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“Giustizia vera per Giampiero”: a Cosenza il ricordo di Giampiero Tarasi nel giorno del suo 34esimo compleanno

di Roberta Mazzuca – Li chiamano “incidenti stradali” , “infortuni accidentali”, “sinistri imprevedibili”. Ma come definire una tragedia in cui un ragazzo di 33 anni perde la vita schiantandosi contro le barriere di cemento che bloccano l’accesso alla strada, morendo sul colpo? E se quelle barriere, posizionate a seguito di una frana su Corso Vittorio Emanuele nella zona di Portapiana, non fossero state segnalate? Potremmo davvero chiamarlo “incidente”, addossando la responsabilità della propria morte a un ragazzo che, con tutta probabilità, avrebbe potuto essere salvato da una maggiore attenzione alle strade e alla segnaletica da parte dell’amministrazione? Queste e mille altre domande continuano a porsi familiari, amici, e conoscenti di Giampiero Tarasi, che la sera dell’8 marzo 2021 si schiantò a Cosenza con la sua moto contro quelle maledette barriere new jersey.

Così, nella giornata di ieri, 6 maggio 2022, nel giorno in cui Giampiero avrebbe dovuto festeggiare il suo 34° compleanno, una folla piena di dolore ma anche di emozione e amore incondizionato, capace di superare tempo e spazio, si è riunita in Via Cesare Baccelli per ricordare, commemorare, ma soprattutto chiedere ancora una volta giustizia per Giampiero Tarasi, strappato alla vita in quello che più che un incidente sembra essere stata una del tutto evitabile tragedia.

“LA TERRA DI PIERO” AL FIANCO DI FAMIGLIA E AMICI: “GIAMPIERO È MORTO DUE VOLTE, I RESPONSABILI DEVONO PAGARE”

A ricordare Giampiero nella toccante iniziativa “Giustizia vera per Giampiero” anche l’associazione “La Terra di Piero”, attiva nel realizzare opere di solidarietà in tutto il territorio e sempre vicina alla famiglia del centauro prematuramente scomparso. A parlare a nome di tutti i volontari il presidente Sergio Crocco: “Bisogna parlare dei responsabili di questa tragedia. Giampiero non è morto per il fato, è morto perché c’è stata gente che non ha voluto ascoltare le segnalazioni delle persone su un posto pericolosissimo”.

Un tratto senza illuminazione e senza alcuna segnaletica che ne indicasse l’interruzione. Un “errore” o, più propriamente, una totale indifferenza e negligenza da parte di istituzioni che non osano tenere al sicuro i cittadini, ma guardano avidamente al proprio interesse e ai propri personali affari, incuranti del fatto che non occuparsi della propria città, delle strade, dei servizi, di ogni aspetto che riguardi la sicurezza e il benessere delle persone che la abitano, significa far pagare a caro prezzo, a quelle stesse persone, con la vita, inefficienze che ad altri toccava risanare. “Giampiero è morto due volte”, prosegue Crocco evidentemente commosso. “La prima quando gli amministratori non hanno fatto il proprio dovere, la seconda il giorno dopo, quando hanno apposto la dovuta segnaletica. Quello è stato un gesto di una vergogna inaudita, e qualcuno dovrà pagare” – conclude, rivolgendo ai familiari la promessa di non abbandonarli in questa dolorosa battaglia.

Dopo il gravissimo episodio, infatti, in un tentativo di risanare l’insanabile, compiendo un gesto ulteriormente lesivo della dignità di una morte così ingiusta, l’amministrazione provvede a segnalare adeguatamente il pericolo, collocando cartelli e transenne a debita distanza. Un gesto che ha il sapore di beffa di fronte alla morte di un ragazzo che, in una strada priva di catarifrangenti e nascosta dalle oscurità della sera, si è probabilmente reso conto della barriera troppo tardi per evitare il tragico scontro. Ad oggi, sono sette gli indagati per la morte di Giampiero, accusati di non aver garantito la sicurezza sul tratto stradale di Corso Vittorio Emanuele e di non aver apposto l’opportuna segnaletica di cantiere prevista dalla legge. Si tratta di Antonella Rino (dirigente del Comune di Cosenza settore II manutenzione ordinaria-protezione civile-datore di lavoro); Ettore Tucci (responsabile unico del procedimento tecnico); Giuseppe Bruno (comandante Polizia municipale di Cosenza in carica dal 24.7.2019 al 29.1.2020); Agostino Rosselli (comandante Polizia municipale di Cosenza dal 30.l.2020 al 28.7.2020); Alessia Loise (comandante Polizia municipale di Cosenza dal 29 luglio 2020 ad oggi) e due imprenditori Robertino Perri e Pasquale Perri.

CHIARA PENNA E FRANCESCO ALIMENA: “FAREMO IL POSSIBILE PERCHÈ TRAGEDIE DEL GENERE NON RICAPITINO MAI PIÙ”

Alla manifestazione presenti due rappresentanti dell’attuale amministrazione, i consiglieri Francesco Alimena e Chiara Penna, che si mostrano vicini alla famiglia e disposti a far sì che “incidenti” come quello di Giampiero non ricapitino mai più. “Quello che potevamo fare nei pochi mesi del nostro insediamento è stato fatto. Non entro nel merito delle responsabilità individuali di natura penale o civile, perché questo è compito della giustizia. Noi come amministrazione stiamo facendo tutto quello che c’era da fare e lo porteremo avanti” – afferma Chiara Penna, che conclude: “Rinnovo la mia vicinanza alla famiglia e vi ringrazio per essere qui a ricordare Giampiero e tutte le vittime della strada e delle eventuali responsabilità di chi doveva agire e non lo ha fatto”.
“Ero un compagno di classe di Giampiero” – dice invece Francesco Alimena. “Oggi, però, non devo parlare come suo amico, ma come istituzione. Con Chiara siamo stati eletti da poco, e vorrei parlare di responsabilità politiche. La frana che ha ucciso Giampiero è avvenuta nel 2019, Cosenza aveva un bando sul contrasto del dissesto idrogeologico dal 2018”. Il consigliere intende porre l’attenzione, cioè, sul fatto che già a partire dal 2018 si sarebbe potuto compiere un intervento per consolidare quella collina. “Appena insediati, una delle prime cose che abbiamo fatto è recuperare quel finanziamento e foraggiare 11 interventi per la rimozione delle frane del Centro Storico. Silenziosamente, quell’azione l’abbiamo dedicata a Giampiero. Quindi spero che presto questo gruppo di persone oggi presente sarà lì quando noi rimuoveremo quella frana, riapriremo quella strada, e ricorderemo lì Giampiero”.

IL RICORDO DELLA MADRE E DELLA FIDANZATA: “NON AVEVO CHIESTO DI AVERTI IN PRESTITO, TI VOLEVO PER SEMPRE”

Straziante e commovente la lettera della madre di Giampiero: “Amore mio, non ho più fatto dolci né più apparecchiato la tavola a festa, eri l’unico figlio che la natura mi ha dato. Ero felice quando ebbi la notizia del tuo arrivo, inaspettata alla mia età, 44 anni. Pregavo che fossi bello, bravo e intelligente, ma non avevo chiesto di averti in prestito, ti volevo per sempre, fino a quando tu ci avresti accompagnato in cielo”. Il dolore di una madre costretta a seppellire il proprio figlio, costretta a vivere dei suoi ricordi, costretta a convivere con la mancanza di un amore atrocemente strappatole via. Un dolore già di per sé immenso e devastante, che nessuno, neanche la giustizia, potrà mai colmare. Ma di giustizia Giampiero ha bisogno perché, anche se quel dolore non si placherà, e quegli abbracci non saranno più reali, e il suo sorriso vivrà solo nei ricordi di chi lo ha conosciuto e amato, soltanto la giustizia può restituire un briciolo di equilibrio e di pace alla sua famiglia, ai suoi amici, alla città stessa che oggi continua a chiedere giustizia.

“Sono certa che lui sarebbe felice di sapervi al fianco di chi, per la sua morte, non smetterà mai di soffrire”, afferma tra le lacrime una sua amica. “E grazie a te, che con la tua gioiosa allegria ci hai regalato gli anni migliori della tua vita. Grazie per tutte le primavere, le estati, gli autunni e gli inverni che hai vissuto insieme a noi. Sarebbe impossibile sintetizzare tutte le virtù, sei stato semplicemente un fuoriclasse. L’amico straordinario che tutti dovrebbero avere. Sei e sempre sarai senza tempo. Ovunque ti trovi, buon compleanno”.

Arrivano, poi, in un altro colpo al cuore, le parole della sua fidanzata: “Probabilmente sbagliando, tutt’oggi mi ostino a credere che tu sia ancora qui con me, perché alla tua assenza non credo mi abituerò mai del tutto. Parlo di te al presente, racconto storie sceme su di noi e sorrido, ma sempre con quel velo di tristezza che è diventato un mio tratto distintivo, visibile anche dal più cieco degli occhi. Vorrei solo che tu fossi qui, vorrei darti il mio regalo cretino, e vedere la tua faccia disarmata dopo averlo scartato. Vorrei spegnere le candeline con te, mentre tua madre ci fa la solita foto tutta storta in soggiorno, ma che comunque è la foto più bella del mondo. Vorrei mangiare il tuo pezzo di torta, perché è sempre più grande, e poi tanto non lo vuoi, vorrei che mi abbracciassi e che mi guardassi perso nei miei occhi come solo tu sapevi fare. Vorrei te”. Un mondo di vorrei che purtroppo nessuno restituirà a quella ragazza che amava e ama Giampiero, e che nel giorno del suo compleanno riempie tangibilmente l’aria di quel suo incommensurabile amore.

SICUREZZA STRADALE E MOBILITÀ, GIUSEPPE GUCCIONE: “A COSENZA PARADIGMA DELLO SVILUPPO E DELLA MOBILITÀ DISASTROSO”

“Le collisioni, quando avvengono tra veicoli, o tra veicoli e manufatti come nel caso di Giampiero, non sono degli incidenti. Le collisioni sulle strade hanno spesso una responsabilità di tipo penale e civile” – interviene poi Giuseppe Guccione, presidente della Fondazione Luigi Guccione Onlus, ente morale per le vittime della strada. “Nel caso di Giampiero, i responsabili risiedono nelle persone che dovevano effettuare i controlli, quelle 7 persone rinviate a giudizio, devo dire anche con una certa sollecitudine da parte del pm”.
“Il secondo elemento è che la morte di Giampiero è una perdita anche per la società” – prosegue Guccione. “C’è anche una responsabilità che è di tutta la collettività. Fino a che non arriviamo alla morte nella nostra famiglia non ce ne occupiamo. Il sacrificio di mio fratello, ad esempio, è stato per me un’esperienza bellissima, un arricchimento sul piano personale, umano, sociale e politico”.
“Quello che vi posso consigliare è che questo gruppo, questa ricchezza, in nome di questo giovane, non si disperda. Dovreste dare una veste organizzativa a questo vostro impegno. Non è solo una questione penale e civile, qui c’è un paradigma dello sviluppo e della mobilità disastroso, in questa città fa pena”. Cita, poi, Ponteverda di Galizia, un luogo che dal 2001 ha messo in atto una politica della mobilità tanto semplice quanto rivoluzionaria, aumentando la qualità della vita: via le auto che la attraversano, via tutti i parcheggi di superficie e i semafori; ancora, zona senza auto estesa al centro storico e ai quartieri esterni e limite di velocità di 30 km/h per le (poche) strade dove il traffico è ancora consentito.

Un modello che in una città come Cosenza, alla situazione in cui oggi la si ritrova, è pura utopia. Basti guardare le profonde voragini che ricoprono il manto stradale da mesi e mesi, con continui rattoppi che non risolvono il problema, lo nascondono (e neanche troppo bene), continuando a rappresentare un pericolo per chiunque. Le consideriamo innocue buche, ma pensiamo a quanti, per delle “buche”, hanno perso la vita. Uno dei casi più recenti quello di Giuliano, morto a 19 anni a Roma per una buca in corso Francia dove, dopo la morte del ragazzo, la notte stessa dell’incidente, l’asfalto è stato rattoppato dall’amministrazione. Un modus operandi che ricorda vagamente un’altra storia. Quella di Giampiero, una storia che non avremmo mai voluto raccontare, ma che oggi è doveroso raccontare, per fare giustizia e per far sì che si accendano i riflettori sul tema della sicurezza stradale e delle responsabilità di chi è tenuto ad occuparsene. Temi che, forse, ci appariranno futili ma che, come Giampiero dimostra e ci insegna con la sua assente presenza, rappresentano vere e proprie questioni di vita o di morte.

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