Giornata intensa per l’Amministrazione comunale. Dopo la deposizione della corona d’alloro all’epigrafe di Piazza Giovanni XXIII in occasione della Festa della Repubblica, passeggiata collettiva verso la Villa comunale per la riapertura ufficiale e l’inaugurazione del Parco Storico-Didattico. L’intervento, finanziato dal DPCM 36/2020 con i fondi destinati alle infrastrutture sociali, riqualifica il salotto moranese conferendogli il fascino tipico delle aree verdi urbane e adeguandolo alle esigenze tecnologiche delle nuove generazioni.
«Volevamo realizzare anzitutto un luogo di relax» afferma il consigliere Geppino Feoli, che si è occupato dei lavori di rigenerazione del sito. «Un luogo che fosse in sintonia con le sue origini e le sue finalità. E pensiamo d’esserci riusciti. Ci troviamo infatti con un polmone verde assai accogliente, che promuove il rispetto dell’ambiente e valorizza la cultura e l’antropologia locali. Il parco, ammodernato e ampliato, sia sotto l’aspetto informativo, con una cartellonistica interattiva, sia ludico, con l’installazione di numerosi attrezzi per l’infanzia, si richiama all’esperienza sensoriale diretta e stimola da un lato l’apprendimento mediante ausili formativi multidisciplinari, dall’altro si pone quale intermediario tra la conoscenza generata dai sistemi virtuali e la piena e motivata consapevolezza del mondo esterno. Insomma abbiamo provato a studiare un percorso che possa coniugare le aspettative delle generazioni targate terzo millennio alle esigenze degli adulti, in fondo accomunate dalla ricerca del benessere psicofisico. Non resta che riprendere a frequentare il posto, con i nostri migliori auguri a tutta la cittadinanza».
La Villa si presenta, dunque, rinnovata e divisa in due macro aree: l’una storico-didattica, l’altra ludica. Un assistente virtuale e alcune bacheche sono il fulcro della dimensione divulgativa. Basterà installare nel proprio cellulare l’applicazione web dedicata, scaricabile già dai prossimi giorni, semplicemente inquadrando il QR Code segnalato nella prima bacheca, vicino all’ingresso principale e seguendo le indicazioni automatiche. Un sensore dialogherà con il dispositivo mobile e lancerà una traccia audio quando il potenziale visitatore si troverà in prossimità di una bacheca: sarà sufficiente collegare le cuffie al proprio cellulare per ascoltare il capitolo descritto e ricevere notizie pertinenti. La narrazione è divisa in dieci capitoli che raccontano Morano.
I giochi, compresi quelli pedagogici, sono stati posizionati in quattro diversi ambiti. Il primo, distaccato dagli altri, prospiciente la chiesa San Bernardino, riguarda la flora autoctona, costituiti da due mini orti coltivati a lavanda. Gli altri tre ambiti riguardano: un primo, lo svago di gruppo per minori da due a quindici anni, con una particolare attenzione all’inclusione sociale; un secondo attiene al senso dell’equilibrio; un terzo ai movimenti e alla cura del corpo tramite equipaggiamenti vari.
«Restituiamo il nostro salotto alla comunità moranese» affermano il sindaco, Nicolò De Bartolo, e il consigliere capogruppo di maggioranza Mario Donadio. «Comunichiamo l’arte, la natura, il patrimonio paesaggistico e quanto di bello abbiamo nel nostro borgo. Abbiamo voluto investire nella riqualificazione della Villa, perché consapevoli del suo potenziale turistico e naturalistico. Peraltro, la prossimità del sito all’abitato antico concorrerà certamente a migliorare la vivibilità complessiva del paese. La memoria, le nostre radici, i nostri valori sono il prodotto di un delicato meccanismo di scambio» osservano i due amministratori, «un meccanismo che si nutre del coinvolgimento e della forza di più generazioni capaci di connettersi fra loro. Ora spetta ai nostri ragazzi preservarla, la nostra Villa; a loro ci appelliamo perché collaborino con noi nel “curarla”, tenerla “viva” e mantenerla “pulita”. E per “curarla” serve non farla ammalare con azioni riprovevoli; per “tenerla “viva” occorre non “ucciderla” con atti vandalici; per tenerla “pulita” è sufficiente non sporcarla con cartacce e rifiuti abbandonati nei prati. Chiediamo a tutti di rispettare questo posto e imparare ad amarlo come fosse cosa propria. Perché è cosa propria. Contiamo molto nel senso civico dei nostri giovani. Ai quali, sicuri che sapranno apprezzare, affidiamo questo nostro gioiellino».