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A Lamezia Terme l’ennesima aggressione ai carabinieri, NSC Calabria: “Quanti dovranno rischiare la vita prima di dotarli tutti di Taser?”

“Questa Segreteria Regionale – denuncia in una nota la segreteria regionale Calabria del Nuovo Sindacato Carabinieri (NSC) – è venuta a conoscenza che lo scorso 3 agosto due militari della Stazione Carabinieri Sambiase di Lamezia Terme, durante il servizio di controllo della circolazione stradale nel popoloso quartiere Lametino, sono stati brutalmente aggrediti da un soggetto di origine magrebina in preda ai fumi dell’alcool. Da quanto appreso da questa Segreteria, l’uomo, in evidente stato di alterazione alcolica, alla vista dei militari li ha brutalmente aggrediti utilizzando come arma una bottiglia rotta,  continuando a dare in escandescenza anche dopo essere stato ammanettato.

Il bilancio è stato pesante: un carabiniere con tagli ed escoriazioni su testa, collo e braccia mentre l’altro ha riportato un taglio al labbro ed una lesione della cornea!

L’ennesimo scenario operativo che si sarebbe potuto risolvere senza conseguenze semplicemente grazie al Taser (pistola a impulsi elettrici) che, lo ricordiamo, per una scelta incomprensibile, non è stato assegnato in dotazione alle stazioni carabinieri, ma solo ad un ristrettissimo numero di militari dei reparti di pronto intervento.  A Lamezia terme ad esempio su 21 operatori di pronto intervento, solo 6 sono abilitati all’utilizzo del Taser.

Quanti carabinieri dovranno rischiare danni permanenti o addirittura la vita prima che tutte le pattuglie abbiano in dotazione il taser, in modo da poter fronteggiare in sicurezza situazioni come quella descritta che sono sempre più frequenti?

Questa Segreteria Regionale, nel fare gli auguri di pronta guarigione ai colleghi, provvederà  ad interessare la scala gerarchica per comprendere i motivi per i quali i Taser continuano a non essere in dotazione a tutti i reparti territoriali, ritenendo inaccettabile che in un reparto di pronto intervento si è deciso di abilitare un numero così esiguo di operatori.

Essere una Famiglia, come viene ripetuto retoricamente ad ogni pubblica cerimonia, – conclude la nota – richiede di occuparsi  dei propri appartenenti, non solo in chiave punitiva, ma pretendendo che tutto il personale impiegato nel delicato circuito di pronto intervento abbia in dotazione gli strumenti idonei a garantire la sicurezza degli stessi operatori e dei cittadini, mentre in questo modo ci si affida alla sorte, con fiduciosi che nel turno di servizio ci siano colleghi abilitati all’utilizzo del Taser e che abbiano in dotazione questo prezioso strumento!”.

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