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Scoperti nel Cosentino 18 lavoratori in nero

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Cosenza hanno condotto una serie di interventi orientati al contrasto del “sommerso da lavoro”, focalizzandosi in mirati controlli nel settore turistico-ricettivo e della somministrazione di alimenti e bevande.

In particolare, a seguito di attività info-investigativa, sono stati avviati, da parte dei militari della Tenenza di Scalea, due controlli nei confronti di un albergo di prima categoria superior e di un’attività commerciale nei comuni di Diamante e Scalea.

I controlli esperiti hanno consentito di riscontrare la presenza di 16 persone, delle quali una priva di permesso di soggiorno, intente a prestare la propria mansione lavorativa in assenza di un regolare contratto, pertanto riconducibili a un rapporto di “lavoro nero” non dichiarato e, conseguentemente, in totale violazione dei previsti obblighi fiscali.

Alle imprese controllate sono state comminate sanzioni amministrative che oscillano complessivamente da euro 31.590 ad euro 189.540, oltre alle relative diffide volte alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro e, per un caso, le violazioni accertate sono state segnalate all’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Cosenza, che ha immediatamente disposto la sospensione dell’attività imprenditoriale per l’impiego illecito di personale non dichiarato “in nero”.

Sono state riscontrate, altresì, violazioni in materia di tracciabilità dei pagamenti di retribuzioni con sanzioni amministrative che vanno da un minimo di euro 2.000 ad un massimo di euro 10.000.

Inoltre, il rappresentante di una delle attività controllate è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Paola per l’impiego di un lavoratore subordinato in nero privo di permesso di soggiorno.

L’attività eseguita nel settore del contrasto al sommerso da lavoro costituisce uno dei principali obiettivi della Guardia di Finanza, atteso che l’utilizzo di lavoratori in nero arreca danni all’intero sistema economico nazionale perché sottrae risorse all’Erario, mina gli interessi dei lavoratori, spesso sfruttati, e compromette la leale e sana competizione tra le imprese.

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