*di Ernesto Funaro – L’esame dei dati relativi alle elezioni provinciali di Cosenza offre lo spunto per alcune considerazioni di merito.
La prima è relativa ai risultati di partito e degli schieramenti.
Il centro destra ha confermato la sua attuale prevalenza, che alcuni hanno inteso attribuire al presidente della regione in carica da due anni, a partire dal 3-4 ottobre 2021, data in cui si svolsero le consultazioni regionali.
Siffatta affermazione è valida solo in parte, essendo piuttosto l’effetto di un processo di cambiamento politico in atto dal alcuni anni, che, relativamente alle forze di centro sinistra si caratterizza in una situazione di frammentazione in cui a prevalere è il virus delle divisioni e della conflittualità.
È da sottolineare che durante la presidenza dell’onorevole Roberto Occhiuto, le consultazioni amministrative si sono svolte in 40 comuni, meno del 27% del totale.
L’analisi dei risultati elettorali fa ritenere che l’effetto Occhiuto-presidente sia stato contenuto in limiti fisiologici, e che altre siano le cause dei risultati deludenti.
Solo chi preferisce non vedere, non sentire, non parlare, può non accorgersi che i risultati scaturiscono da fenomeni maturati nel tempo e da situazioni di crisi conseguenti, in modo prevalente, all’assenza di un partito, quello del PD, che per storia e consistenza ormai lontana nel tempo, ha titoli a rivendicare e svolgere un ruolo politicamente efficace e qualificato, mentre invece preferisce nascondersi i problemi con un comportamento gattopardesco, di sostanziale acquiescenza e subalternità ai potentati locali esistenti.
Una riflessione doverosa va fatta al sistema elettorale che annulla le potenzialità elettive di chi, radicato nella vasta area dei comuni minori, racchiusi nella fascia A, nella fascia B, e nella fascia C, partecipa alla competizione senza concrete prospettive di successo.
Il voto ponderato assegna, con scarse possibilità di deroghe, il successo a chi proviene dalle grandi aree urbane (Cosenza, Rossano-Corigliano, ma non Rende, rimasta esclusa per un provvedimento assurdo, adottato penalizzando la storia e la civiltà democratica di un intero popolo…).
È un criterio che fa ritornare con la mente ai tempi in cui il voto era esercitato per censo o in base al genere (maschi sì’, donne, no)’ vanificando il patrimonio di valori sanciti nella Costituzione. C’è però una curiosità che deve fare riflettere ed imporre correttivi regolamentari per allargare la platea del consenso e della partecipazione.
Spigolando tra i dati elettorali e rimodulando una graduatoria in funzione dei voti individuali, secondo il principio “una testa, un voto “, spuntano elementi interessanti ed emblematici.
Per la lista n. 4, Provincia democratica, al primo posto balza Lucia Nicoletti, apprezzata esponente del PD della periferia urbana di Cosenza, sindaco di Santo Stefano di Rogliano, con 63 voti individuali ; in seconda posizione c’è il sindaco di Acri, Pino Capalbo, con 49 voti individuali, cui seguono la seconda eletta del consiglio provinciale, Rosellina Madeo, consigliere comunale di Rossano-Corigliano, e il primo dei non eletti,Gianfranco Tinto, consigliere comunale a Cosenza, entrambi con 44 voti individuali.
Il primo eletto della lista, consigliere comunale in carica di Cosenza, Giuseppe Ciacco, ha ottenuto 27 voti individuali che rappresenta un valore pari a meno della metà dei voti individuali della prima nella particolare graduatoria, Lucia Nicoletti.
Ai candidati provenienti dalla “granitica (?)” maggioranza di governo della Città, mancano alcuni voti che hanno determinato pesanti penalizzazioni.
Quella stessa Cosenza dove il Sindaco, asserendo di voler rafforzare la “coesione” della maggioranza che lo sostiene, ha di fatto ridimensionato il suo esecutivo, senza equilibrio e con evidente noncuranza di un elettorato attivo e partecipativo.
La campagna per le elezioni provinciali avrebbe dovuto essere una tappa significativa per dimostrare concretamente un cambio di passo nella vita amministrativa, per come pomposamente e ripetutamente annunciato negli ultimi mesi.
Si tratta, in realtà, di una sconfitta bruciante per il gruppo di comando della città, resa più evidente dalla costituzione di più gruppi autonomi in consiglio comunale conseguenti a scelte di libertà e partecipazione.
Così non è stato e la frantumazione dei gruppi consiliari ne è una dimostrazione eloquente.
Forse la spinta doveva scaturire dalla velleitaria ed inconcludente campagna mediatica per l’inserimento di Cosenza, la città di Telesio, fra le dieci città che concorrono al titolo di Città della Cultura 2026; si badi bene, l’inserimento in un gruppo di 10 Città concorrenti, e non già il raggiungimento del traguardo prestigioso della prima postazione.
Superficialità, presuntuosa arroganza, pressappochismo, per come rilevato in un interessante articolo dal prof. Paolo Veltri, sono alla base della inevitabile bocciatura, e non lasciano spazi alla speranza.
Non è apparsa, in ultimo, apprezzabile la decisione di destinare 335.000 euro del bilancio comunale per lo spettacolo di fine anno.
In una Città in dissesto finanziario, con gravi problemi sociali derivanti da centinaia di nuclei familiari a rischio povertà, non era meglio destinare la somma rastrellata per iniziative più concrete e più consistenti di solidarietà alle tante famiglie in condizioni di bisogno?
C’è chi, per mascherare la delusione, fa riferimento ad una strategia lungimirante (!?!) proiettata verso le prossime elezioni regionali per le quali si sussurra, con qualche punta di presunzione di troppo, che sia candidato l’attuale sindaco della Città: a nessuno è chiaramente impedito di coltivare sogni, anche quello di credere di essere il Napoleone della politica cosentina.
Diventa però intollerabile il tentativo di mistificazione della realtà finalizzato a far passare per strategia prospettica una sconfitta clamorosamente contrassegnata anche dal sospetto di tradimenti nei confronti di candidati ai quali è stato fatto venire meno il consenso pur essendo consiglieri appartenenti al gruppo della maggioranza comunale.
*Iscritto PD, già assessore regionale e segretario regionale Partito Popolare