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Il Consiglio comunale di Cosenza approva all’unanimità dei presenti il riconoscimento del Samudaripen, il genocidio che ha colpito il popolo Rom durante la seconda guerra mondiale

Il Consiglio comunale, presieduto da Giuseppe Mazzuca e riunitosi in seconda convocazione nella sala delle adunanze di Palazzo dei Bruzi, ha approvato all’unanimità l’ordine del giorno, presentato da alcuni consiglieri comunali – primi firmatari Giuseppe Ciacco e Francesco Gigliotti – per il riconoscimento del Samudaripen, il genocidio che ha colpito il popolo Rom e sinti durante la seconda guerra mondiale. Approvando l’ordine del giorno, il consiglio comunale ha impegnato il Sindaco Franz Caruso e la Giunta di Palazzo dei Bruzi oltre a riconoscere ufficialmente il Samudaripen, a promuovere attività culturali e di sensibilizzazione rivolte alla cittadinanza per favorire la conoscenza di questa tragedia e combattere ogni forma di discriminazione e a collaborare con le associazioni rom e sinti del territorio per iniziative mirate a rafforzare il dialogo interculturale e l’inclusione sociale. Il documento approvato dalla massima assemblea cittadina si propone, inoltre, di consolidare il ruolo del Comune di Cosenza come promotore di giustizia, equità e rispetto dei diritti umani, in linea con i valori costituzionali e con gli esempi virtuosi di altre realtà italiane.

Nella sua premessa, il documento approvato dal Consiglio ricorda come il Samudaripen, termine in lingua romanì che significa “tutti morti” si riferisca al genocidio di oltre un milione di rom e sinti, vittime delle persecuzioni nazifasciste durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa tragedia, comparabile ad altri genocidi per gravità e impatto storico, è stata a lungo ignorata dalla narrazione storica ufficiale e dalla memoria collettiva”. Il documento ha richiamato anche la presenza in città di una comunità rom di circa 850 persone, legata da un forte senso di appartenenza al territorio. “Anche i rom italiani – si legge ancora nel documento approvato – subirono le leggi razziali, vennero internati nei campi di concentramento o costretti a combattere. Il riconoscimento del Samudaripen rappresenta, pertanto, un gesto etico e morale per restituire giustizia alle vittime e alle loro famiglie. Tale atto promuoverebbe una cultura dei diritti umani, sensibilizzando la cittadinanza sulle discriminazioni contro i rom e sinti, e contribuirebbe a consolidare la memoria storica come strumento di uguaglianza”. Nell’ordine del giorno approvato dal Consiglio si citano ad esempio anche altri comuni, come Orsogna, nel 2024, e Cagliari, quest’anno, che hanno già riconosciuto il Samudaripen, diventando esempi virtuosi in Italia. Nel documento è stato, inoltre, ricordato che l’ordine del giorno ha preso le mosse dall’incontro e dalla discussione sviluppatasi all’interno della Commissione consiliare Politiche sociali e pari opportunità del Comune di Cosenza, presieduta dal Consigliere Giuseppe Ciacco, con le associazioni rappresentative delle comunità rom e sinti del territorio. Durante tale incontro sono stati approfonditi temi legati alla memoria storica del Samudaripen, al dialogo interculturale e alla sensibilizzazione della cittadinanza.

Ad illustrare all’aula l’ordine del giorno è stato il Presidente della Commissione Politiche Sociali e Pari Opportunità, Giuseppe Ciacco.

Oggi – ha detto Ciacco – compiamo un gesto di grande e straordinaria civiltà, ma soprattutto di umanità : il riconoscimento del Samudaripen, ovvero il genocidio del popolo Rom e Sinti durante la Seconda Guerra Mondiale. Questa tragedia, spesso trascurata – ha sottolineato inoltre Giuseppe Ciacco – rappresenta un capitolo buio della nostra storia europea, in cui più di 500.000 uomini, donne e bambini furono sterminati solo per il fatto di appartenere a una minoranza”. Per il Presidente della Commissione Politiche Sociali “ricordare il Samudaripen non è solo un dovere verso la memoria, ma un impegno a preservare i valori di giustizia, uguaglianza e dignità umana, che sono il fondamento della nostra civiltà democratica. Cosenza, con la sua storia millenaria – ha proseguito Ciacco – è sempre stata un crocevia di culture e un luogo di dialogo tra popoli. Il nostro territorio ha accolto e integrato comunità diverse, arricchendo il suo tessuto sociale e culturale. Oggi, con questo riconoscimento, riaffermiamo che Cosenza è e sarà sempre una città che si oppone a ogni forma di discriminazione e intolleranza”. Nella sua qualità di Presidente della Commissione Politiche Sociali e Pari Opportunità, con delega alle minoranze, Giuseppe Ciacco ha avvertito il dovere “dovere di sottolineare come il ricordo del Samudaripen debba fungere da monito per il presente. Non possiamo permettere che l’indifferenza e l’ignoranza alimentino l’odio. Dobbiamo continuare a costruire una società che dia voce a tutti, che riconosca le diversità come una ricchezza e che si opponga fermamente a ogni negazione dei diritti fondamentali. Il riconoscimento ufficiale di questa tragedia da parte del nostro Consiglio Comunale – ha rimarcato Giuseppe Ciacco – rappresenta un passo significativo in questa direzione. È un atto che onora la memoria delle vittime e ci richiama al dovere di vigilare affinché simili orrori non si ripetano”. Ed ha concluso il suo intervento invitando ciascuno “a non dimenticare mai che il valore di una comunità si misura dalla sua capacità di includere, accogliere e proteggere i più vulnerabili. Cosenza deve continuare a essere un esempio di solidarietà e di rispetto per tutte le minoranze”.

Subito dopo è intervenuta l’Assessore al welfare Veronica Buffone. “Anche oggi – ha esordito -il Consiglio Comunale di Cosenza compie un gesto carico di significato, richiedendo il riconoscimento del Samudaripen. È un atto che segna una svolta nella costruzione di una memoria più completa, più giusta. Più di 500.000 rom e sinti – ha ricordato Veronica Buffone – furono deportati, internati, assassinati nei campi di sterminio nazisti e non solo. Vite spazzate via dall’odio razziale e dall’indifferenza. A rendere ancora più dolorosa questa tragedia è stato l’oblio in cui è stata a lungo e ancora oggi sepolta. Il Samudaripen – ha ribadito Buffone – è stato infatti troppo ignorato, taciuto dalle cronache e dalla memoria pubblica. Oggi, con questo atto, Cosenza vuole rompere questo silenzio e chiedere anche il suo riconoscimento all’interno della legge 20 luglio 2000, n. 211 che istituisce, appunto, “La Giornata della Memoria”. Lo dobbiamo ai nostri concittadini rom. Ma non è stato un gesto casuale, né improvvisato. È il frutto di un cammino che è stato anche personale. Voglio dirlo con emozione e con orgoglio: ho lavorato, discusso accanto all’Associazione Lav Romanó, che da anni porta avanti con passione e coraggio un lavoro quotidiano di memoria, inclusione, dignità e giustizia. Abbiamo iniziato a parlarne negli eventi del “Mese della Memoria” e oggi ufficialmente comunichiamo alla cittadinanza che ricordare il Samudaripen non è solo un atto simbolico, ma un impegno concreto contro le discriminazioni di ieri e di oggi. Questo Consiglio Comunale – ha aggiunto Veronica Buffone – ha già dimostrato che la memoria e l’impegno possono camminare insieme. La mozione pro Palestina ha riaffermato il nostro sostegno al diritto dei popoli all’autodeterminazione, alla libertà, alla dignità e ha ricordato che la storia, purtroppo, si ripete, genocidio ieri e genocidio oggi, ma insieme tutti dobbiamo e possiamo essere portatori di pace e valori. Oggi, con il riconoscimento del Samudaripen, ribadiamo ancora una volta questo principio universale: che nessuna storia deve essere dimenticata. Che ogni popolo, persona, ha diritto alla verità e alla giustizia. Cosenza, con questi due atti, sta dimostrando di essere una città che non ha paura di schierarsi dalla parte giusta, dalla parte della memoria, della pace e dei diritti umani. Una città – ha concluso Veronica Buffone – che non vuole essere neutrale davanti alle ingiustizie e alle guerre. Ma oggi non celebriamo un punto di arrivo. Celebriamo un nuovo inizio. Questo riconoscimento deve diventare un impegno concreto: nelle scuole, nella cultura, nelle famiglie, nelle istituzioni. Dobbiamo raccontare ai nostri giovani la storia del Samudaripen non solo perché conoscano il passato, ma perché imparino a costruire un futuro diverso. E personalmente, continuerò a battermi — insieme a LavRomanó e a tutti coloro che credono nella dignità di ogni essere umano — perché questa non sia una parentesi simbolica, ma una vera trasformazione civica, culturale e politica della nostra comunità”.

Nel corso del dibattito è intervenuta, anche a nome del consigliere Francesco Gigliotti, tra i primi firmatari dell’ordine del giorno, la consigliera Daniela Puzzo che ha aperto il suo intervento con una citazione di Karl Stojka, poeta rom sopravvissuto ad Auschwitz. “Noi rom e sinti – diceva Stojka – siamo come i fiori di questa terra, ci possono calpestare, ci possono eradicare, gassare, ci possono bruciare, ci possono ammazzare; ma come i fiori noi torniamo comunque sempre”. “Parole – ha detto Daniela Puzzo – che ancora oggi risonano come un monito nel vento, come una canzone sottile e fragile, capace di toccarci l’anima. Samudaripen, nella lingua romanès, significa “tutti morti” e indica il genocidio nazifascista perpetrato ai danni delle comunità romanì d’Europa. Non si conoscono i numeri certi, non esistendo registri di morte, di tutti i rom che trovarono la morte nei campi di concentramento. Il regime nazista giustificò il genocidio di rom e sinti con la genetica razziale. Dicevano che “erano di sangue estraneo rispetto alla specie tedesca, oltre agli ebrei, soltanto gli zingari”. E fu proprio su rom e sinti che, nel campo di Auschwitz, si condusse la maggior parte degli esperimenti, in particolare sui bambini. Se pensiamo, tuttavia – ha aggiunto Daniela Puzzo – che tutto questo sia successo lontano e che l’Italia non ne sia coinvolta, è doveroso ricordare, che proprio qui, nel nostro Paese, furono costruiti campi di concentramento i cui soli internati, inizialmente, erano proprio rom e sinti, come Berra (Ferrara), Torino di Sangro (Chieti), Fontecchio negli Abruzzi (L’Aquila), solo per citarne alcuni. Campi mai riconosciuti ufficialmente, mai inseriti nei libri di storia, ma comunque esistiti. Per decenni – ha spiegato inoltre la consigliera Puzzo – il genocidio di sinti e rom non è stato riconosciuto, sebbene la stessa Germania abbia ammesso di averlo commesso e alle vittime non è stato offerto alcun risarcimento. Ancora oggi, nel 2025, quando si parla di rom si utilizzano spesso toni sprezzanti: zingari, mendicanti, fannulloni, ladri. Stigmatizzare tutto un popolo a causa di alcuni esempi negativi – ha rimarcato Daniela Puzzo durante il suo intervento – e’ una pratica pericolosa. Non ci riporta, forse, agli stessi ideologismi che oggi con la conoscenza della storia dovremmo solo ripudiare? Attorno ai rom e ai sinti, in Italia (ma non solo), ruotano da decenni pregiudizi duri a morire, alimentati da generalizzazioni, disinformazione e scelte politiche che spesso hanno favorito la segregazione piuttosto che l’inclusione. Eppure, basta guardare i dati per capire quanto queste rappresentazioni siano distorte e parziali. La realtà è molto più articolata: la maggior parte dei rom e sinti in Italia è cittadina italiana, vive in case come chiunque altro, lavora, manda i figli a scuola e chiede semplicemente di poter esercitare i propri diritti senza discriminazioni. Sia io – ha detto ancora Daniela Puzzo – che il collega Gigliotti tocchiamo, ogni giorno, con mano questa realtà. Chi, come noi, è nato e vissuto in quartieri popolari, porta sulla schiena il peso del pregiudizio. La lotta per dover ogni giorno dimostrare agli altri di essere adeguati è ormai naturale routine. Noi auspichiamo – ha aggiunto la consigliera Puzzo avviandosi alla conclusione – che la nostra esperienza possa dimostrare agli altri che è arrivato il momento di costruire ponti tra di noi e questa aula oggi rappresenti il posto in cui questo percorso abbia inizio”.

Poi il consigliere Francesco Gigliotti ha voluto ricordare Luigi Bevilacqua, un ragazzo andato via troppo presto e che era stato Vice Presidente dell’Associazione Lav Romanò. “Tu hai fortemente lottato – ha sottolineato Gigliotti – perché l’uguaglianza fra etnìe apparentemente diverse, ma così simili, fosse percepita da tutti come evento estremamente normale. Stiamo lavorando, o almeno ci proviamo, per farti sorridere da lassù. Il percorso iniziato con la targa apposta presso il Parco Nicholas Green in occasione della giornata mondiale delle comunità romanès e l’evento di oggi, che inserisce Cosenza, dopo Orsogna e Cagliari, tra le uniche città che riconoscono ufficialmente il giorno della memoria per i rom e sinti, vuol dire che ci stiamo muovendo nella direzione giusta. Forse, Luigi- ha concluso il consigliere Francesco Gigliotti – è la volta buona che ci riusciamo o almeno speriamo di arrivare a sensibilizzare più anime possibili, proprio come avresti voluto tu!”.

Il Presidente del Consiglio comunale Giuseppe Mazzuca ha poi dato la parola a Fiore Manzo, Presidente dell’Associazione di promozione “Lav Romanò”, instancabile attivista rom e pedagogista, con una grande passione per la storia e la lingua romanì.

Manzo ha preliminarmente ringraziato in modo particolare, per il raggiungimento dell’obiettivo e per aver accolto la proposta di “Lav Romanò”, il Sindaco, Franz Caruso, il Presidente del Consiglio comunale, Giuseppe Mazzuca, l’assessore Veronica Buffone, il presidente della commissione welfare, Giuseppe Ciacco e i consiglieri comunali Francesco Gigliotti, Daniela Puzzo e Alessandra Bresciani. Un ringraziamento ulteriore è stato indirizzato da Fiore Manzo a tutti gli altri consiglieri “per aver sostenuto la causa insieme a noi”.

Come associazione Lav Romanò – ha rimarcato ancora Fiore Manzo – riteniamo che sia fondamentale riconoscere ciò che è accaduto alle comunità rom durante la Seconda Guerra Mondiale. La comunità rom di Cosenza, presente almeno dal 1647, ha vissuto momenti drammatici e ha contribuito alla storia italiana, persino attraverso l’arruolamento nell’esercito. Tuttavia, molte comunità, soprattutto quelle straniere e alcune italiane, furono mandate al confino o internate nei campi di concentramento. Ricordo, per esempio, che a Ferramonti di Tarsia sono state internate alcune famiglie rom polacche”. Per Fiore Manzo “il Samudaripen rappresenta l’uccisione di oltre mezzo milione di rom e sinti nei campi di sterminio nazisti. Questo genocidio, paragonabile per gravità a quello di altri gruppi perseguitati, è stato per troppo tempo ignorato nella narrazione storica ufficiale. Oggi, chiediamo il riconoscimento formale di questa tragedia, un atto di giustizia per le vittime e le loro famiglie. A Cosenza – ha spiegato ancora Il Presidente di Lav Romanò ha ricordato che a Cosenza risiede una comunità rom di circa 850 persone, che contribuisce attivamente alla vita culturale e sociale del territorio. “Durante la guerra, anche i rom italiani—tra cui i miei bisnonni—furono chiamati a combattere o, nei casi peggiori, internati e uccisi nei campi, subendo le stesse leggi razziali applicate ad altri gruppi perseguitati.

Il riconoscimento ufficiale del Samudaripen da parte del Comune di Cosenza – ha concluso Fiore Manzo – non è solo un gesto simbolico, ma una presa di posizione storica e civile che: restituisce dignità alle vittime, riconoscendo il dolore e le sofferenze subite; promuove una cultura dei diritti umani, sensibilizzando la cittadinanza sul tema delle discriminazioni ed educa le nuove generazioni affinché tragedie simili non si ripetano mai più”.

In sede di dichiarazioni di voto sono, infine, intervenuti i consiglieri comunali Bianca Rende, Michelangelo Spataro, Giuseppe D’Ippolito e Francesco Alimena.

Bianca Rende ha manifestato “adesione totale all’iniziativa assunta dai colleghi e dall’Assessore Buffone per l’opportunità che si presenta oggi e che è quella di saldare un debito di riconoscenza nei confronti della comunità rom che non sempre – ha detto Rende – ha goduto di un buon trattamento anche presso le istituzioni. “Facendo nostra la loro storia, che è una particolare forma di Shoah – ha aggiunto Rende -, credo che riconoscendo questa giornata della memoria, paghiamo questo debito per tutte quelle volte che le istituzioni non hanno riconosciuto alla comunità rom il giusto merito, assimilandola, invece, ad una narrazione negativa”.

Il consigliere Michelangelo Spataro ha voluto sottolineare la presenza della minoranza in aula, “che oggi – ha detto – garantisce questo importante traguardo. Siamo stati attenti prima verso questo popolo – ha aggiunto -e lo saremo sempre. La nostra presenza qui oggi garantisce il numero legale. Noi ci siamo e ci saremo con le nostre idee e i nostri progetti ed anche con le nostre avversità, quando sarà il caso di manifestarle”.

Per il consigliere Giuseppe D’Ippolito, “la minoranza non è la stampella della maggioranza, ma qui stasera siamo consiglieri della città, a prescindere dal ruolo che siamo stati chiamati ad assumere. Mi dispiace – ha proseguito D’Ippolito -che tanti colleghi che in altre occasioni hanno preso posizioni forti, oggi sono assenti dall’aula, eppure questa mattina erano regolarmente presenti in commissione”. D’Ippolito si è detto dispiaciuto anche dell’assenza del primo cittadino “che, però – ha specificato – è impegnato in una riunione molto importante nel salone di rappresentanza con altri Sindaci. Volevamo essere dall’inizio favorevoli all’approvazione di questa pratica – ha concluso D’Ippolito – ma da soli non sareste stati in grado di approvarla”.

Ultimo intervento, quello del capo gruppo del PD Francesco Alimena che ha detto di evitare di rispondere alla minoranza. Quindi ha auspicato che al prossimo Cosenza Pride del 21 giugno possa partecipare anche “uno spezzone di Lav Romanò, perché entrambe le manifestazioni, quella odierna e il Cosenza Pride, sono manifestazioni che attengono alla libertà di tutti i popoli”. Nel preannunciare il suo voto favorevole Alimena ha dato merito all’Amministrazione comunale per aver compiuto passi importanti nella direzione del riconoscimento dei diritti delle persone, mostrando grande sensibilità su temi importanti”.

Messa ai voti, la mozione è stata poi approvata dall’unanimità dei presenti.

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