“È rimbalzata su tutti i media la notizia, ottima, dell’inaugurazione del nuovo reparto di chirurgia toracica all’Ospedale di Cosenza, surclassata, tuttavia, dalla notizia del contestuale allestimento, all’interno dello stesso reparto, di quattro posti letto destinati a pazienti “solventi”, ovvero a pagamento.
Al netto delle considerazioni circa l’inopportunità di una tale scelta da parte della Direzione Strategica del nosocomio bruzio che, a nostro parere, in una terra in cui il bisogno di sanità pubblica e la difficoltà di accesso alle cure sono i problemi più sentiti e quelli che destano il maggiore allarme, dovrebbe dare priorità a progetti che consentano a tutti di accedere alle strutture pubbliche, senza distinzione di capacità economiche, ci corre l’obbligo, anche per il ruolo che ci compete, di porre l’attenzione su alcune questioni la cui analisi, a nostro avviso, sarebbe dovuta essere pregiudiziale alla decisione di creare una enclave di stampo privato all’interno della struttura pubblica.
In ordine. Il report di AGENAS 2024, che analizza le performance delle aziende ospedaliere per l’annualità 2023, classifica quella di Cosenza da bollino rosso, registrando in essa carenze tali da non garantire prestazioni di alto livello e con performance tra le più basse d’Italia.
In particolare, l’Annunziata di Cosenza, in termini di assistenza sanitaria, presenta livelli di performance bassi per i tempi di attesa tra entrata e dimissione dal pronto soccorso (mediamente 5 giorni), di percentuale di interventi per protesi d’anca entro i 180 giorni (circa il 3%), nella degenza media pre-operatoria, con costi medi per giornata di degenza (700 euro) e costi in percentuale per dispositivi medici fra i più alti d’Italia e il 42% di apparecchiature che hanno oltre 10 anni di esercizio.
Da un punto di vista organizzativo, invece, presenta livelli di performance bassi in termini di accesso alle cure (mancato rispetto dei tempi di attesa per gli interventi chirurgici e tempi di attesa con abbandoni nel pronto soccorso) e molto bassi per la sostenibilità economico-patrimoniale e la tempestività nei pagamenti.
Alla luce di siffatte valutazioni, e in una scala di priorità di azioni e strategie da porre in essere, appare, se non inspiegabile, quantomeno, eufemisticamente, inopportuna la decisione di riservare quattro posti letto esclusivamente a chi può permettersi di pagare mentre il pronto soccorso scoppia per impossibilità di reperirne.
E ancora, appare doveroso ricordare che il diritto all’esercizio della libera professione è subordinato al rispetto dei tempi di attesa a livello provinciale ed in particolare per gli interventi chirurgici così come la stessa è erogabile solo qualora i tempi di attesa istituzionali siano compresi entro i tempi standard previsti dagli indirizzi regionali e dalla normativa nazionale. E alle nostre latitudini ci è stato dimostrato che spesso così non è.
Destituita da ogni fondamento è, poi, l’affermazione secondo la quale i quattro posti letto a pagamento siano stati avviati al termine di un accordo sindacale che, invece, riguarda esclusivamente la regolamentazione della libera professione intramuraria, istituto per il quale, sì, è prevista la contrattazione dal CCNL dell’area sanità.
Vero, invece, è che le linee guida regionali, anche da noi sottoscritte, hanno, finalmente, limitato l’accesso alla cosiddetta intramoenia allargata, ossia l’attività svolta negli studi privati professionali anziché negli spazi aziendali.
Non ci sembra questa la strada giusta per quel cambio di passo e di prospettiva che da anni stiamo chiedendo per un diritto alla salute che non può essere ridotto ad una lotteria sociale, in cui solo chi può pagare vince”.
Così in una nota della Cgil e Fp Cgil Cosenza.