di Roberta Mazzuca – Torna a Cosenza e a Rende un sogno, o meglio l’eterno interloquire di un “sogno” che pare diventato quasi un incubo. L’incubo della città unica, fatto di sole parole e continue sferzate tra un’amministrazione e un’altra, tra chi la vorrebbe, chi si oppone, e chi sceglie di tirarsi fuori da ogni dibattito. Lo ha fatto, ad esempio, il sindaco di Cosenza Franz Caruso, grande assente nell’incontro organizzato proprio ieri dal gruppo consiliare regionale della Lega all’Hotel Royal di Cosenza.
Se ne parla ormai da decenni, di questa chimera che vedrebbe le due città finalmente insieme. Ed è stata la volta, nel convegno svoltosi ieri, di Sandro Principe, ex sindaco di Rende, Carlo Guccione, intervenuto nonostante la polemica giunta da Palazzo dei Bruzi sulla sua partecipazione, Mario Occhiuto, ex sindaco di Cosenza e oggi senatore di Forza Italia, e Simona Loizzo. Proprio quest’ultima, deputata della Lega e capogruppo in consiglio regionale, aveva nuovamente sollevato la questione della città unica nei mesi scorsi presentando una proposta di legge.
Carlo Guccione: “Il problema del Mezzogiorno è non avere grandi città che possano interloquire con il Governo centrale. Il Comune unico Cosenza-Rende può far bene alla Calabria”
“Ritengo che alla base di tutto ciò debba esserci il confronto, anche aspro. Un problema del Mezzogiorno è quello di non avere grandi città che possano interloquire con il Governo centrale e con l’Europa, e dunque avere un peso non solo dal punto di vista della popolazione, ma anche dal punto di vista di ricchezza culturale, economica e politica. La Calabria del nord rischia di essere marginalizzata”. Ad aprire con queste parole il dibattito è Guccione, che evidenzia la necessità di mettere insieme i servizi e dare il via a un confronto partecipato sulla formazione di un’area vasta. “Penso che il Comune unico Cosenza-Rende possa essere un bene per la Calabria, che possa esprimere un potenziale culturale, politico, ed economico”. Non un progetto di centrodestra o centrosinistra, ma partecipativo, non una fusione a freddo, ma che coinvolga i cittadini con un confronto. Questa l’idea che Guccione propone: “È giunto il momento di intravedere la realizzazione di questo progetto. Io vivo a Rende, ma i miei figli vivono praticamente a Cosenza, fanno sport a Cosenza, non conoscono la differenza tra i due territori. Questa è la grande diversità rispetto al passato. Da questo processo partecipativo credo possa nascere qualcosa di fecondo”.
La visione pessimistica di Mario Occhiuto: “Nella città unica non ci credo più, ma ci spero fortemente”
Ad essere più pessimista è l’ex sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che nell’idea di una città unica non ci crede più: “In dieci anni da Sindaco non ci sono riuscito, sono tornato più volte su questo tema, ma ci sono state resistenze da parte della politica. Rende ha sempre detto di no e oggi vedo diffidenze che nascono soltanto dalla paura di perdere potere”. La polemica, dunque, all’ex primo cittadino di Rende Sandro Principe, e a quello attuale di Cosenza, volontariamente assente e tacciato da tutti i presenti di poca disponibilità al confronto. “La proposta di Simona è democratica, perché sarebbero i cittadini a scegliere, ma ho forti dubbi che la classe politica lo accetterà. Io non ci credo, ma ci spero fortemente. Principe è stato un grande amministratore, a cui addebito però un eccessivo campanilismo. Ci sono state amministrazioni che volutamente hanno cercato di non integrare queste realtà urbane, perché avevano interessi a far sviluppare solo il proprio territorio. Non hanno avuto una visione complessiva”.
E sulla “fusione a freddo” accennata da Guccione ha da dire: “Ma ne stiamo parlando da decine di anni, non è più una fusione a freddo. Non esiste sulla carta, ma la città unica esiste già nei fatti. È solo un modo di perdere tempo per non realizzarla” – continua. “La città unica esiste, bisognerebbe solo dare i servizi ai cittadini”.
Servizi che, ahimè, città unica o no, nei nostri territori scarseggiano non poco. Basta provare a prendere un pullman, osservare lo stato di degrado in cui la città, ricolma di cumuli e cumuli di rifiuti in ogni angolo di via, sopravvive, o l’assenza di un servizio essenziale, come quello dell’acqua, che continua a mancare in molte zone di Cosenza. “C’è una questione di volontà politica, e chi non vuole fare il referendum vuole soltanto che i cittadini non si esprimano. Dopo il primo anno, dopo un giorno, mi sarei dimesso, pur di fare la città unica” – conclude Occhiuto.
Sandro Principe e “la necessità del confronto e di un progetto”
Contrario a questa impostazione Sandro Principe, che ne ha da dire anche sull’assenza dell’amministrazione bruzia e sugli attacchi lanciati dal gruppo del PD in merito alla presenza di Carlo Guccione: “I siluri che arrivano dal colle di Pancrazio, quel modo di intendere la politica non ci appartiene. Un progetto politico che si definisce democratico, e poi fai siluro contro coloro che accettano un confronto, non va bene e non è democratico. Sono qui, dunque, per confrontarmi, e dire la mia, non accettando quello che ha detto Mario Occhiuto, perché mi sembra un modo pretestuoso di affrontare un problema”.
“Tutto a noi si può dire, – continua – ma non che abbiamo una visione limitata ai territori. A Mario Occhiuto come realizzatore l’ho anche apprezzato, ma aveva un piccolo difettuccio, il suo sguardo non andava mai al di là della cinta muraria di Cosenza. È stato sindaco di Cosenza, non della città capoluogo. Il problema di fondo che abbiamo in quest’area urbana è che i dirigenti delle diverse aree non si parlano. Ricorderà Mario occhiuto, che quando si trattava di stabilire l’ingresso della metropolitana, io andai nel suo studio, e gli proposi di entrare da via Panebianco, con un grande risparmio di denaro e di tempi. Non abbiamo ricevuto aperture a riguardo”.
E parla, poi, di una visione “Cosenza-centrica”: “Quando si ipotizza una città unica, bisogna porsi una serie di problemi. Cosenza è in dissesto, Rende è in pre-dissesto, ci sono beni che hanno le due comunità, e dovrebbero diventare della città unica. Se uno vuole affrontare queste problematiche significa che non la vuole? Ai cittadini cosa proponiamo, che Rende e Cosenza sono già la stessa cosa, o abbiamo l’obbligo di sottoporre loro un progetto? Si amministrano città per anni, non si fa un atto per una progettualità comune, poi si viene qui a dire che non vogliamo la città unica”. Parole chiare e decise quelle di Principe, che è un fiume in piena sull’argomento: “Cominciamo a gestire insieme tutto quello che è gestibile, programmiamo insieme i servizi, e dopodiché sottoponiamo ai cittadini un’idea concreta. Tu onestamente, caro Mario, hai una visione ‘Cosenzacentrica’”. E come “vicenda emblematica di questa mentalità” chiama in causa un altro dei temi più discussi di sempre, il nuovo ospedale di Cosenza: “Abbiamo un’università a cui manca, per il campanilismo calabrese, una facoltà di medicina. Quello che abbiamo oggi, vorrei precisare, è un corso, non una facoltà. Dobbiamo fare l’ospedale di Cosenza, e non era quella l’occasione giusta per fare le cliniche ad Arcavacata?”.
Un confronto che non avviene, che avviene con battute sui giornali, ma mai seduti intorno a un tavolo, denuncia Principe. “Se si fa come negli ultimi anni, in cui i sindaci non si sono incontrati neanche per un caffè, e che hanno messo in piedi qualche iniziativa pirotecnica con l’aiuto di qualche rettore che per fortuna non dirige più l’Università della Calabria, il discorso della città unica non va bene. Ho apprezzato molto, invece, l’impegno della Loizzo”.
Il “sogno” di Simona Loizzo
E a concludere questo acceso dibattito proprio Simona Loizzo, che esordisce rivolgendosi ancora a Palazzo dei Bruzi: “Qui quelli che mancano, i grandi assenti, sono quelli che oggi governano le città, primo fra tutti il sindaco Caruso, che non ha accettato l’invito. Chi non si sottopone al dibattito ha torto in maniera totale, perché noi vogliamo solo discutere, non imporre il nostro pensiero. Carlo Guccione è un mio amico, e penso sia una coscienza libera. Chiunque pensa di poter dire a ognuno di noi dove andare e dove non andare, fa male allo spirito liberale e democratico”.
Passa, poi, a delineare il suo “sogno”: “Il mio sogno di una città unica passa dall’Università, che dovrebbe contrattualizzare la voglia di occupazione dei nostri giovani, perché oggi non c’è nessuna connessione tra la ricerca e la filiera occupazionale. E poi ho il sogno di un grande ospedale, di una gestione comune dei rifiuti, penso ad esempio che ci saremmo meritati un termovalorizzatore a Cosenza-Rende. Ho il sogno, ancora, di un verde unico, che parta dall’unione dei due parchi confinanti e che possa contenere le specie rare del nostro comprensorio. Il sogno di realizzare una sopraelevata di cammino come si vede nei grandi documentari del Giappone o della Cina”.
Sogni che, ahimè, allo stato delle cose, rimangono, da decenni, solo e sempre sogni. Già, perché le immagini che scorrono nella mente mentre si ascolta “il sogno della città unica”, fatto di servizi condivisi, di verde condiviso, di luoghi della cultura condivisi, di nuovi ospedali e grandi e pompose immagini di una città che oggi esiste soltanto nelle parole e nelle idee di chi la reclama, sono ben diverse. Sono immagini orrorifiche, fatte di parchi non curati e finanche pericolosi, di animali lasciati a morire, di rifiuti abbandonati per le strade, di ratti che ne hanno fatto la loro casa e il loro rifugio. Sono immagini perturbanti, di città in cui manca l’acqua, bene primario e necessario, in cui risulta praticamente impossibile spostarsi senza auto al di fuori dei confini perché i mezzi non ci sono e, quando ci sono, non funzionano come dovrebbero. Sono immagini di strade rattoppate alla buona, ricolme di buche che paiono crateri, di centri storici completamente abbandonati, in cui basta una pioggia a far venir giù interi palazzi, in un panorama “quasi da guerra”. Il sogno diventerà realtà e ci trasporterà tutti fuori dall’incubo? Chissà.
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Nel frattempo Simona Loizzo conclude: “Ho dimenticato di dire che l’altro sogno che ho nel cassetto è che si metta in rete tutto il patrimonio culturale, anche quello di Rende, e che passa anche per il teatro di tradizione. Il teatro Rendano – afferma rivolgendosi a Fabio Gallo, presente in sala e artefice di ‘Metaverso Cosenza’, l’unico sogno, potremmo dire, realmente concreto in città – potrebbe diventare capofila di una serie di laboratori culturali off Rende e off Cosenza.
Cosa vogliamo essere per questa città e per questa Regione? Quello che i cittadini che voteranno il referendum per la città unica sono già: noi vogliamo essere altro e vogliamo essere oltre”.