Come coltivare la cannabis autofiorente

coltivare cbdDa diversi anni ormai, per la precisione dal 2017, sono sempre di più le persone che scelgono di coltivare cannabis light in casa. Approcciarsi a questo mondo significa, per forza di cose, soffermarsi sulle varietà autofiorenti. I semi in questione, la cui fioritura è estremamente rapida e permettono di ottenere cime in un lasso di tempo compreso tra i 60 e i 65 giorni, in virtù della loro semplicità di gestione sono diventati popolarissimi. Per rendersene conto basta chiamare in causa i numeri in crescita di e-commerce come https://2fast4buds.com/it , realtà in continua espansione forte di un team multiculturale proveniente da tutto il mondo.

Chiarita la questione della fioritura rapida, è importante capire, a livello pratico, cosa bisogna fare per coltivare questa tipologia di cannabis. Seguici nelle prossime righe di questo articolo per scoprire qualcosa di più in merito.

Come scegliere il terreno e il vaso giusto

Nelle primissime fasi, è chiaramente cruciale scegliere il terreno giusto. Agire da questo punto di vista - premettiamo il fatto che parliamo di coltivazioni indoor - significa focalizzarsi, se possibile, verso terreni ariosi (basilare a tal proposito è la presenza di torba, compost e perlite).

Un doveroso cenno va dedicato anche al vaso. Quando si parla di cannabis autofiorente, è necessario ricordare che, in linea di massima, i vasi di diametro contenuto non sono consigliabili. Lo stesso vale per quelli troppo grandi. Un buon compromesso possono essere quelli contraddistinti da una capacità compresa tra i 10 e i 15 litri.

Un aspetto sul quale è fondamentale porre l'accento riguarda il fatto che, per evitare di stressarle, le piante di cannabis autofiorenti non andrebbero mai rinvasate. Il motivo è molto semplice: si tratta di piante che hanno una vita breve. Alla luce di ciò, è opportuno fare in modo che questo lasso di tempo venga sfruttato al massimo.

Cosa sapere sull'illuminazione

Dati alla mano, le autofiorenti hanno bisogno di molto meno impegno dal punto di vista dell'illuminazione rispetto alle piante fotoperiodiche. Attenzione, però: questo non significa che l'aspetto sopra citato possa essere trascurato totalmente. Esistono infatti alcune linee guida che è il caso di prendere in esame.

Innanzitutto, va considerato il secondo schema:

l 18 ore di luce

l 6 ore di buio

Per amore di precisione, è il caso di ricordare che in seno alla community dei breeder c'è da anni un dibattito. C'è chi sposa lo schema sopra citato e chi, invece, opta per l'esposizione alla luce delle piante di cannabis autofiorenti 24 ore su 24.

A questo punto, è naturale chiedersi anche quali siano le lampade migliori da utilizzare. Tra le numerose opzioni disponibili in commercio, spiccano senza dubbio le lampade a LED che, come ben si sa, sono preziose alleate del portafoglio e dell'ambiente.

Visti i loro vantaggi anche dal punto di vista della resa luminosa, sono sempre di più i coltivatori che le stanno preferendo alle lampade HPS. Queste ultime, oggettivamente meno costose, hanno il contro di durare anche molto meno rispetto ai LED.

Altri consigli

Si potrebbe andare avanti ancora molto a elencare i consigli pratici per coltivare i semi autofiorenti di cannabis! Tra gli altri aspetti degni di attenzione rientra il focus sulla moderazione in fase di irrigazione. Come mai? Il motivo per cui queste piante di cannabis hanno bisogno di poca acqua è legato alle loro dimensioni. Essendo più piccole rispetto alle varietà fotoperiodiche, richiedono meno risorse idriche.

Nel momento in cui si annaffia, è nodale aspettare, prima di procedere nuovamente, che il terriccio si sia asciugato. Un consiglio pratico tanto semplice quanto efficace per capire se è arrivato il momento di irrigare prevede il fatto di sollevare un po' il vaso in modo da valutare, man mano che passa il tempo, i suoi cambiamenti di peso.