“Ho avuto modo di leggere lo sfogo a firma di Anna Laura Orrico, – afferma in una nota il sindaco di Paterno Calabro, Lucia Papaianni – in relazione al bando per il restauro e la valorizzazione del patrimonio architettonico e paesaggistico rurale previsto dalla Missione 1 del PNRR che per la Calabria prevede quasi 33 milioni di euro, in scadenza il prossimo 30 settembre e quindi difficilmente orientato ad una larga partecipazione degli enti locali.
Ciò dispiace moltissimo per le opportunità che vengono annebbiate a tutti i comuni calabresi che possono e devono fare per migliorare le proprie realtà guardando al territorio complessivamente, che spicca di bellezze e rarità, dal mare alla montagna, passando per piccoli borghi sconosciuti a volte proprio ai calabresi e ricchi di fascino e storia, oltre che tramando di emozioni e sentimenti dei pochi che ancora vivono aggrappati alle tradizioni, e conservano come uno scrigno le beltà dei panorami e dell’architettura regalataci dai nostri avi.
Se questa circostanza compromette il raggiungimento del target dell’investimento per la nostra amata Calabria, ridistribuendo dette risorse di circa 30 milioni di euro verso altre amministrazioni e Regioni di Italia, poiché non siamo stati bravi NON a partecipare ma a NON SAPERE di poter partecipare, determinando quindi una sconfitta per i calabresi, non si potrebbero ridistribuire sugli interventi per la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi da finanziare nell’ambito PNRR, Missione 1 – Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura, Component 3 – Cultura 4.0 (M1C3). Misura 2 “Rigenerazione di piccoli siti culturali, patrimonio culturale, religioso e rurale”, Investimento 2.1: “Attrattività dei borghi storici”, finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU» del Ministero della Cultura; Linea di intervento B?
E’ una domanda che mi pongo ed a cui se c’è possibilità mi piacerebbe venisse offerta una risposta, per i tanti comuni calabresi che hanno presentato la propria candidatura all’avviso pubblico, per la presentazione di Proposte di intervento per la rigenerazione culturale e sociale dei piccoli borghi storici da finanziare nell’ambito del PNRR, proprio nella Missione 1 e che non sono stati ammessi per carenza di somme al momento.
Il comma 1 dell’art. 4 dell’Avviso dispone che: “Le candidature per il finanziamento dei Progetti locali di rigenerazione culturale e sociale possono essere presentate da Comuni in forma singola o aggregata (fino ad un massimo di tre Comuni, compreso il comune proponente e capofila) con popolazione residente complessiva fino a 5.000 abitanti”, stabilendo che per borgo storico debbano intendersi “quegli insediamenti storici chiaramente identificabili e riconoscibili nelle loro originarie caratteristiche tipo-morfologiche, per la permanenza di una prevalente continuità dei tessuti edilizi storici e per il valore del loro patrimonio storico-culturale e paesaggistico”.
Più specificatamente il suddetto Avviso, – prosegue il primo cittadino – sostiene “progetti di rigenerazione culturale e sociale, realizzati nei piccoli Comuni caratterizzati da una significativa presenza del patrimonio culturale e ambientale nei quali sia presente un borgo storico o nel caso di Comuni di piccole e piccolissime dimensioni, che si configurino nel loro complesso come borgo storico”, promuovendo “progetti per la rigenerazione, valorizzazione e gestione del grande patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani, integrando obiettivi di tutela del patrimonio culturale con le esigenze di rivitalizzazione sociale ed economica, di rilancio occupazionale e di contrasto dello spopolamento”, rivolgendosi in particolare “a quei piccoli centri collocati prevalentemente nelle aree marginali del Paese, spesso caratterizzati da fragili economie, aggravate oggi dagli effetti della pandemia da Covid 19, segnati dalla presenza di gravi criticità demografiche e rischi ambientali”.
Tanto che perdere dette somme, sarebbe bello riuscire a creare vantaggio di crescita per queste realtà, perché tutto è finalizzato a creare occupazione permettendo il ripopolamento di questi centri e trattenendo con creazione di forza lavoro, le menti calabresi che oggi si vedono costretti a scappare per sostenere le proprie famiglie. In Calabria solo 14 progetti ad oggi sono risultati finanziati, infatti dall’allegato 1, dell’avviso pubblico sopra citato, in tutta Italia, sono state 1595 le proposte ammesse a valutazione, ed in Calabria ci fermiamo ai progetti con punteggio ottenuto 70, come verificabile dall’allegato B, e Paterno Calabro risulta no finanziato perchè ha ottenuto un punteggio pari a 67, vanificando un processo partenariale che ha registrato la partecipazione di tutte le realtà associative e imprenditoriali del territorio. Un bando che non ha registrato molto interesse a causa dei requisiti specifici richiesti molto stringenti, limitativo per i privati. Immagino e sono convinta che a livello metodologico, forse sarebbe opportuno coinvolgere i comuni nella definizione dei fabbisogni da finanziare per evitare così che altri bandi vadano deserti, a discapito dei piccoli borghi che rischiano a breve di scomparire, laddove non ci siano gli elementi giusti a cambiare le sorti, e la partecipazione ai bandi, o meglio l’opportunità dei avere dei fondi senza fare perdere occasioni ai piccoli enti e non solo, e dunque a tutti coloro che decidono di investire nelle piccole realtà, auspicando un recupero della vivibilità e fruibilità dei luoghi.
E’ da tenere amaramente in considerazione inoltre che nei piccoli comuni, manca il personale per la gestione quotidiana delle attività, partecipare a bandi così complicati a volte rappresenta un’auto-esclusione, poiché generalmente sono gli amministratori che per necessità di bilancio o per carenza di personale idoneo in dotazione organica, assumono la responsabilità dei settori e laddove vi è la possibilità di avere degli amministratori tecnici delle materie, diventa più facile colloquiare e trovare comprensione negli uffici sovra-comunali, quando invece accade il contrario, un piccolo Ente rischia davvero di essere tagliato fuori da tutte le opportunità. Lascio questa riflessione a tutti i lettori, per permettere di comprendere le difficoltà di un piccolo Comune affronta, nella speranza che questa considerazione arrivi anche più in alto e chiedere scusa se a volte pur di partecipare con le esiguità sopra evidenziate, si arriva ritardo nelle risposte delle richieste di altra natura.
Le prossime elezioni del 25 settembre, pongono in attenzione nei programmi elettorali dei vari partiti, scrivendo nero su bianco le varie misure per l’innovazione: Industria, turismo, agricoltura e formazione di comparti in cui sono previste le principali iniziative. Ma dei piccoli comuni? Nessuno purtroppo ne parla. Non tutti sanno che i Piccoli Comuni del nostro Paese sono quasi seimila, rappresentando il 69,5% del totale dei comuni italiani con quasi 10 milioni di abitanti. Luoghi o meglio cantieri di diversità culturale e territoriale, dove l’accoglienza diventa una risorsa, la sostenibilità si tramuta in spinta alla crescita e l’identità si trasforma in competitività. La rete dei 44 cammini riconosciuti da MIBACT e dei tanti cammini ancora non riconosciuti, rappresentano un network di percorsi che collega tradizioni, natura e bellezza, economia a misura d’uomo e agroalimentare a filiera corta, multinazionali tascabili e associazioni non profit, una opportunità per la valorizzazione turistica ed ambientale per i suoi abitanti, con l’attivazione di piani di accoglienza e strutture ricettive, che raccolgono l’eredità del passato, parte dalla nostra identità e dalle nostre qualità per valorizzare territori, comunità e talenti. Ecco che la domanda immediata: dove sono le proposte e le soluzioni concrete per i piccoli comuni? Ci sentiamo orfani anche da parte di chi come ANCI, dovrebbe fare gli interessi di tutti i comuni, ed invece accade che gli interessi sono finalizzati alla risoluzione dei problemi dei grandi comuni e non anche delle piccole realtà, anzi le scelte per la maggior parte delle volte intraprese e votate, sono a discapito dei piccoli Enti. Ma siamo abituati alla resistenza, i nostri padri costituenti ci hanno tramandato la voglia di impegnarsi e non arrendersi per il bene comune ed è quello che continueremo a fare.
Per cui se è vero che le persone sono al centro del PNRR, e il programma PinQua, ossia i fondi sulla qualità dell’abitare, mirano alla realizzazione di progetti di rigenerazione urbana e di edilizia residenziale pubblica, rigenerando attraverso progetti di qualità, il tessuto urbano in un’ottica di sostenibilità non solo economica e sociale, ma anche ambientale, evitando ulteriore consumo di suolo nel rispetto del principio europeo del Do not significant harm (non arrecare un danno significativo), l’auspicio è che giust’appunto la Regione riesca a trovare fondi aggiuntivi per realizzare quegli interventi che, pur avendo superato positivamente la valutazione di merito, non hanno un’adeguata copertura finanziaria in favore delle amministrazioni locali, ed in particolare dei piccoli comuni.
L’auspicio infine è che estendendo il Servizio civile digitale, a tutti i comuni, si creerebbe quella modalità di Servizio civile attraverso cui i giovani possono mettere a disposizione del proprio paese le proprie competenze digitali, aiutando così le persone che hanno difficoltà a utilizzare il web, i dispositivi elettronici e i vari servizi online della Pubblica Amministrazione, garantendo una maggiore velocità di risposta ai già evidenziati e complicati metodi di partecipazione ai molti bandi.
Non facciamo perdere queste somme, – conclude il Sindaco – sono tante ed utili, per tutto ciò sino a qui evidenziato, ma soprattutto perché ogni bando ed una risposta positiva alla partecipazione di esso, permette di migliorare la vita, con la voglia di restare e non scappare, dai piccoli comuni”.