“Sono sempre i sogni a dare forma al mondo. Così canta Luciano Ligabue, e non potrei trovare parole migliori per rispondere a un articolo apparso su un giornale online, nel quale mi si accusa di fare “voli pindarici” per quanto riguarda l’aeroporto di Sibari.
Eppure, se c’è una cosa che la storia ci insegna, è che ogni progresso è nato da un sogno.
I sogni sono calati nella realtà: si realizzano attraverso la capacità di visione, attraverso lo sviluppo e soprattutto attraverso i trasporti, le infrastrutture, i collegamenti che permettono a un territorio di crescere.
Quando parlo della possibilità di realizzare uno scalo aeroportuale, parlo di un’idea concreta, un motore di sviluppo che può incentivare un’area strategica della nostra regione. Una struttura concepita come grande attrattore per un’area, quella del Pollino, che ha tutto: un Parco nazionale di livello, una parte storica e archeologica con gli scavi di Sibari, la ricchezza culturale e religiosa del Codex a Rossano, il porto di Corigliano, le montagne e il mare in pochi chilometri.
Uno scalo così significherebbe dare forma concreta a un sogno, offrendo nuove possibilità a un territorio che da troppo tempo chiede di essere raggiunto, non solo raccontato.
Il turismo, infatti, non si sviluppa se non esistono collegamenti reali: dopo 30 minuti di distanza, l’ospitalità diventa un ostacolo, e un visitatore che impiega ore per raggiungere una meta finisce per non tornarci più.
Un scalo aeroportuale cambierebbe tutto questo, portando linfa all’economia locale, al settore ricettivo, alla cultura, alle imprese. E non è un’utopia.
Basta guardare cosa accade altrove. In Florida, ad esempio, o nella stessa Venezia, dove in pochi chilometri convivono più scali: il Marco Polo e il Lido, due infrastrutture che si completano e rendono l’area accessibile, viva, competitiva.
E come ricordava di recente un articolo pubblicato su una rivista di mobilità, anche l’ENAC sta lavorando per favorire reti di piccoli aeroporti e voli rapidi, sostenibili e diffusi, proprio per ridurre le distanze tra i centri minori e le grandi città.
Non sono voli pindarici. Sono visioni che guardano al futuro con i piedi ben piantati a terra. Perché il futuro non si aspetta, si costruisce — passo dopo passo, sogno dopo sogno. E il mio sogno, quello che porto dentro da sempre, si chiama Calabria: una terra che ha tutto per volare alto, se solo impariamo a crederci davvero”.
Così il neo consigliere regionale Orlandino Greco.