“La risposta del tutto inconcludente, arraffazzonata e, soprattutto, che non entra nel merito del colpo di coda che la maggioranza di centrodestra alla Regione Calabria sta tentando di assestare alla democrazia ed alla rappresentanza istituzionale dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero è, di fatto, un’ammissione di colpa. Si vuole rimettere in gioco l’ex sindaco di Cosenza con la complicità del fratello Governatore della Calabria”. E’ quanto sostiene in una nota il gruppo del Psi in consiglio Comunale.
“Altro che attacco volgare e personale – prosegue la nota dei socialisti di Palazzo dei bruzi – Abbiamo semplicemente scoperchiato il cosiddetto vaso di Pandora, che contiene anche tutti i disastri compiuti dall’ex sindaco con la complicità di chi ieri sedeva a Palazzo dei Bruzi e oggi occupa uno scranno o una postazione alla Cittadella. Accade spesso, infatti, che nel vedere gli stessi visi traslati da Cosenza a Catanzaro, più di uno appella il Presidente Occhiuto con il nome di Mario. Ed, infatti, sono sempre loro, i seguaci dell’ex sindaco del centrodestra alla Regione Calabria, che vorrebbero bypassare, attraverso la fusione delle tre realtà urbane, la voragine debitoria che l’amministrazione a guida di Mario Occhiuto ha generato a Cosenza ridandogli un proscenio che non riesce a conquistare a Palazzo Madama dove la sostanza è più importante della forma. Con un colpo di mano, dunque, si tenta di modificare il comma 3 dell’art. 5 della legge n.15/2006, prevedendo l’esclusione sia della volontà dei Comuni interessati che dei cittadini ai processi di fusione. Ed, infatti, abolendo la deliberazione consiliare che rappresenta l’unico atto partecipativo vincolante rappresentativo delle scelte del territorio, il referendum consultivo e non vincolante è una mera presa in giro per la collettività. Quindi, quale sarebbe questa garanzia di migliore democrazia di cui parla la Grande Cosenza? Come il “consenso democratico e sovrano della cittadinanza” potrà condizionare l’eventuale fusione? Se dicessimo che i nostri colleghi della opposizione consiliare non sanno neanche di cosa parlano, probabilmente, stavolta si, saremmo volgari. Per cui non lo diciamo, ma agli stessi chiediamo di entrare nel merito della questione e soprattutto di assicurare ai cittadini che sbagliamo quando affermiamo che si vuole abrogare ciò che il legislatore regionale ha sancito nell’anno 2006 e, cioè, che il pronunciamento delle popolazioni deve avvenire attraverso un referendum popolare il cui quesito è da porre sulla base della deliberazione dei consigli comunali. Basta menare il can per l’aia, si abbia rispetto per i cosentini e per le comunità”.