Partiamo da un presupposto: apprezzo molto di più chi si assume la responsabilità di una risposta, per quanto non condivisibile, come la senatrice Minasi, di tutta una serie di rappresentanze territoriali che invece sembrano turisti, e la ringrazio per questo.
Nel merito, dalle dichiarazioni della senatrice, si evince un inquadramento del territorio a mio avviso profondamente distante dalla realtà, per il quale invito ad un confronto ed una riflessione.
Partiamo dal presupposto che il versante tirrenico è già servito da una linea veloce che è di per sé dalla dubbia sostenibilità visto il sistematico ricorso ad ovvi interventi di consolidamento e continue devastazioni del paesaggio. Parliamo dunque di una nuova linea ferroviaria laddove a malapena regge quella esistente.
In tutto questo la contraddizione più palese ed anche meno sostenibile sotto il profilo economico e sociale è che si realizzerebbe (di nuovo) una infrastruttura strategica facendola passare sulla direttrice più distante possibile dalle aree urbane e periurbane più popolose della provincia, cioè quelle di Cosenza e Corigliano-Rossano, e per il percorso in assoluto tecnicamente più impervio.
Questo è campanilismo, ed è la riproposizione di un errore, la conferma di un campanilismo insano che nei decenni scorsi ha capovolto la logica politica, sociale, economica e morfologica della Calabria.
Nel peggiore dei casi, di quanto si allungherebbe complessivamente il percorso per Reggio Calabria se realizzassimo la Praia-Tarsia? Facendo due rapidi conteggi, il “danno all’intera Calabria” a cui fa riferimento la senatrice Minasi sarebbe di 30 chilometri, ovvero 7 minuti. Se 420 secondi sono un danno alla popolazione calabrese, a quanto ammonta il danno alla popolazione ionica e ad una delle aree urbane a maggiore densità di abitanti della regione, visto che per raggiungere credibilmente la stazione di Paola si impiega – nei periodi meno trafficati – 1 ora e 40? È campanilismo il nostro o quello degli altri?
Questa è solo una piccola parte dei dati che sono certo debbano indurre il Ministro Salvini, le rappresentanze parlamentari ed il management di RFI a rivedere questa scelta che – confermo – è uno schiaffo alle comunità ed anche alla logica.
Ma vorrei indurre un ragionamento meno statistico e più politico, di visione: le due aree urbane di Corigliano-Rossano e Cosenza e la Piana di Sibari, ovvero la valle del Crati, sono, per ragioni diverse, i vettori di potenziale sviluppo di quest’area del mezzogiorno. Una Ferrari che cammina in prima marcia, per le scelte illogiche che storicamente sono state perpetrate negli anni. Una Ferrari non per me, per mio cugino, per il cittadino di Corigliano-Rossano, ma per la Calabria. Davvero non sono maturi i tempi per chiudere quest’epoca e puntare sul nostro futuro?
Io sono campanilista al 100%, il mio campanile è la Calabria. Apprezzando la risposta della senatrice, sarebbe utile per tutti avviare un confronto istituzionale, scevro da pregiudiziali politiche, finalizzato a condividere delle scelte con dei territori che non solo non hanno meno diritti di altri, ma ai quali da tempo viene impedito di contribuire alla crescita del sistema Italia.