– (foto di Mikhaela Cannizzaro) –
di Walter Alberio – Nel saggio “L’umorismo”, Luigi Pirandello distingue il comico dall’umoristico. Il primo, definito come “avvertimento del contrario”, nascerebbe dal contrasto tra l’apparenza e la realtà. L’umorismo, invece, è il “sentimento del contrario”, un punto di osservazione alto sulla fragilità umana dal quale possiamo riconoscere le debolezze altrui che sono anche le proprie. “Non ci fermiamo alle apparenze, ciò che inizialmente ci faceva ridere adesso ci farà tutt’al più sorridere” ha scritto il drammaturgo di Agrigento.
Poter sorridere con empatia, intelligenza e compassione. Forse è quello che ci ha regalato e lasciato Francesco Nuti, scomparso lo scorso 12 giugno, al termine di anni difficili, lontano dalle scene e in uno stato di salute precario. Una cifra stilistica riconoscibile in film come Caruso Pascoski (di padre polacco), Stregati o Tutta colpa del paradiso, di cui è stato regista e attore protagonista negli anni ‘80.
L’attore fiorentino è stato omaggiato nella serata di ieri, di fronte alla scalinata del Waterfront di Reggio Calabria, in occasione del Reggio Film Fest 2023, alla presenza di Ornella Muti, madrina di questa edizione della kermesse in riva allo Stretto.
Icona del cinema italiano e “musa” di Nuti in due pellicole, l’attrice ha sfilato sul red carpet dopo la presentazione di “Ma tutto questo Alice non lo sa” di Alessandro Carrieri, un corto sul tema della violenza sui minori in cui ha recitato una parte.
Nel corso della speciale retrospettiva sulla carriera artistica a lei dedicata, Muti ha voluto evidenziare le qualità umane di Francesco Nuti. “Dolcissimo sul set, e così era anche nella vita. Purtroppo, è stato sfortunato. Tanto, sì. ‘Stregati’ – ha ricordato l’attrice- lo abbiamo girato tutto di notte al porto di Genova. E’ stata una bella fatica, perché si cominciava la sera e si finiva al mattino. E lui era così come si vede sullo schermo. Una persona molto dolce. Anche ‘Tutta colpa del paradiso’ è stato un set faticoso, perché il film è stato girato in un rifugio. Però quando la troupe è unita e il regista è sereno, tutto è più facile”.
Seppure attraverso un video messaggio, anche il regista Giovanni Veronesi ha partecipato alla serata in ricordo di Nuti, di cui è stato amico e collaboratore. “La ferita è ancora fresca. Io pensavo fosse immortale su quel letto. E invece non è andata proprio così. Tutte le volte che si ricorda Francesco – ha detto Veronesi – ho un grande magone. Sono felice che ci sia Ornella Muti, che è stata uno dei grandi amori di Francesco. Mi diceva che aveva difficoltà a guardarla negli occhi perché metteva soggezione. L’ha amata tanto”.
Veronesi ha poi menzionato la commedia scelta per la proiezione, “Tutta colpa del paradiso”, alla quale lo stesso ha lavorato come sceneggiatore e assistente alla regia nel 1985. “E’ stato uno dei set più belli della mia vita. Francesco era al massimo di sé: splendido sia dentro che fuori. Una persona così capita raramente, anche con la sua condizione, con la curiosità di andare a cercare dentro delle cose che non bisogna andare a trovare. La parte oscura di noi stessi. Lui lì, ci è andato da solo. Questo film lo rappresenta in toto. Non ho mai conosciuto una persona così generosa come Francesco Nuti”.
Nello spazio riservato alla retrospettiva sulla sua carriera, Muti ha parlato delle proprie esperienze sul set e dei compagni di viaggio, i registi, gli attori e i film. In particolare, Muti ha menzionato “Codice privato” di Citto Maselli. “Un film totalmente in campo sequenza. Scorsese li fa da sempre, ma in Italia non era facile. Ogni scena durava fino a quattro minuti. Tutta la troupe era concentrata su di me”, essendo l’unica interprete. “Questo è stato un bellissimo regalo”. E, ancora, Renato Pozzetto (“Molto calmo nella vita privata”), Paolo Villaggio (“Apprezzava la mia curiosità”), Gerard Depardieu (“Un ciclone”).
“Un consiglio a chi vuole intraprendere la strada del cinema? Sento di non poter dare consigli, è un’altra epoca quella di oggi. Molte cose sono cambiate” ha risposto l’attrice sul palco del Reggio Film Fest.
Il sindaco ff di Reggio Calabria, Paolo Brunetti, ha quindi consegnato ad Ornella Muti il premio alla carriera realizzato dal maestro orafo Gerardo Sacco: una collana di perle, impreziosita da due maschere tipiche della commedia greca. “Il Reggio FilmFest può essere un motore per lo sviluppo del turismo nella nostra città”, ha dichiarato sul palco il primo cittadino, affermando di voler puntare per il futuro sul binomio “location di film – mete turistiche”.
“Da lunedì – ha aggiunto – cominceremo a lavorare alla 18esima edizione del Film Fest”.