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Il TDDM conclude l’anno di incontri dedicati al suo quarantennale

Parola d’ordine: fare rete. E’ un’espressione abusata, ma mai applicata fino in fondo. L’associazione “Tribunale per la Difesa dei Diritti del Minore”, nel suo quarantennale di attività, ha riportato l’attenzione sulla necessità di una “rete” effettiva che possa essere trainante nella determinazione delle politiche attive sul territorio. E’ nata, così, la “Catanzaro Solidale” alla quale aderiscono diverse associazioni, ma c’è ancora molto da fare dal punto di vista della partecipazione: nel giorno del convegno finale, infatti, coordinato da Eugenio Nisticò all’auditorium del Tribunale per i Minorenni, le associazioni mancavano, ma in compenso c’erano gli studenti. Questi ultimi hanno potuto ascoltare – alla presenza dell’arcivescovo Mons. Claudio Maniago –  la testimonianza di vita del direttore della Comunità Ministeriale, Massimo Martelli, che ha raccontato come i suoi 32 anni di impegno tra i minori abbiano avuto origine da una chiamata, quella di Daniela Fulciniti, presidente del TDDM, che a quel tempo era una volontaria dell’associazione che chiedeva una mano per portare alcuni bambini al mare. Quella stessa mano che oggi lei rivolge ad enti ed istituzioni per allargare i margini di operatività tra i minori e tra le famiglie, che spesso nascondono situazioni di disgregazione allarmanti per il benessere psico-fisico dei figli  – come ha evidenziato l’avvocata esperta di diritto di famiglia, Rossana Greco. Ed allora, come si può fare “sistema”? Come si può passare dalle “reti formali” alle alleanze, che sono fondamentali per analizzare i bisogni e porvi delle soluzioni? Il TDDM ci ha messo del suo – ha spiegato la volontaria, già psicologa all’assessorato alle Politiche Sociali, Loredana Calascibetta – con un’attività costruita nel tempo, con laboratori formativi, centri di lettura, soggiorni estivi e quant’altro per circa 12mila minori fino all’età di quattordici anni, senza trascurare l’impegno costante di “Ospedale Allegro” per i bambini ricoverati. Ma il territorio?

Oggi ci viene in soccorso il nuovo Codice del Terzo Settore – ha dichiarato a tal proposito il dirigente dell’assessorato alle Politiche Sociali, Antonino Ferraiolo – che ha riconosciuto al mondo del Terzo Settore il ruolo di “partner” della Pubblica Amministrazione nell’attività di co-programmazione e co-progettazione per la definizione di interventi e servizi. La prassi delle “reti informali”, quindi, caratterizzata dalla discontinuità e dalla scarsa replicabilità delle buone pratiche perché fondata su collaborazioni spontanee e su relazioni di fiducia, è stata superata in nome di una cultura condivisa che si fonda su un coordinamento stabile e previsto per legge. Ed è così che l’una – la Pubblica Amministrazione – non può fare più a meno dell’altro – il Terzo Settore – nel prevedere interventi mirati per il benessere della collettività. “Le “reti” sono da sempre un elemento centrale per la definizione delle politiche sociali, ma oggi lo sono ancor di più – ha concluso Stefano Morena, direttore del Centro Servizi al Volontariato “Calabria Centro” di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia – Le reti sono un insieme di persone, gruppi ed associazioni che si sostengono a vicenda, con lo scopo di promuovere la cultura della collaborazione tra le istituzioni ed i cittadini. Ma senza la fiducia reciproca viene meno il concetto stesso di “rete”, che non è una metafora, ma il modo in cui funzionano le comunità”.

La ricca mattinata si è conclusa con la foto di gruppo, a corollario di un anno intenso di attività per i primi 40 anni dell’associazione, e con un buffet offerto dall’azienda Il Mulinum.

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