“Oggi non è in discussione l’abolizione del reddito di cittadinanza su cui mi sono espresso a suo tempo, sostenendo che, seppur con una verifica e rimodulazione dei criteri, doveva essere confermato come misura a tutela delle fasce più deboli della popolazione. La mia protesta odierna, dunque, non è contro l’abolizione del reddito di cittadinanza tout court, ma contro i metodi usati dal Governo Meloni per gestire questa fase transitoria che ha visto l’invio di un sms ai percettori in cui li si informa della sospensione del sussidio demandando, però, ogni responsabilità ai servizi sociali dei Comuni”. E’ quanto afferma il sindaco di Cosenza, Franz Caruso, stigmatizzando l’articolo di Libero Quotidiano dal titolo “Reddito abolito da sette mesi. I sindaci rossi lo scoprono ora”, che, di fatto, incentra la problematica sollevata da diversi primi cittadini solo rispetto alla loro appartenenza partitica.
“In questo caso specifico – prosegue Franz Caruso – non si discute, quindi, sull’abolizione o meno del reddito di cittadinanza, ma sulla manifesta volontà di passare il cosiddetto cerino di quella che rischia di diventare una bomba sociale nelle mani dei Comuni, a prescindere se essi siano guidati da coalizioni di centro destra o di centrosinistra. Ed, invero, un Sindaco non è e non può essere il segretario di un partito, ma è e deve essere il rappresentante istituzionale della sua intera comunità, facendosi carico a 360 gradi dei diritti e dei doveri dei cittadini. In questa ottica ho espresso, insieme a tanti altri colleghi, una giusta e vibrata protesta per la mancanza di sensibilità, oltre che di pragmatismo, manifestata ancora una volta dal Governo Meloni che con freddo distacco non solo non si è assolutamente posto il problema di lasciare tutti i beneficiari del reddito di cittadinanza, dalla sera alla mattina, senza alcun sostentamento, quanto non ha tenuto in alcun conto le difficoltà che avrebbe arrecato ai servizi welfare dei Comuni che non sono in grado di prendere in carico anche i soggetti che fino a ieri sono stati gestiti dai centri per l’impiego, per una cronica carenza di personale e per un’annosa inadeguatezza dei mezzi informatici. Non mi pare, dunque, che sia la mia una presa di posizione ideologica, ma la denuncia di una problematica seria ed evidente che sta già creando forti tensioni sociali e che rischia di degenerare se non è governata con responsabilità e buon senso. Se poi la denuncia di questa situazione, che ribadisco essere deprecabile nel metodo e nel merito, è una problematica esclusivamente dei sindaci di centrosinistra, ne prendiamo atto ed attendiamo i fatti, che sapranno darci ragione o meno su quanto asserito. Detto ciò rimango convinto che il disagio sociale non è e non può essere una problematica ascrivibile ad una connotazione partitica, dovendo essere rappresentato e contrastato da tutti i partiti in quanto organi dello Stato, per come afferma l’art.49 della nostra Carta Costituzionale”.
“Certo c’è poi anche una quesitone di sensibilità – conclude Franz Caruso – per il sociale che non tutti i rappresentanti dei partiti avvertono, ma questa è un’altra storia”.