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Reddito di dignità regionale, l’allarme del vicesindaco Iemma: “In Calabria anche curarsi diventerà un lusso per pochi, mentre il governo aggredisce i poveri e non la povertà”

di Gaia Serena Ferrara-Di fragilità e disagi dovuti alla povertà ne sa qualcosa anche la vicesindaca Giusy Iemma la quale ha partecipato alla presentazione odierna della proposta di legge del consigliere Mammoliti. In quanto Presidente dell’assemblea regionale del Pd, esponente dell’amministrazione comunale, e medico, la Iemma non poteva certo esimersi dal dare il suo personale contributo a un dibattito così caldo e incentrato sul concetto di tutela dei diritti fondamentali del cittadino.

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Nel merito del suo intervento, infatti, la vicesindaca ha puntato i riflettori sulle ripercussioni negative della mancanza di risorse a disposizione delle famiglie sulla tutela del diritto alla salute. Detto in termini semplici: “Senza risorse le persone non si curano”.

 

In questo senso, sostiene Iemma: “Sono convinta che l’istituzione di questo reddito di dignità regionale non sia solo positivo ma diventa necessario per contrastare quell’emergenza sociale che viviamo quotidianamente e che si è acuita all’indomani di una serie di sottrazioni effettuate dal Governo ai danni del Sud e che hanno aumentato l’esclusione sociale e la povertà assoluta”.

 

“Così facendo – ha proseguito Iemma – il governo nazionale mostra finalmente il suo vero volto, quello del populismo bugiardo che poi finisce per penalizzare sempre e solo quelle Regioni del Paese già stremate”. Togliere al Sud e alla Calabria sembra sempre il minimo comun denominatore della politica del governo di destra.

 

Eppure, le battaglie sociali non dovrebbero avere un colore politico, le lotte a favore dei diritti della comunità non dovrebbero essere appannaggio di una ideologia a scapito di un’altra, di un partito a scapito di un altro. I deboli sono deboli a prescindere dalla politica e dal colore del governo nazionale.

 

La proposta del consigliere Mammoliti andrebbe infatti a colmare una sorta di vuoto legislativo, fornendo quella garanzia minima di un’esistenza dignitosa, a fronte della situazione allarmante che la vicesindaca proseguendo ha denunciato nel suo intervento: “C’è il rischio concreto che così facendo i cittadini del Mezzogiorno diventino fruitori obbligati dei servizi del Nord”. “Non possiamo permettere che curarsi diventi un privilegio riservato a pochi” sostiene ancora Iemma, la quale poi non manca di incalzare la politica Occhiuto: “Non è certo sufficiente che si annunci l’arrivo di medici cubani per pensare che il problema sia risolto alla radice, perché serve un disegno complessivo della riforma della sanità territoriale e ospedaliera”.

 

Fra emigrazione sanitaria, aumento delle disuguaglianze, disparità nell’accesso stesso alle cure, l’aumento della tensione sociale dovuto alle aspettative create e poi deluse, si inserisce alla fine anche, se non soprattutto, la piaga della violenza contro il personale sanitario: “Aumenta la frustrazione da parte dei cittadini – sostiene Iemma – si crea e si alimenta un’esasperazione che esplode poi in atti di aggressività”. Problematiche per le quali servirebbe una panoramica a 360 gradi, come afferma Iemma in conclusione del suo intervento: “Non è certo attraverso Sanibook che risolviamo i problemi legati alla sanità”.

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