“L’Amministrazione comunale di “Conflenti nel cuore” ha voluto gettare un piccolo seme nell’enorme campo della solidarietà e del rispetto per i più deboli. L’albero, che si è sperato nascesse dalla semina, avrebbe dovuto rappresentare un punto di riferimento ed una speranza per le tante persone che la moderna società dell’immagine e del consumo costringe ai margini, considerandole non adeguate, spingendole ad isolarsi, comprimendo fino a dissolvere quel diritto alla dignità di cui parla la Costituzione. Il mondo non è soltanto di chi è giovane, vigoroso e aitante, di chi suona balla e canta, ma è anche di tutti gli altri, di chi non può camminare, ad esempio, o di chi è reso debole dall’età e fa fatica a muoversi. Ma che tipo di seme si era interrato? L’idea dell’Amministrazione “Conflenti nel cuore” era quella di abbattere le barriere architettoniche nel camposanto di Conflenti. La struttura cimiteriale è infatti caratterizzata, all’ingresso, da una ripida scalinata che porta al primo piano per poi disporsi su più gradoni collegati da rampe le quali inibiscono l’accesso alle persone con ridotte o assenti capacità motorie.
Queste scalinate, che al visitatore generico possono risultare semplicemente scomode, diventano un ostacolo impossibile da superare per i disabili e seriamente pericolose per gli anziani che vogliono sfidare la difficoltà pur di portare un fiore sulla tomba dei propri cari. Abbattere gli ostacoli al conseguimento della piena libertà di movimento delle persone, è stato un obiettivo ossessivamente perseguito da quella Amministrazione comunale e che ha richiesto, oltre alla capacità di immedesimarsi nello stato d’animo di chi vive quotidianamente problemi legati alle difficoltà motorie, uno sforzo progettuale ed economico per integrare la struttura cimiteriale con strumenti di supporto visto che una modifica diretta non era possibile.
Gli interventi hanno avuto come fine l’installazione di un ascensore e di cinque piattaforme elevatrici che dovranno consentire di superare agevolmente i vari dislivelli. Una polemica speciosa, artatamente imbastita per futili finalità di contrapposizione politica, facendo leva sull’egoismo e sull’avarizia morale di tanta gente, ha cercato di sminuire il valore dell’intervento. “Non si possono ridurre gli spazi a chi non ha difficoltà motorie per concedere un’opportunità a disabili ed anziani”. Sembra assurdo, ma è sostanzialmente questo l’oggetto della critica! Se dopo mesi dalla consegna dei lavori e del collaudo, ascensori e piattaforme del cimitero non sono stati messi in esercizio, la causa va probabilmente ricercata proprio nella sconfitta dei valori di attenzione per il bene comune, di rispetto per i più deboli, di vicinanza e di solidarietà umana. Perché qui non si tratta di schieramenti contrapposti, di leggi non rispettate, di inadempienze o di incapacità politiche. Il problema è molto più complesso e profondo.
Nonostante i continui richiami alla necessità di una maggior attenzione per le persone fragili, nonostante le feste per gli anziani organizzate da circoli e da parrocchie, nonostante il gran parlare di diritti civili, ancora oggi manca una vera cultura dell’inclusione, del rispetto dell’altro, sia esso disabile o meno. Quando si antepone il basso interesse di screditare ad ogni costo l’avversario sull’opportunità di riconoscere diritti che innalzano anche il livello di umanità di ognuno di noi, quando si volta la faccia dall’altra parte per non vedere e sentire chi ha bisogno d’aiuto, rimanendo indifferenti e insensibili, si dimostra un totale egoismo oltre che il possesso di una robusta dose di inciviltà e di ignoranza.
Bisognerebbe che tutte queste persone “distratte” dall’avversione per ciò che è stato pensato e realizzato dall’avversario, fossero condannate a sopravvivere tra tutti gli ostacoli che impediscono una normale vita sociale alle persone con disabilità, per almeno qualche mesetto. Forse, solo così, si renderebbero conto di come sia insulso utilizzare metodi tanto vili a discapito dell’affermazione dei più alti valori posti a base della formazione morale e spirituale dell’umanità ma anche, più semplicemente, di quanto sia frustrante ed umiliante dover fare i conti, ogni giorno, con barriere che non sono solo barriere fisiche, ma troppo spesso anche mentali e culturali”.