“Chiunque sia un uomo libero non può starsene a dormire” - Aristofane
HomeCalabriaReggio CalabriaL’amministrazione comunale di Bruzzano Zeffirio inaugura una stele in bronzo per ricordare...

L’amministrazione comunale di Bruzzano Zeffirio inaugura una stele in bronzo per ricordare la figura di Domenico Antonio Pisani creatore della neuropsichiatria infantile

Sabato pomeriggio, presso la Piazza del Municipio, è stata presentata l’opera realizzata dallo scultore Rosario La Seta) che ricorda un illustre figlio di Calabria: il professore e neuroscienziato Domenico Antonio Pisani. L’evento è stato organizzato dall’amministrazione comunale diretta dal sindaco Giuseppe Cuzzola che ha accolto un grande consenso anche da parte di personaggi illustri del mondo della politica, della cultura e della medicina. Diversi interventi, sono susseguiti, a cura del sindaco Cuzzola, dell’avvocato Carmelo Versace (sindaco di Reggio Calabria), Giovanbattista de Sarro(Magnifico Rettore dell’Università Magna Grecia di Catanzaro), Giuseppe Zampogna( vice presidente dell’ordine dei medici di Reggio Calabria), dei professori emeriti dell’università di Messina Francesco Pisani e Antonino Ioli, del direttore della Salus SPA Francesco Cuzzola e molti altri che hanno ricordato lo scienziato e fondatore della neuropsichiatria infantile. Il professore Domenico Antonio Pisani, eminente cultore delle scienze mediche nella direzione, specificatamente, della sfera neurologica e psichiatrica. Un curriculum vitae e professionale degno d’inchino, più che un lavoro d’inventario, uno scandaglio ordinato, puntuale ed approfondito dentro la vita e le opere del professore Pisani, da cui emerge un quadro suggestivo, in cui spicca la luminosa figura di Domenico Pisani, maestro d’altri tempi, il suo sguardo altero e buono, la sua profonda umanità e la poliedrica personalità. Appartenente ad una delle più facoltose ed importanti famiglie del tempo, primo di sette fratelli, il Professore nacque l’11 marzo del 1896 a Bruzzano Vecchio. Terminati gli studi liceali, s’iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Roma. Fu chiamato alle armi nel 1915, l’anno dell’intervento in guerra dell’Italia, quando aveva 19 anni. Egli, pur militare, continuò a studiare riuscendo a laurearsi in Medicina nel 1920 presso l’Università di Roma. Nel ’21 venne congedato e nello stesso anno fu nominato assistente nella Clinica Neuropsichiatrica della medesima Università in cui si era laureato e nel ’32 divenne aiuto, guidato da illustri nomi della Neuropsichiatria del tempo, Giovanni Mingazzini e Sante De Sanctis. Appena Laureato, a Roma, a “Villa Amalia”, la casa di cura ed educazione fondata da Sante De Sanctis nel 1889, scrisse il suo primo lavoro “Critica Sperimentale dei Reattivi di intelligenza applicati ai frenastenici”. Diresse, per volontà di De Sanctis, per parecchi anni, il reparto di “Sospetti Alienati” e quello di “Neuropsichiatria Infantile”. Nell’era nazista, nel 1933 fu a Monaco di Baviera, dove ricoprì il ruolo di medico interno del “Deutsche Forschungsanstalt fur Psychatrie”, diretto dal prof. Spielmeyer. In germania solo per motivi professionali e di studio, a scanso di equivoci, è bene precisare che, politicamente, il prof. Pisani era di fede socialista: fin da giovane liceale aveva seguito, infatti, gl’insegnamenti, in tale direzione ideologica, sia del farmacista Giovanni Sculli, di Ferruzzano, sia del dottore Vincenzo De Angelis, di Brancaleone, entrambi fondatori del socialismo in Calabria. Resta nella storia e negli annali di Ferruzzano un suo infuocato discorso pubblico, fatto in occasione della visita a quella parrocchia dell’allora Vescovo di Gerace Giorgio Del Rio. Fece parte del “Direttivo Circondariale Socialista della Locride”. Fu anche massone, assertore di un umanitarismo non fittizio, non di comodo e non di facciata, ma intimamente sentito e praticato nel quotidiano, nella professione e nei rapporti con la gente, umile tra gli umili. Raggiunse i massimi livelli, per meriti personali, anche nella massoneria, dove fece parte del Supremo Consiglio dei Trentatré del rito scozzese. E, dunque, un periodo di grande formazione ed affermazione, fu quello tedesco, che contribuì a fargli vincere il concorso bandito, nel 1936, dall’Università di Messina per la cattedra di Clinica delle Malattie Nervose e Mentali.  Autorevoli e severi i componenti della Commissione dello stesso Concorso: i proff. Carlo Besta, Giuseppe Ayala, Alfredo Coppola, Lionello De Lisi, Giuseppe Riquier. Da questo momento in poi la sua carriera universitaria fu in continua ascesa; nel ’36 venne, infatti, nominato professore straordinario e nel ’39 professore ordinario. Le sue competenze si estesero ad una sfera molto larga; nel ’37, difatti, ricoprì anche l’incarico di Psicologia Sperimentale e di Biologia delle Razze Umane nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, in quella di Lettere e Filosofia ed in quella di Magistero. Per capire quanto grande fosse l’attrazione verso il suo insegnamento, basti dire che dal 1937 al 1954 furono discusse oltre seicento tesi di laurea in psicologia. Un vulcano in continua attività, una fucina di azioni e di idee, la sua mente ed il suo genio medico! Nel ’39 fondò un “Centro di Studi Rorschach” e nel ’40 un laboratorio di Psicologia Clinica ed, in seguito, un laboratorio di biochimica e di elettroneurofisiologia, oltre ad una ricca biblioteca corredata dalla sua immensa personale produzione libraria, da migliaia di volumi e dalla quasi totalità delle riviste di neuropsichiatria uscite fino ad allora in Italia ed all’estero. Dal 1940 al ’45 fu Commissario Prefettizio e Direttore Sanitario dell’Ospedale Piemonte e sempre nel ’40 ricoprì anche l’incarico di Presidente della “Sezione Messinese dell’Opera Montessori” e realizzò il più grande “Centro Montessori della Sicilia” organizzando tutte le classi elementari e parecchie scuole materne dell’isola. Nel 1948 ricevette la nomina di “Commissario Provinciale dell’Ente Nazionale per la Protezione morale del Fanciullo “ ,(ENPMF), in seguito alla quale ideò ed organizzò un “Consultorio Medico – Psico – Pedagogico”, affidato al suo allievo prof. Francesco Micalizzi, con il cui contributo provvide, a Messina, alla prima istituzione delle classi differenziali. Fu prolifico organizzatore di convegni in tante città siciliane, l’ultimo dei quali, per l’esattezza l’”Ottavo Congresso Nazionale della lega di Igiene Mentale”, tenne nel 1970 nella sua Calabria, a Cosenza. Fu Presidente della “Lega Italiana di Igiene Mentale” e della “Società Italiana di Neurologia”, che ebbe l’onore di rappresentare nella “Federazione Mondiale di Neurologia”. Dal 1955 al ’58 fu il Preside, unanimemente apprezzato, della Facoltà di Medicina e Chirurgìa dell’Università di Messina. Dal 1958 in poi, ispirandosi alla didattica dell’indimenticato maestro Sante De Sanctis e guidato dalla sua passione per l’età evolutiva, istituì una serie di  nuove cattedre: di Neuropsichiatria Infantile e di Igiene Mentale,  “che sarebbero divenute, soprattutto la prima, pilastri indispensabili per la formazione del medico prima e dello specialista poi”; di psichiatria e di Psicologia: tutte affidate a proff. di provata preparazione e serietà professionale. Nel suo ultimo anno d’insegnamento accademico, nel 1970 –’71, una delle sue più belle ed importanti istituzioni, “La Scuola di Specializzazione in Psichiatria”, che diresse personalmente. Maturato il fuori ruolo il 1 novembre del 1966, si ritirò dall’insegnamento, soltanto formalmente ed ufficialmente, il 1 novembre del 1971. Dopo tale data, pur continuando a lavorare e a tenere vivi i contatti con l’ambiente accademico di Messina, con i colleghi e con gli alunni, devoti ed affezionati più che ad un padre al loro maestro, si ritirò nella nativa ed amata Calabria  accanto alla diletta moglie, Laura Campisi, nel paese di Ardore, sulla litoranea ionica reggina, dove visse da mito per amici, parenti ed estimatori fino al giorno della sua scomparsa, avvenuta il 24 dicembre del 1985. Le sue spoglie mortali riposano, però, per sua espressa volontà, nel cimitero di Bruzzano Zeffirio, suo paese natale. Alle sue origini, in questo piccolo centro, diviso tra il glauco mare Jonio e le verdi propaggini dell’Aspromonte, da morto, è voluto tornare il nostro illustre prof. Domenico Antonio Pisani, per dimorare nella cappella di famiglia accanto agli adorati genitori, alle amate sorelle ed ai cari fratelli, perché qui, in questo piccolo lembo di terra, tra il canto delle cicale dei suoi uliveti ed il gracidare delle rane della sua fiumara, è incominciata quella sua bella favola, di vita e di professione, che ancora oggi incanta ed ammalia. Un grande, il prof. Pisani, un grande scaturito da un ristretto contesto sociale qual era all’epoca il piccolo paese di Bruzzano Vecchio arroccato intorno alla sicura Armenia, con un’economia prettamente agropastorale più o meno di autosufficienza familiare. Vissuto a cavallo tra l’Ottocento ed il Novecento, ha visto intorno a sé le miserie della prima e della seconda guerra mondiale, restando fermo nei suoi interessi di studio e di ricerca, determinato nei suoi obiettivi di trovare rimedi per la cura delle malattie mentali alleviando la sofferenza umana. Titanico nello spirito e nel fisico, “alto, vigoroso, statuario – della stirpe dei frassini, lo avrebbe definito un poeta dell’età alessandrina – azzurro e sereno nello sguardo, indulgente ed austero, come tutti coloro che vincono la vita con l’arma dello studio e della saggezza, che ammalia ed eleva”, dice del prof. Pisani Matteo Vitetta, alunno, collega ed tra gli amici più cari dell’Università di Messina fino alla fine dei suoi giorni. “Un clinico che ha contemporaneamente sviluppato l’impegno di insegnante di medicina, di ricercatore scientifico e di operatore per gestire la vita universitaria,… un maestro non solo di cultura e di scienza ma anche di vita”,  il prof. Pisani era dotato di una profonda sensibilità ed umanità, poste al servizio della sua professione. Da lui, infatti, “le richieste di notizie venivano fatte con sobrietà e con estremo rispetto della dignità del paziente, ancorché questi fosse … non in grado di intendere e volere.” Era così intimamente toccato dai casi dolorosi della patologìa umana, oggetto del suo studio attento ed appassionato, nei confronti dei quali gli era naturale usare un “atteggiamento di riserbo e di delicatezza”, che “sentiva e viveva nel suo animo la sofferenza del paziente, a tal punto da soffrirne egli stesso.” In effetti, per il professore Pisani “la compartecipazione, la compassione, diventa la cosa più importante per essere veramente clinici” e lui, anche in virtù di questa sua solidale vicinanza al paziente, “è stato un grande psichiatra”. “Le sue lezioni erano per gli studenti di medicina e non volevano assumere mai il carattere di manifestazione di solennità accademica”.

”. Pisani non fu soltanto il simbolo ed il testimone attivo della sua epoca, legata alla materia, ma seppe anticipare l’epoca successiva “nella quale la pupilla dell’uomo si volse ai problemi della mente, perché egli portava in se l’orgoglio di Prometeo più che la soggezione a Giove punitore”. Egli, infatti, fin dal 1926 aveva rilevato “che tra le numerose sindromi cliniche insorgenti nei tumori del lobo frontale vi erano anche delle frequenti sindromi extrapiramidali. Il professore Domenico Pisani, figlio degno ed illustre di Bruzzano Zeffirio, sarà ricordato come l’umile e grande servitore della “Scienza, della Patria e dell’Umanità”.

Articoli Correlati