“Lo scorso 14 luglio – comunica in una nota il Comitato di Coordinamento del Laboratorio Politico Patto Civico – si è tenuto l’incontro “Ripartire dalla partecipazione” che, introdotto da Santo Rogolino, ha visto la presenza attiva di varie realtà come il Laboratorio politico Patto Civico, che lo ha promosso, Giuseppe Naim del Comitato di Arghillà, Giuseppe Licordari e Nicola Santostefano di Reggionontace, Francesca Panuccio di Differenziamoci Differenziando, Simona Lanzoni dei cittadini di Via della Giudecca e tanti altri.
Negli ultimi anni alcuni passi sono stati mossi in città per promuovere l’utilizzo degli “Istituti di partecipazione popolare” che, nonostante l’ampia previsione dello Statuto cittadino – che vi ha dedicato un intero Titolo II – sono rimasti solo ‘sulla carta’ per circa vent’anni.
Uno Statuto, quello di Reggio Calabria, che anche se approvato già nel 1992 ed adeguato alla normativa nel 2001, ha dovuto attendere il 2016 per la delibera del Regolamento di attuazione dei citati Istituti.
Già da tempo più contesti associativi ne promuovevano la definizione, – prosegue la nota – collaborando anche alla sua stesura con contributi e suggerimenti per dare attuazione alle possibili forme di partecipazione, come l’Assemblea cittadina. Ricordiamo che, per la prima volta, è stata tenuta grazie ad una raccolta di firme promossa da RNT e ad un ricorso al TAR che ne ha imposto al Comune la sua convocazione. Una sentenza, la n. 502/2012, che ha scritto un pezzetto di storia, anche se molti concittadini non la conoscono, forse anche per la difficoltà delle varie realtà nel riconoscere i traguardi le une delle altre e che spesso non ci vede compatti nel cammino di cittadinanza attiva. Uno strumento utile per il confronto tra cittadini, associazioni ed amministrazione che però non viene utilizzato da un paio anni.
Nel contempo un forte impulso è stato dato all’istituzione dell’Albo delle Associazioni ed alla costituzione delle Consulte, che hanno visto la luce, con qualche difficoltà, solo nel 2020, ben quattro anni dopo l’entrata in vigore del citato Regolamento.
Per il resto nient’altro, se non un paio di Consigli comunali aperti su temi d’interesse generale quali, per esempio, la sanità. Niente Conferenza per l’infanzia, né Conferenza per la relazione del DUP, né tantomeno un percorso serio per giungere ad un Bilancio partecipativo, più e più volte auspicato.
Unica novità è stata la nascita spontanea e progressiva negli ultimi anni dei Comitati di Quartiere, non previsti dallo Statuto ma di fatto operativi in n. 16 ambiti cittadini.
Infine, il Consiglio comunale, con delibera del 2020, ha istituito i Comitati territoriali che, composti da cittadini da eleggere previa convocazione di appositi comizi elettorali da parte del Sindaco (nel termine di 90 giorni) avrebbero dovuto restare in carica cinque anni. Di questo più recente strumento di partecipazione popolare, a distanza di due anni, non se ne sa ancora nulla. Anzi tuttora molti scambiano fra loro le due tipologie di Istituti, i primi, Comitati di Quartiere, al momento non regolamentati, con i secondi, Comitati Territoriali, da tempo previsti ma non attuati.
Proprio questo potrebbe e dovrebbe costituire un importante ambito di confronto cittadino ed anche di questo se n’è parlato lo scorso 14 luglio, perché il dialogo, che è sempre arricchente, certo non può venir meno in un contesto come questo perché si tratta di strumenti di partecipazione che tutta la cittadinanza deve promuovere in vista del bene comune e nessuno può rivendicare diritti speciali o paternità.
Infine, ma non per importanza, i luoghi dove ritrovarsi! Dovrebbe costituire un obiettivo imprescindibile per un’Amministrazione attenta a garantire luoghi di incontro, scambio e confronto dei cittadini in “strutture” che, di proprietà comunale, rappresentano un simbolo per eccellenza, la casa di tutti. Per questo un ruolo importante nel Regolamento del 2016 era stato attribuito all’Urban Center definito proprio come “laboratorio urbano di partecipazione accessibile a tutti i cittadini”, dove organizzare incontri ed esporre documenti di pianificazione e progetti. Da troppo tempo ci chiediamo che fine abbia fatto questo luogo attualmente vuoto ed inutilizzato, tristemente chiuso come altri immobili comunali. Non sappiamo neanche il perché.
Proprio in occasione dell’incontro del 14 luglio abbiamo chiesto al Comune di poter disporre di una saletta comunale, così da evitare il continuo ricorso alle sale parrocchiali e riconoscersi, anche nella scelta del luogo, cittadini di un’unica città. Ci è stata proposta la “Sala Spinelli”, al CEDIR. Non la conoscevamo e ci è sembrata una conquista. L’abbiamo trovata abbandonata, con problematiche di sicurezza e certamente non idonea nella situazione attuale ad ospitare degli incontri. Da qui la richiesta forte e decisa al Comune di Reggio Calabria che gli spazi pubblici vengano custoditi e curati per essere messi a disposizione dei cittadini. Sarebbe già un risultato. Dovrebbe essere la prassi in una città che si definisce al centro del Mediterraneo, per cultura e tanto altro.
Ma questa è un’altra storia. O forse no?
L’incontro, quindi, si è tenuto all’aperto, ma è stato fruttuoso. Un primo passo per avviare un percorso comune volto alla crescita della cittadinanza in ambito partecipativo e al tempo stesso a tutela e garanzia per l’Amministrazione.
La proposta più significativa emersa nell’ambito della discussione, – conclude il Comitato – che riportiamo qui perché possa diventare occasione di riflessione per le tante realtà associative cittadine che volessero coinvolgersi, è certamente la costituzione di un apposito Coordinamento che favorisca, tramite un confronto sistematico, l’individuazione di priorità e la condivisione di attività, facendosi carico insieme delle urgenze più impellenti e dei bisogni a cui garantire una risposta, a partire dai luoghi da destinare agli incontri, scambi e confronti dei cittadini nel rispetto di quanto previsto dall’Art.40 del Regolamento comunale sugli Istituti di partecipazione”.