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La direttrice del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza: “Sono contraria all’ingresso gratuito, ma favorevole all’apertura fino a tardi”

“Sono contraria all’ingresso gratuito, ma favorevole all’apertura fino a tardi. Potendolo fare, però, perché so della carenza di personale per i musei statali, ed è facile immaginare, dunque, le difficoltà di un museo civico comunale come quello che dirigo”. Così all’AdnKronos l’archeologa Marilena Cerzoso, direttrice del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza, commenta la proposta del neo sottosegretario al ministero della Cultura, Vittorio Sgarbi, di lasciare aperti i musei “almeno fino alle 21 perché la gente che lavora non può andarci di giorno, quindi dovrà andarci, gratis, nelle ore in cui sono liberi di andare”. Proposta, quest’ultima, che ha trovato la contrarietà del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. “Basti pensare al caso degli Uffizi di Firenze – osserva la direttrice -, rimasto chiuso nel ponte dei morti con tanto di rimprovero del ministro. Ma se chiudono gli Uffizi per carenza di personale, figuriamoci qual è la situazione negli altri musei”.

“Dunque – sottolinea -, ribadisco, sono favorevole all’apertura anche oltre l’orario ordinario, ma dove le condizioni del personale lo permettono, mentre sono contraria alla gratuità, e su questo sono d’accordo con il ministro, perché si perderebbe un’importante risorsa, che non è sicuramente utile alla sopravvivenza dei musei, ma è pur sempre una risorsa. I servizi che i musei offrono devono essere a pagamento, perché sono qualificati e in virtù di questo gli deve essere riconosciuto un costo”. Per l’archeologa e direttrice del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza, in definitiva, “ai musei serve personale, è l’elemento fondamentale, perché se ci fosse personale sufficiente si potrebbero predisporre delle turnazioni tali da consentire delle aperture straordinarie per permettere anche a chi durante il giorno lavora di poter visitare i musei”.

“Naturalmente – conclude Cerzoso – occorrono dei finanziamenti. I soldi non sono mai sufficienti, soprattutto per dei musei non autonomi come quelli comunali, i cui incassi ritornano nelle casse del Comune che poi, eventualmente, li distribuisce secondo le esigenze, mentre i musei autonomi hanno una maggiore elasticità perché riescono anche a riutilizzare gli introiti dei biglietti per il museo stesso”.

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