“Verità e giustizia per Giuseppe Passarelli”. A distanza di 28 anni dalla tragica morte del carabiniere lucano, l’amministrazione comunale di Rotondella (Matera) e le associazioni che aderiscono al Patto Civico per la legalità, la sicurezza e lo sviluppo del territorio del Metapontino, riaccendono i riflettori sulla vicenda.
Il 24 marzo 1997, il militare, originario di Policoro (Matera), venne trovato con una ferita di pistola alla nuca in una stanza della caserma di Cassano allo Ionio (Cosenza), dove era stato trasferito solo da tre settimane. Il giovane carabiniere morì dopo poche ore all’ospedale di Cosenza.
All’epoca, l’inchiesta della procura di Castrovillari (Cosenza) archiviò il caso come suicidio, tesi mai accettata dalla famiglia della vittima. Nel corso degli anni, la Procura ha riaperto il caso altre due volte, ma il verdetto è rimasto immutato.
In occasione dell’incontro pubblico svoltosi il 30 agosto scorso, organizzato dal Circolo Arci La Tarantola, Spi Cgil Matera e Rete degli Studenti Medi, presso la biblioteca comunale “Prof. Mario Dimatteo” di Rotondella, la famiglia ha chiesto nuovamente la riapertura delle indagini per accertare la responsabilità dei fatti, dando importanza ad alcuni dettagli, tra cui la massiccia presenza di terriccio sulla divisa. Un appello che oggi è rilanciato dal Comune della provincia materana e da tante associazioni locali: “L’Amministrazione comunale lancia un appello alle istituzioni, ai comuni vicini e all’opinione pubblica, affinché si faccia luce su quanto accaduto – è scritto in una nota -.
Chiediamo che vengano riprese le indagini e che ogni pista, anche la più remota, venga esplorata per restituire dignità alla memoria di Giuseppe e per dare risposte concrete ai suoi cari e alla comunità. Ci uniamo compatti al grido di verità e giustizia che da anni risuona in Basilicata”.