La Uiltrasporti è seriamente preoccupata e lancia un appello alla partecipazione al flash mo’ di domani, affinché, tutta la Calabria (anche per soli 10 minuti) si fermi con l’auspicio di smuovere le coscienze dei parlamentari tutti ed evitare la chiusura del porto Calabrese, il quale oltre a registrare il licenziamento di 5000 lavoratori (diretti e indiretti) finirà di garantire oltre il 45% del Prodotto interno lordo calabrese.
Come calabresi vogliamo e meritiamo di essere protagonisti del futuro delle nostre famiglie.
Come Uil, al fianco della Uiltrasporti, sarà presente con tutte le categorie per affermare con forza la contrarietà a questo intervento dell’Europa, ma soprattutto perché non vogliamo legare il nostro nome alla chiusura dello scalo”. Lo afferma in una nota Giuseppe Rizzo, Segretario generale della Uiltrasporti Calabria.