La morte di Giulia Cecchettin ha toccato profondamente moltissime persone, suscitando un autentico moto di rabbia e un desiderio di comunità, che non si limiti alla dolorosa consapevolezza che quella di Giulia è solo una delle tante vite di donne che ogni anno vengono spezzate dalla violenza patriarcale nel nostro Paese, ma che esprima un forte e netto “mai più”.
Nasce così in maniera libera e spontanea, anche a Catanzaro, l’idea di un corteo contro la violenza di genere intesa nel senso più ampio e, come anche sancito nella Convenzione di Istanbul, comprensivo di “tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata” e che nelle sue manifestazioni estreme porta al femminicidio.
La scintilla è partita da Miriam Belpanno che, assieme a Francesca Tropea, Raffaella Campolongo e Adele Murace, non si è rassegnata al proverbiale immobilismo del capoluogo di regione e in meno di ventiquattr’ore è riuscita a mettere in rete e a coordinare persone che avvertono un sincero bisogno di fare sentire la propria voce affinché venga segnato un passaggio decisivo nel contrasto alla violenza di genere, una violazione dei diritti umani in tutte le sue forme. Il passaparola tramite i social ha finito col creare un’ampia convergenza di persone che, spontaneamente e con generosità, si sono prodigate nel sostenere e accompagnare la definizione della manifestazione.
L’appuntamento è, quindi, venerdì 24 novembre alle ore 18 presso Piazzetta Cavatore a Catanzaro per il raduno del corteo che proseguirà fino a Piazza Prefettura, dove sarà possibile intervenire per chi lo vorrà.
Miriam Belpanno, condividendo la locandina della manifestazione su facebook, scrive: “Attaccatela ovunque, dal bar sotto casa, in classe, a scuola, all’università, nel vostro posto di lavoro. Inviatela a chi volete. Condividetela il più possibile. Per il corteo portate striscioni, cartelloni, vestitevi di nero o come volete. Portate candele o megafoni. Portate la vostra rabbia.”