Gira con tre fogli in mano, i certificati di morte del consolato afghano che contengono i nomi della zia, Munika, e delle due cuginette, di 12 e 8 anni, Maewa e Hadija. Ma Alauddin Mohibzada, un ragazzo afghano di 23 anni, arrivato lunedì dalla Germania a Crotone per il riconoscimento delle salme, dopo 25 ore di macchina, non sa dove andare, a chi chiedere, per potere rimpatriare le salme dei congiunti in Afghanistan.
Un altro figlio della zia, di appena 5 anni, Tajib, risulta ancora disperso. Gli unici superstiti del naufragio di domenica della famiglia di Alauddin sono lo zio Wahid, il marito di Munika e il figlio di 14 anni, Mustafa.
Ancora sotto choc, al Cara di Capo Rizzuto. Alauddin partecipa alla manifestazione in corso davanti alla Prefettura di Crotone, insieme con decine di altri familiari e amici delle vittime o dei dispersi.
“Abbiamo incontrato nei giorni il Presidente Mattarella e lo ringraziamo di vero cuore”, dice ancora il giovane, che in Germania, a Gelsenkirchen, fa l’educatore per i bambini rifugiati, “e ci ha promesso che si sarebbe occupato personalmente di noi, però da quando se n’è andato non ci hanno detto più nulla. Io dovrei tornare in Germania per lavorare, non posso restare ancora per molto tempo”.
Alauddin si rivolge, dunque, allo Stato Italiano e “alle autorità affinché mi possano aiutare, così come tutti gli altri miei connazionali, a potere portare i miei cari in Afghanistan”. “Non ci dicono nulla neppure a carico di chi sono i costi dei rimpatri delle salme – continua il giovane – Ho saputo che per potere trasportare le tre salme ci vogliono quasi 30 mila euro ma io questi soldi non li ho. Vorremmo solo essere presi in considerazione. Ci hanno promesso un aiuto. Abbiamo già perso tutto, adesso chiediamo solo un po’ di considerazione”.
Alauddin è anche preoccupato perché le salme che si trovano nel Palasport di Crotone non sono in un luogo refrigerato e “dopo tutti questi giorni i corpi rischiano di andare in decomposizione. Per favore, aiutateci. Non vogliamo nulla, ma solo un po’ di comprensione”.
Lo zio Wahid non se l’è sentita di venire al sit in davanti alla Prefettura. Ha perso quasi tutta la sua famiglia, la moglie Munika di 35 anni e le tre figlie di 12, 8 e 5 anni. Il viaggio della famiglia di Wahid è iniziato mercoledì scorso da Smirne, in Turchia.
“Per sei persone hanno pagato 30 mila euro – dice – Tutti i risparmi della loro vita. Erano così felici di potere venire in Germania”. Sabato notte l’avvicinamento alle coste di Crotone.
“Alle 3.45 è arrivato il messaggio audio su whatsapp – ricorda Alauddin – e mio zio era tutto contento perché ormai il peggio era alle spalle”. Invece, alle 4.10 lo schianto sulla secca, costato la vita a 70 vittime ufficiali e altre decine di dispersi.
“E dopo una settimana di pianti e disperazione siamo ancora qui a chiedere di potere riportare i nostri cari in patria”, dice Alauddin. Che vorrebbe trasportare le salme anche in Germania. Ma fino a oggi nessuno gli da indicazioni. E le salme restano al PalaMilone di Crotone.
(ADNKRONOS)