“Non può essere addebitato ad alcuno e tantomeno all’Amministrazione in carica, l’evento a seguito del quale le acque destinate al consumo umano sono state contaminate e perciò divenute inutilizzabili agli scopi. E tuttavia questo non può diventare terreno di scontro politico ma deve indurre i soggetti decisionali ad assumere provvedimenti a carattere d’urgenza, non tanto e non solo riferite alle tempestive analisi batteriologiche ma con provvedimenti diretti, in via d’urgenza, a provvedere con metodi alternativi all’esecuzione del contratto di somministrazione.
Ecco, su questo, casomai, deve incentrarsi la critica per il metodo, pur nella comprensione della inevitabile confusione dovuta alla primissima fase di attività dell’Amministrazione Comunale, ma solo ove ci si riferisca alla carenza idrica momentanea ma che non può riguardare la potabilità dell’acqua e per un così lungo periodo.
L’acqua è un bene vitale per tutte le specie ed è un diritto primario e fondamentale per l’uomo, che le amministrazioni pubbliche hanno assunto l’onere di raggiungere con declinazioni differenti che diano un senso ai principi Costituzionali di eguaglianza ed equità. E quando questo diritto fondamentale è a rischio, la parte pubblica ha l’obbligo di individuare fonti alternative di approvvigionamento, specie per le fasce più deboli e le persone in difficoltà economica o motoria.
Entriamo nel merito delle Ordinanze emanate solo per censurare non i contenuti, perché non è questo il luogo e il momento per farlo ma per lanciare un messaggio all’Amministrazione Caminiti, affinché per il futuro ci si astenga dall’indicare la data di fine dell’emergenza idrica, perché questa si che crea un allarme sociale: l’emergenza è tale se cessa quando cessano le cause, non a tempo predeterminato altrimenti non è più un’emergenza ma un evento programmato.
E mai come oggi si avverte il bisogno di una difesa civile, affidabile e organizzata, da utilizzare nel corso di emergenze come questa, non per spalare e ripulire le strade ad eventi ormai finiti. La questione idrica è la vera emergenza, la necessità di chiedere l’intervento del Prefetto per far giungere autobotti e la modalità di distribuzione a chi è impossibilitato e questo però presuppone che vi sia stato un censimento delle persone non deambulanti. Non è un esercizio difficile o complicato: ha solo bisogno di tempo ma fino ad allora non possiamo lasciare le persone in difficoltà, altrimenti non stiamo governando una città!
Poi c’è una questione che attiene al rapporto dialogico con i cittadini, su un piano di parità sostanziale che va dimostrato coi fatti per indurre gli stessi a sentirsi parte di una Comunità. Per cui senza aspettare le richieste di risarcimento e l’apertura di contenziosi, l’Amministrazione Comunale farebbe bene ad annunciare la riduzione del canone idrico e, almeno, il rimborso delle spese sostenute per l’acquisto di acqua potabile.
Non è una iniziativa fuori dal mondo ma l’adeguamento a quello che la giurisprudenza ha già acclarato con la sentenza della Corte di Cassazione e che porterebbe a cominciare, quanto meno, a ricostruire quel contratto sociale che può reggere alle improvvisazioni ma non alle bugie ed agli alibi, a nulla valendo la giustificazione dello stato di crisi economico, potendo l’Ente, di certo, far ricorso ai quasi 8,5 mln di euro del Decreto Emergenza che se pure sono un fondo a specifica destinazione, è consentito possa benissimo essere ricostituito entro i 12 mesi successivi. Altrimenti nessuno crederà che si sia trattato di una emergenza”.
Lo afferma, in una nota, Antonio Morabito responsabile cittadino di Italia dei Valori a Villa San Giovanni.