Istituzionalizzare la “giornata insieme alle persone con disabilità”. Questa l’idea lanciata ieri sera dal Vescovo, monsignor Serafino Parisi, al termine del concerto dei Controvento, che ha concluso il “Giubileo diocesano insieme alle persone con disabilità” e che ha registrato la presenza di migliaia di persone tra la partecipazione alla Santa Messa, presieduta dallo stesso presule, e lo spettacolo.
“L’anno prossimo – ha detto monsignor Parisi nel concludere l’iniziativa – penso che ripeteremo questa ‘giornata insieme alle persone con disabilità’. Oggi abbiamo trascorso un pomeriggio davvero sereno ed abbiamo goduto tutti quanti della loro presenza”.
Nell’idea del Vescovo, infatti, il prossimo anno, oltre a confermare la data del 27 giugno, vi è quella di dare vita ad un momento che non coinvolga solo la Diocesi di Lamezia Terme, con la realizzazione di iniziative da svolgere sin dal mattino, per “fare in modo che Lamezia possa diventare il centro regionale di una riflessione sulle persone con disabilità facendo parlare, però, i protagonisti, le famiglie. Il pomeriggio, poi, la celebrazione eucaristica e alla sera potremmo chiudere con un concerto come quello di questa sera”.
Proposta accolta positivamente dai presenti con un lungo e caloroso applauso.
E quello di ieri è stato veramente un momento intenso di partecipazione e di condivisione con la presenza di 15 associazioni (Unitalsi, Aism, Progetto Sud, Fish Calabria, Sincronia, Il Girasole, Casa Alzal, Malgrado Tutto, Angsa, Lucky Friends, Croce Rossa, Vivere in…, Movimento Forense, Acmo, Ens) che operano sul territorio. Si tratta di “belle realtà – ha detto il Vescovo al riguardo”, sottolineando che “Lamezia ha tante risorse e ricchezze di generosità e di altruismo. Vederle convocate, qui, questa sera, per questa causa, è stato davvero un grande orgoglio per tutta la Diocesi e per tutta la città di Lamezia”.
Una giornata carica di emozioni iniziate con la Santa Messa celebrata sul Corso Numistrano e trasmessa in diretta televisiva per dare la possibilità a tutti di poter partecipare e conclusa con il concerto, anch’esso andato in diretta, durante il quale, sul palco, insieme ai Controvento, ci sono state le toccanti testimonianze di genitori di ragazzi con disabilità che hanno raccontato la loro esperienza: dal momento della diagnosi, quando tutto sembra crollare addosso, al “dono che è arrivato nella nostra vita”.
È stato così che Lucia e Rosario, genitori di due differenti ragazzi speciali, hanno raccontato il loro percorso di crescita anche interiore, il loro guardare il mondo con quegli occhi che ora, grazie anche alle varie associazioni che operano sul territorio, regalano ancora emozioni come il podio alle paraolimpiadi, la prossima laurea o un traguardo che, all’inizio, sembrava impossibile raggiungere.
Parole di speranza, quindi, e di conforto da parte di chi ha vissuto un cammino inaspettato.
Speranza di cui ha parlato lo stesso Vescovo nel suo messaggio per il Giubileo: “Nell’immaginario collettivo – ha scritto monsignor Parisi – il termine speranza porta con sé degli evidenti elementi positivi. Questo è vero! Tuttavia ha anche dei risvolti negativi. Questa accezione negativa fa assumere alla speranza il significato di attesa passiva, di avvenire radioso che si attuerà da solo, magari col semplice spostamento delle difficoltà e dei problemi a domani, in un futuro migliore. Così la speranza, da principio dinamico si trasforma in fattore deresponsabilizzante. Cominciamo col dire, dunque, che ‘sperare’ non significa spostare i problemi nel futuro nell’attesa che migliorino, ma ‘sperare’ significa impegnarsi e lavorare per organizzare le aspettative e le possibilità perché producano novità e bene. Perché la speranza non è un sentimento consolatorio che ci fa guardare al futuro con ottimismo. È ciò che rimane, quando tutti i mali del mondo si affermano con la loro spavalderia, ci dice la mitologia greca. La speranza ‘sta’, ‘rimane’ nel vortice delle difficoltà, perché le complicazioni e gli ostacoli vengano affrontati, nonostante tutto, nell’oggi”.
“Si tratta di ‘sperare contro ogni speranza’ (dice San Paolo in Romani 4,18), – ha aggiunto il Vescovo – vale a dire di sperare ‘oltre’, cioè ‘al di là’ di ogni speranza, scorgendo nel presente il senso – magari nascosto o non immediatamente percettibile – di un’esistenza o di una storia a volte complicate. La speranza, quindi, è un’opera, è fatica quotidiana, che coinvolge mente, braccia e cuore, per costruire un futuro migliore, non solo aspettandolo, ma lavorando per crearlo. La speranza, come principio operativo che dinamizza la storia, è un motore che motiva l’impegno nel presente, è un atto di fede e d’amore che permette all’uomo di vivere la propria vita – qualsiasi vita e in ogni condizione – con un fine e un significato. Per questo la speranza diventa anche un appello: a costruire una storia nuova e diversa, a vivere la nostra vita con passione e impegno, a non mollare di fronte alle difficoltà, ma a lavorare per superare gli ostacoli e così scoprire il senso vero della vita”.
Messaggio di speranza lanciato anche da Mariano che, sulla sua sedia a rotelle, accompagnato amorevolmente dalla madre, si è esibito con la sua pianola, cantando al pubblico un brano scritto e musicato da lui e declamando una poesia non dimenticando il fulcro della sua vita: Dio che “è come un amico che mi aiuta ogni giorno” ed “ho imparato che avere fede è avere cura di questo amico”.
Speranza, quindi, ma anche fede come quella di Vittorio che, pure lui con la passione per la musica, ha parlato della sua esperienza in parrocchia dove da anni “aiuta” il suo parroco essendo parte integrante della comunità in cui vive.
Testimonianze di vita vissuta che, con le loro esperienze, sono entrate con dirompente semplicità a dirci, non con parole, ma con fatti concreti, che il futuro di una società che vuole dirsi tale, deve e può partire da qui, da quel sorriso che ha illuminato quel palco lanciando messaggi di speranza.