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Nuovo ospedale di Cosenza, le critiche di Assalone (CGIL): “Necessaria l’attuazione di Piano sanitario più esteso”

“Lanciare fumo negli occhi e rincorrere l’obiettivo di gestire appalti e concorsi è certo stata la pratica più seguita negli ultimi vent’anni dalla politica locale che ha sviluppato una notevole capacità in questi campi. La vicenda oramai ventennale del nuovo Ospedale a Cosenza lo rappresenta plasticamente. Propaganda, annunci, gioco delle parti, teatrini inscenati: da vent’anni la nostra popolazione, che tutta Italia sa quanto abbia bisogno e diritto (disconosciuto e negato) alla salute, assiste a queste indecorose commedie”. Ad affermarlo è il coordinatore di “Democrazia e Lavoro” della CGIL, Pino Assalone.

“Oggi la Giunta di Cosenza, che dopo otto mesi di Amministrazione non ci pare abbia prodotto alcunché, cerca di giocare la carta del municipalismo, optando in solitudine per il posizionamento del nuovo Ospedale dentro i confini del territorio comunale. E la scelta della collocazione fisica è l’unica cosa di cui si parla; studio della situazione, analisi dei bisogni e delle criticità da affrontare: tutto questo è assente, certamente considerato secondario”, aggiunge Assalone.

Prosegue così il suo duro intervento: “Se si è ritenuto fondamentale la costruzione di un nuovo Ospedale e ci sono già i fondi ad hoc è giusto procedere alla sua realizzazione. Ma con tutta evidenza appare giusto realizzarlo nell’area universitaria. L’UNICAL ha già oggi il Corso di Laurea in Medicina e Tecnologie Digitali e verosimilmente si stanno formulando i progetti per un ulteriore sviluppo dell’offerta formativa nell’area medico-sanitaria. Ha senso parlare di un nuovo Ospedale senza pensarlo come possibile Policlinico e centro di ricerca universitaria?”.

Secondo Assalone: “Ancora, visto che il Committente dell’opera è la Regione Calabria, se non si volesse far suonare solo la grancassa della propaganda, sarebbe necessario un tavolo di concertazione tra l’Ente superiore e i Comuni di Cosenza e Rende per studiare la collocazione migliore. Ed ancora, non riteniamo che il nuovo Ospedale (per quanto utile) possa rappresentare la panacea per una Sanità disastrata che non riesce a garantire né prestazione e servizi minimamente adeguati né i Livelli Essenziali di Assistenza previsti”.

Il coordinatore Assalone stila poi un lungo elenco di criticità: “Si deve necessariamente inquadrare nell’attuazione di un Piano che preveda il rifacimento della rete d’emergenza/urgenza, lo sviluppo della medicina territoriale, un piano serio per l’assistenza domiciliare: tutte cose di cui non si parla mai concretamente ma solo per discutere di come spendere le appetibili risorse del PNRR, una torta che sta accendendo la voracità di tutti. Ed ancora, nel frattempo che l’agognato progetto diventi realtà (almeno qualche anno), non pensiamo si debba lasciare tutto così com’è, in attesa del futuro miracoloso nuovo Ospedale.

“Le necessità dei cittadini, costretti a raccomandarsi al potente di turno o alla fuga dalla Calabria, debbono essere sacrificate ancora al disinteresse della politica? Ed infine, una volta completata la struttura, sarà sempre la nostra politica (con tanto di “p” minuscola) a gestirla direttamente, decidendo tutto dalla scelta dei primari alle nuove assunzioni del personale, e ad utilizzarla come serbatoio di clientele e favori di ogni sorta?”, si domanda Assalone proseguendo con un augurio: “Ci piacerebbe che si aprisse una discussione vera, franca e pubblica su questi temi, con il coinvolgimento di tutte le parti e dove la cittadinanza potesse esprimere valutazioni e proposte”.

E aggiunge: “Ci piacerebbe che i tanti senza voce, abituati solo a produrre inutili mugugni nei corridoi delle strutture sanitarie o nelle piazze cittadine, spiegassero, a chi vede la Sanità come terreno di produzione di ricchezze private e di bacini clientelari, che la Sanità Pubblica è altro e servirebbe ad altro, a soddisfare il sacrosanto diritto alla salute di tutte e tutti. Ci piacerebbe che la buona Politica (poca, debole, inascoltata, ma che esiste anche da noi) avesse la forza e la determinazione per farsi sentire. Ci piacerebbe che il Sindacato ne facesse una vertenza generale e non si lasciasse (come spesso fa) imbavagliare dai rapporti con certa politica, indistintamente di centrodestra e di centrosinistra, portatrice di interessi particolari quando non del tutto privati.”

A conclusione del suo intervento afferma: “Sarà difficile ma siamo certi che quanto ci piacerebbe sia condiviso dalla grande maggioranza del “Paese reale”, quella che il Paese lo vive e ne soffre, a differenza di chi vive nei palazzi e che ha perso ogni contatto con le concrete condizioni di vita del mondo del lavoro e delle classi popolari.”

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