In una comunicazione diretta al Presidente – Commissario per la sanità, Roberto Occhiuto, ancora una volta, Francesco Garofalo, portavoce del comitato spontaneo di cittadini in difesa per il diritto per la salute, di Cassano All’Jonio, tiene accesi i riflettori sulla problematica sanità.
“Che la situazione sanitaria in Calabria – scrive Garofalo -, è ai minimi storici, è un dato inconfutabile. Da anni, viviamo la carenza di medici, di personale infermieristico, pronto soccorsi intasati, ambulanze del 118 senza medici a bordo, medicina territoriale inesistente e non garantiti i famosi livelli essenziali di assistenza. Una situazione – ricorda -, che trova riscontro anche nelle reiterate denunce del Presidente dell’Ordine dei Medici della provincia di Cosenza, Eugenio Corcione e dei sindacati di categoria. I calabresi, pagano loro malgrado, un durissimo prezzo per la mancata di un’adeguata assistenza sanitaria. Ogni giorno, assistiamo ai viaggi della speranza e al grido di dolore delle popolazioni delle provincie calabresi. Anni di mala gestione e di sciatteria amministrativa. Nel caso del Comune di Cassano All’Jonio – rimarca -, diventa ancora più drammatica, dove non è mai entrata in funzione la struttura ospedaliera, costruita negli anni sessanta e costata centinaia di miliardi delle vecchie lire. Una storia fatta di promesse, tutte puntualmente non mantenute. Una vicenda, che ha dell’incredbile e le responsabilità sono ben individuabili. Basti pensare che in una notte, venne trasferito dal poliambulatorio di Cassano in altra località, un attrezzato centro di riabilitazione.
Oggi, i cassanesi si ritrovano a far fronte con il solo poliambulatorio, dove da oltre cinque anni, manca il servizio di endocrinologia, della mancata nomina del direttore del laboratorio d’analisi e di quello di radiologia. Discorso a parte – denuncia -, quello relativo al gabinetto di odontoiatria, da sei anni sospeso e le cui attrezzature, sono chiuse in una stanza. Anche l’Hospice, punto di eccellenza in Calabria per le cure palliative, attualmente risulta mancante di due medici e della figura essenziale del psicologo. Così come, non si capisce il perchè, le donne di questo territorio non possono usufruire, di un mammografo, strumento indispensabile per la diagnosi precoce, oggi sempre più frequente grazie ai programmi di screening che prevedono di sottoporre a mammografia le donne nelle fasce di età raccomandate. Stessa sorte potrebbe toccare anche al Consultorio Familiare. Perché dal 30 giugno prossimo, andrà in pensione l’infermiera professionale, in forza alla struttura socio-sanitaria. Quello di Garofalo, è un j’accuse contro una situazione che oramai, si trascina da anni, non più rinviabile e evidentemente ignorata.