di Roberta Mazzuca – Transizione ecologica e sviluppo energetico, questi i temi discussi presso la sede Cgil di Cosenza nel corso della conferenza stampa del laboratorio politico “Primavera della Calabria”, presieduta dalla sua fondatrice e portavoce Anna Falcone: “Dobbiamo cogliere un’opportunità che è anche storica, quella della transizione ecologica e della transizione energetica che, se opportunamente utilizzata, potrebbe rimettere il Sud al centro dell’attenzione non solo italiana, ma anche europea”, afferma ai nostri microfoni. “Le iniziative da intraprendere sono tante, sappiamo che la Calabria produce da sola molta più energia di quanta ne consumi, ma ciò di cui abbiamo bisogno è un piano energetico regionale e nazionale”. Proposta di fondo, allora, quella di chiedere al presidente Roberto Occhiuto, insieme agli altri presidenti delle regioni meridionali, di farsi promotori di un accordo di programma che chieda al Governo di investire direttamente e prioritariamente nell’autonomia del Paese. “Il più grande investimento infrastrutturale e di modernizzazione del Paese”, lo definisce Falcone, che prosegue: “Chiederemo, anche tramite il Comitato delle Regioni, che al Recovery Fund venga aggiunta una “Recovery Green” per la transizione energetica che, però, non può essere gestita tramite lo strumento dei bandi. Quest’ultimo, infatti, rappresenta una truffa per il Sud, in quanto non abbiamo le risorse per poter utilizzare i fondi dei bandi, e soprattutto non è idoneo a realizzare questa grande opera di rinnovamento dell’intero modello di sviluppo”.
Un piano nazionale che superi lo strumento dei bandi, dunque, e imponga allo Stato, in tutte le sue articolazioni, l’esercizio della sua funzione politica ineliminabile, ovvero l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di un progetto di transizione energetica per garantire la massima autonomia nazionale, il progressivo abbandono delle fonti fossili e la massima produzione tramite fonti rinnovabili. Ancora, un’economia circolare che garantisca il massimo riciclo dei rifiuti e l’eliminazione tramite termovalorizzatori del residuo minimo possibile, con abolizione delle discariche come strumento di smaltimento dei rifiuti. Tutto questo chiede “Primavera della Calabria”, idee e proposte che la sua portavoce, coadiuvata dagli altri attivisti, esprime con forte chiarezza e decisione: “Quello che è stato previsto con il Recovery Fund non è più adeguato perché immaginato in un modello pre-guerra. La condizione drammatica in cui si trova non solo l’Ucraina, mette l’Europa davanti a un bivio: non possiamo rischiare di spostare solo il fornitore, passare cioè dalla fornitura russa a quella americana. L’autonomia energetica è condizione per l’autonomia politica e per l’agibilità democratica di un paese e dell’Europa. Dunque, o l’Europa diventa finalmente maggiorenne e autonoma anche dal punto di vista dell’autonomia energetica e inizia un percorso federativo serio, oppure vuol dire che il grande progetto europeo è stato soltanto una grande illusione”, conclude Falcone.
Così, dopo un minuto di silenzio dedicato proprio alle vittime di questa terribile guerra, il dibattito e l’esposizione delle proposte avanzate ed esposte, nello specifico, dagli attivisti Marco Infusino, coordinatore del Gruppo di Lavoro sulle tematiche energetiche, Lucrezia Sansi, referente di Primavera della Calabria nella zona di Crotone, e Rossana Vulcano, portavoce Calabria Nord, prende vita, entrando nel cuore di una proposta di ecologia “che non dice sempre NO”. La Calabria è una delle regioni che produce più energia in assoluto, e proprio in virtù di questo potrebbe avere un ruolo fondamentale nella transizione a un modello di vita improntato all’energia circolare. Investire nella transizione energetica e nel lavoro pulito, un modello che abbia delle ricadute economiche, sulla qualità della vita e dell’ambiente. “Per troppo tempo ci siamo affidati alle fonti fossili, pur avendo un territorio che si presta, invece, a una grande diversificazione delle fonti energetiche, mai sfruttate in maniera efficace ed efficiente”, afferma Infusino, prima di esporre nello specifico le proposte in questione.
LE PROPOSTE DI “PRIMAVERA DELLA CALABRIA” PER UNA POLITICA ENERGETICA REGIONALE E NAZIONALE
1. Eolico off-shore. Il mare calabrese è, nel Mediterraneo, una delle aree maggiormente battute da venti con direzione costante e di alta intensità, e le aziende produttrici di elettricità tramite pale eoliche off-shore hanno già concentrato l’attenzione su quest’area. “La provincia di Massa Carrara, ad esempio, ha ottenuto che la realizzazione dei parchi eolici off-shore fosse fatta con maestranze del posto, che fossero coinvolte le aziende locali, che l’assemblaggio e in parte la costruzione delle pale fosse realizzata nel porto di Carrara, noi potremmo proporre il porto di Crotone”. In virtù di questo, si promuoverebbero incontri fra le aziende realizzatrici dei parchi eolici off-shore e le amministrazioni, città metropolitana e comuni, per risolvere le criticità a vantaggio di tutti. “Per noi l’energia eolica non è un tabù, ma con dei paletti. Siamo favorevoli all’eolico off-shore, purché ci sia una valutazione rigorosa degli impatti ambientali, paesaggistici e sociali, e che il sistema creato non crei ripercussioni e sfruttamenti”, afferma Infusino.
2. Solare fotovoltaico. Rispetto al solare termico ha costi di installazione elevati e necessita di ampi superfici, ma può contribuire alla decarbonizzazione in modo rilevante in quanto si possono utilizzare i tetti degli edifici pubblici, delle aziende pubbliche private, delle private abitazioni. La proposta è, allora, quella di un partenariato tra regione ed aziende elettriche per finanziare l’installazione dei pannelli sugli edifici pubblici.
3. Solare termico. Per produrre l’acqua calda sanitaria ed il riscaldamento di una famiglia in una città del meridione, sono mediamente sufficienti 4 metri quadri di pannelli solari termici. Il costo di installazione è di circa 2.000 euro. Tenendo conto che il consumo di gas di una famiglia media è di almeno 1.500 euro all’anno, in meno di 2 anni si ripagherebbe l’investimento, con una riduzione del 15% del consumo totale nazionale di gas. La proposta di Primavera della Calabria è quella di uno sportello regionale di coordinamento con le aziende produttrici per pubblicizzare gli eventi.
4. Comunità energetiche. Il laboratorio, pur apprezzando l’impegno che la Regione ha mostrato con il Piano per le Comunità energetiche, propone di inserire la promozione delle stesse in un Piano Regionale per la Transizione energetica più articolato: promuovere incontri fra i comuni che hanno realizzato le comunità energetiche ed i comuni che ancora non le hanno realizzate per illustrare i benefici per i cittadini, e aumentare il budget a disposizione per la realizzazione degli impianti.
5. Termovalorizzatori (Gioia Tauro e Alia). “Considerato che l’alternativa sono le discariche, noi esprimiamo parere favorevole, a condizione che si utilizzino le tecnologie più all’avanguardia e meno impattanti, soprattutto per il filtraggio dei fumi, che sia inserito in un processo di economia circolare e riciclo ottimizzato dei rifiuti, ovvero che si bruci solo il residuo indifferenziato e non altrimenti riciclabile, che l’energia prodotta sia rimessa in rete e i ricavi utilizzati per i servizi pubblici”, afferma ancora Infusino. In questo modo, i termovalorizzatori si inquadrerebbero in un modello di “economia circolare green” che risolverebbe il problema delle discariche, fungendo da fonte energetica addizionale per il territorio.
Ancora, Infusino cita anche l’utilizzo dell’idrogeno verde nei processi industriali particolarmente energivori, il bioelettrico e le biomasse, intese ad esempio nell’utilizzo dei residui di potatura, infine la produzione di energia dal moto ondoso e dalle correnti, che però presentano ancora delle problematiche da risolvere. Parola d’ordine, in ogni caso, la diversificazione. “Questa guerra e quest’emergenza deve essere un’occasione per fari passi in avanti e non passi indietro”, aggiunge Anna Falcone. “Siamo chiamati a realizzare una grande trasformazione epocale”.
“Abbiamo l’opportunità di entrare in questa transizione come protagonisti. A differenza del Nord, abbiamo anche le condizioni climatiche più favorevoli”, afferma poi Lucrezia Sensi. “Ci invidiano il sole, i venti, abbiamo l’opportunità di diventare davvero leader in questa nuova fase di transizione energetica, e ce la facciamo scappare come sempre dalle mani”.
“Ho scelto di vivere in Calabria proprio perché i miei studi mi hanno portata a capire e a immaginare che la Calabria potesse avere un’altra sorte. Proprio la materia agroalimentare e agroambientale mi ha permesso di aprire gli occhi su questa terra”, afferma infine Rossana Vulcano, che pone l’accento sui temi di cooperazione e di visione multilivello e cita l’Art. 117 della Costituzione, che ”prevede una competenza concorrente fra Stato-Regioni in materia di energia e che per lungo tempo ha visto, invece, un’accesa conflittualità”.
Un laboratorio politico, insomma, che si prefigge di occupare la politica con le proprie proposte e che ha ottenuto il 16% alle ultime elezioni regionali. “Un’opposizione vigile, attenta e costruttiva”, la definisce Falcone, portavoce di un laboratorio che consta di 6 gruppi di lavoro: Sanità, Welfare, Lavoro, Ambiente, Salute, Pari Opportunità e nuovo Modello di Sviluppo. Un laboratorio politico progressista, ecologista, femminista, europeista, che propone un’idea di Calabria che sappia guardare al futuro e che faccia emergere idee, talenti, buone pratiche e soluzioni innovative ai problemi più urgenti della Calabria. Autonomia energetica, abbassamento del costo e meno spese per le famiglie, costi di produzione più bassi, sistema diversificato per impattare in maniera minore sull’ambiente, energia prodotta dai termovalorizzatori impiegata soprattutto per fini pubblici, come rimboschire, e depurare le acque, rimettendo in circolo i profitti dell’energia e azzerando le prospettive d’impatto. Questi i temi centrali emersi, alla base di una visione che vede la Calabria come colonna portante di un sistema orientato al futuro e frutto di un diverso e partecipato percorso politico.