“L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettiva: la storia insegna, ma non ha scolari” - Antonio Gramsci
HomeCalabriaReggio CalabriaC'è anche un tentato omicidio fra i reati contestati nell'inchiesta "Atto Quarto":...

C’è anche un tentato omicidio fra i reati contestati nell’inchiesta “Atto Quarto”: è quello ai danni di Antonio Baggetta

C’e’ anche un tentato omicidio fra i reati contestati nell’inchiesta ‘Atto quarto’. L’episodio su cui le indagini hanno fatto, seppur parzialmente, luce risale al 17 maggio del 2017 ed avvenne a Reggio Calabria ai danni di Antonio Baggetta.

Risultano indagati Edoardo Mangiola e Filippo Dotta, “che avrebbero avuto il compito di procurare ed occultare le armi ed il motociclo (poi rinvenuti e sequestrati dagli investigatori della Polizia di Stato) utilizzati per portare a compimento il delitto”. L’indagine delinea la cosiddetta “politica delle alleanze” adottata dalla cosca Libri per reggere gli equilibri con i De Stefano-Tegano.

L’indagine della Polizia di Stato, coordinata dalla Procura distrettuale, ha ricostruito anche il ruolo di uno dei piu’ fidati collaboratori di Antonio Libri, Giovanni Chirico, che in veste di “ministro degli esteri” e’ stato delegato soprattutto a gestire i rapporti con gli esponenti della cosca Tegano, affiancato da Antonino Gulli’, originario di Roccaforte del Greco, gia’ esponente della cosca ‘Zavettieri’, egemone su quel territorio aspromontano, rivelatisi tra i piu’ fidati luogotenenti di Antonio ‘Toto” Libri, figlio del defunto boss Domenico Libri”.

Gli inquirenti, ancora, con particolare riferimento agli accordi dei Libri con la cosca De Stefano-Tegano, affermano che “le interlocuzioni erano con gli esponenti apicali della stessa: Carmine De Stefano (figlio del defunto boss Paolo De Stefano, poi tratto in arresto nell’operazione Malefix), Michele Crudo e Mariano Tegano (figlio del boss Pasquale Tegano)”. Mangiola, durante lo stato di detenzione, e’ risultato attivo anche nel traffico di stupefacente, in particolare cocaina.

Sfruttando, infatti, la possibilita’ di comunicare dal carcere attraverso un telefono abusivamente detenuto, incaricava il figlio Beniamino di recuperare circa 800 grammi di cocaina in un garage sito nel Nord Italia, che veniva poi commercializzata con l’aiuto degli indagati Sebastiano Di Mauro e Domenico Siclari. Alla fase esecutiva dell’operazione – e’ stato sottolineato durante la conferenza stampa – hanno fornito ausilio personale della S.I.SCO di Reggio Calabria, della Divisione Anticrimine e dei Commissariati distaccati, delle Squadre Mobili di Bologna, Brindisi, Catanzaro, Cuneo, Verbania, Verona e Udine, Crotone, Cosenza, Enna, Catania, Messina, Siracusa ed equipaggi dei Reparti Prevenzione Crimine di Calabria e Sicilia.

Articoli Correlati