Jasmine Cristallo: “Uniti e con coraggio”

cristallojasmine24gendi Francesca Gabriele - Sentirla snocciolare i problemi della Calabria senza la consueta retorica e sentirle toccare con naturalezza i tasti per cercare di risolverli questi problemi piuttosto che puntare il dito verso il passato ci ha fatto nascere spontaneo chiederle come mai non abbia pensato alla candidatura a governatore. Jasmine Cristallo, la coordinatrice calabrese delle Sardine in Calabria del Movimento delle Sardine, ci ha risposto "ho sempre pensato che, specie se si ha una maggiore esposizione mediatica, è bene sempre tenere un passo indietro rispetto all'attesa dei mandati". La sua storia parla per lei. Donna di Calabria a trecentosessanta gradi, colta, col pugno d'acciaio, assai cordiale e con la dote dell'ascolto. "Guardi, per la Calabria – ci ha detto - non è più tempo delle accademie ragionieristiche sulle singole linee d'intervento, sui singoli capitoli messi a disposizione dai "fondi"; oggi la NextGenerationEu ci indica e impone - sia a livello centrale degli Stati che delle loro strutture decentrate- l'obiettivo di una visione complessiva e non parziale delle singole linee di azione politica ed economica". Jasmine Cristallo ha esternato tutto quello che c'era da esternare. Ora la palla passa al centrosinistra tutto, al candidato a governatore, Luigi De Magistris, perché "per contrastare le Destre culturalmente aggressive, politicamente inquietanti, non servono percorsi individualistici".

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Quando l'ho contattata per chiederle l'intervista, a parte i modi che ha usato, cordiali, simpatici, semplici, mi aspettavo altro, le sono sincera. Ha ripetuto spesso "la mia Calabria". Come guarda a questa sua, nostra, Calabria?

"Non guardo la Calabria, la vivo; da figlia di questa terra, la vivo quotidianamente dal di dentro, nelle sue contraddizioni e nei suoi limiti, ma anche nelle sue positività e nelle sue potenzialità, nelle sue sofferenze e nelle sue impotenze, ne rivendico la sua storia, ne combatto le sue storture sperando di assistere ad un suo riscatto".

Le vicende giudiziarie, le indagini e gli arresti di politici, di persone che dovrebbero rappresentare i calabresi stanno diventando fatti, uso un termine brutto, scontati. Sono all'ordine del giorno. Fa male vedere sempre più la politica cercare il malaffare e non viceversa. Se ne uscirà mai da questo circolo vizioso?

Sono sempre più convita che vi sia necessità di un nuovo Meridionalismo e che l'essenza della Questione meridionale sia di carattere etico-politico prima ancora che economico. Questo è il primo atto che io pongo all'attenzione come ineludibile, per una Sinistra meridionale che sappia raccogliere il meglio degli insegnamenti e delle azioni della sua storia e le sappia declinare al presente, raccogliendo le sfide che sono proprie nei passaggi storici di un popolo. Ebbene, oggi ci si offre la possibilità di riscrivere la storia di questo paese, ridisegnare e -attraverso questo atto- di incidere anche nel cambiare l'Europa. Dobbiamo essere più convinti che oggi più che mai, seppur in una condizione di estrema debolezza e accentuato dualismo Nord - Sud, proprio oggi vale la pena affermate che senza il Sud, senza un Nuovo meridionalismo, non c'è possibilità di riprogettare l'Italia e conservarne l'unità e la coesione.

Se ho capito bene mentre gli altri si piangono addosso guardando il passato, lei va avanti e vede un Sud che potrebbe ricominciare guardando l'Europa?

Mi verrebbe da dire la Ue ha bisogno dell'Italia, l'Italia ha bisogno del Sud, il Sud ha bisogno della Calabria, perché è di fatto la continuità del continente nel Mediterraneo. Altro che ponte di Messina penso ad una Calabria come straordinario ponte fra l'Europa e i Paesi del Mediterraneo. Proprio il Mediterraneo che diventa determinante nelle scacchiere del confronto scontro nella ridefinizione dei rapporti geopolitici a livello mondiale.

E' utopistico pensare che dal locale, la Calabria, si possa parlare al Globale?

No, non è utopistico. Guardi, per la Calabria non è più tempo delle accademie ragionieristiche sulle singole linee d'intervento, sui singoli capitoli messi a disposizione dai "fondi"; oggi la NextGenerationEu ci indica e impone - sia a livello centrale degli Stati che delle loro strutture decentrate- l'obiettivo di una visione complessiva e non parziale delle singole linee di azione politica ed economica.

In Calabria abbiamo come Sinistra una volontà d'analisi, che ci faccia percepire, comprendere lo spaccato reale della composizione sociale, dei blocchi sociali e di potere che si sono affermati e che detengono un'egemonia sulla quotidianità di questa Terra?

E' a questo che la Sinistra e i suoi gruppi dirigenti, dovranno volgere il loro impegno, utilizzando le loro migliori risorse, spesso lasciate ai margini, questi suoi figli che spesso esprimono eccellenze non rese organiche da parte di chi invece dovrebbe valorizzarle. In Calabria bisogna compiere uno sforzo enorme per poter mettere in linea strumenti e azioni d'intervento, l'agire nell'immediato e già operare per il lungo periodo. Se non si trova modo di affrontare questo primo complesso tratto progettuale, difficilmente capiremo come individuare i soggetti di riferimento da indicare come destinatari e protagonisti delle azioni volte alla ricomposizione di un nuovo blocco sociale.

Quale sarebbe o sarebbero le strade da percorrere?

Una prima via sul come muoversi la offre, o meglio la indica, lo stesso NGUE, per cui sarà necessario: attivare scelte e azioni indirizzate alla difesa e sicurezza delle istituzioni e del territorio, con azioni di rottura netta e immediatamente leggibili, comprensibili dalle masse popolari, nei confronti della 'ndrangheta e di tutte le sue ramificazioni e mimetizzazioni dentro e fuori gli stessi apparati pubblici. Oggi più che mai, i fatti ci dicono come sia sempre più evidente l'intreccio 'ndrangheta, politica, affari, e massoneria, e come sia rischioso però nello stesso tempo pensare che lo scardinamento di tale intreccio possa essere demandato unicamente ad azioni giudiziarie. Questo intreccio, nel tempo sempre più si è dimostrato essere un incubatore di metastasi mutante in seno al corpo della società, impedendo scientemente un suo riscatto e un suo sviluppo. Utilizzando tutti gli strumenti e le opportunità legislative riconosciute alle Regioni, va data ampia priorità a politiche per il lavoro e dell'inclusione, tenute insieme con forme di sostegno al reddito per tutte le categorie di lavoratrici e lavoratori. E' chieder troppo, è chiedere l'impossibile? No, non lo è; è solo l'unico modo per attrezzarsi a definire l'agenda politica di confronto con il Governo centrale, indicandone la centralità per qualsivoglia progetto di rafforzamento della coesione sociale si voglia portare a livello nazionale.

Senza dimenticare la Sanità, altro punto dolente di questa terra...

Altra via su cui muoversi è la Sanità, con investimenti e infrastrutture, sempre nel settore, unitamente agli acquisti di prodotti medici essenziali, formazione e assunzione del personale, avviando una feconda stagione di relazioni e rapporti con il movimento sindacale, con il quale condividere una rivoluzione copernicana nella riorganizzazione e rafforzamento della sanità pubblica, facendo il perno del cambiamento nella Regione Calabria.

Per fare questo si dovrebbe arrivare ad un accordo anche con le altre Regioni. Come si potrebbe arrivare ad un accordo?

Tutto questo ha, alla base, la decisione di condurre nella Conferenza delle Regioni una battaglia dura, frontale, senza sconti per nessuno, con intelligenza sulle alleanze, circa la rivisitazione dei criteri delle somme da accreditare alla sanità delle regioni, non più con il metodo pesato, ma sulla base degli indici di malattia e cronicità.

Si potrebbero coinvolgere i sindacati?

Ed è proprio un nuovo e positivo rapporto con il movimento sindacale dovrà favorire politiche di coesione e miglioramento nelle P.A., tali che possano avere effetti positivi sugli investimenti privati (banda larga, risorse idriche, trasporti ed economia circolare).

Come si arriverebbe a recuperare il Gap?

Un recupero impellente sul gap esistente con il resto del Paese e l'Europa deve avvenire con un Piano di digitalizzazione e infrastrutture digitali, unitamente ad uno sforzo sovraumano per affrontare e rafforzare la centralità di competenze digitali, legati a processi di riqualificazione professionale e agevolare ad internet e fibra, soprattutto nelle aree interne. Proprio in queste aree si gioca la partita per la messa a punto di una strategia che tenga insieme tutta la Calabria, annullando squilibri e omogeneizzando servizi e infrastrutture. Vale qui in Calabria il vecchio slogan Maoista:" Dalle campagne alla citta...", perché al di là degli slogan, spero sia chiaro a tutti che l'abbandono delle aree interne, il conseguente deterioramento della qualità della vita nelle loro comunità, la desertificazione industriale, determina costantemente una dilatazione del dualismo "città /campagna", che nella nostra regione significa atrofia linfatica. Frammentazioni, campanilismi sterili sul nulla, impoverimento dei presidi di democrazia come scuole e servizi, la diffusa archeologia industriale anche per quel poco di tessuto produttivo che si era riusciti a realizzare, hanno fatto sì che il dominio criminale si avvalesse di questa assenza dello Stato per sviluppare il suo dominio da "pesce nell'acqua".

Ultimo punto, ma non meno importante, potrebbe essere investire sull'energia rinnovabile...

Il saper approntare un progetto di lungo respiro con cui riscrivere e ridisegnare la mia Regione, significa avviare in via prioritaria una fase di transizione verde e investimenti nella produzione di energia rinnovabile, nell'efficienza energetica, nel trasporto sostenibile e nella gestione dei rifiuti e delle risorse idriche, dove affermare con coerenza la centralità dell'azione pubblica, e contrastare così la 'ndrangheta su uno dei terreni sui quali da sempre tenta di imporre le sue regole. Sarà, allora, questo insieme di misure che permetterà di offrire e sostenere un forte rilancio e incentivi d'investimento pubblico e privato.

Ci siamo perse la domanda originaria: è la politica che cerca il malaffare e non più viceversa. Fa riflettere una classe dirigente così indecente, immorale e disonesta. Un circolo vizioso...

Il problema non è se fa male o meno vedere questo indecente squallore che una classe dirigente (politica imprenditoriale e professionale) offre prima di tutto ai calabresi, ma il fatto che proprio sui calabresi tutti ricadono le conseguenze di questo "agire". Sottolineo che il mio è un giudizio di valutazione prettamente politico perché altro non mi compete. E' vero anche che nell'urna delle varie tornate elettorali, sono i calabresi a recarsi e ciò li rende di fatto partecipi e con loro anche "le anime belle" dell'astensionismo. Certo che da questo circolo vizioso si deve uscire e lo si può fare se si sferra un'offensiva totale sul piano culturale, di selezione dei gruppi e classi dirigenti; sull'affermazione di valori universali e diritti esigibili per tutti, perché tutti destinatari di diritti, facendo capire che un nuovo, diverso e discontinuo corso è stato avviato, dando così speranza e fiducia alle popolazioni calabresi. Un messaggio che le 'ndrine non sono invincibili. Se ciò non avviene avremo sempre resistenze passive, scostamenti paludati sempre più diffusi fra la società civile e le avanguardie democratiche.

Le ripeto la domanda che le ho fatto al primo contatto: perché non ha pensato di candidarsi a governatore?

Faccio fatica a raccogliere la sua domanda, perché vengo da una cultura, da una pratica politica dove il proprio operare è determinato dalla volontà, dalla necessità di una militanza di servizio a dei valori e per un progetto, che poi diventa anche testimonianza. Una militanza volta alla costruzione di una comunità, al suo rafforzamento, alla sua affermazione come luogo della promozione umana e sociale, di tutti. Le candidature sono investiture che si ricevono perché la comunità, l'insieme delle persone (il più ampio possibile) con cui decidi di fare un percorso, decidono in tal senso; quindi candidatura è uno strumento plurale. Ho sempre pensato che un "candidato" è sempre più un "sub candidato", perché il vero candidato è la comunità con cui condividi il progetto. Detto questo ho sempre pensato che, specie se si ha una maggiore esposizione mediatica, è bene sempre tenere un passo indietro rispetto all'attesa dei mandati.

Ha sentito il primo a candidato a governatore, Luigi De Magistris?

De Magistris l'ho incontrato in Campania, ho condiviso un'importante candidatura, quella di Sandro Ruotolo al quale sono legata da sentimenti di stima ed amicizia e per il quale progetto ho ritenuto di dare il mio contributo, ho condiviso anche con De Magistris quella che sarebbe potuta essere la candidatura alla Regione Campania del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, poi, però, non realizzata; ho apprezzato il ruolo e lo spazio dato al protagonismo sociale a Napoli a quell'insieme di esperienze dei quartieri. Detto questo, ho appreso come chiunque altro dalla stampa della volontà di De Magistris ad autocandidarsi

Non c'è più tempo per rialzare questa regione. Siamo al capolinea. Tutto fermo. Essere arrivati ad avere gli ospedali da campo e una Sanità commissariata da anni la dice tutta sul sistema. Qual è il suo appello per far sì che tutti facciano un passo indietro e ci si sieda ad un tavolo senza doppi giochi, senza aria di primo della classe, e si prenda in mano, uniti, la situazione e le emergenze di questa regione?

C'è bisogno che in questa Regione si tenti un'azione straordinaria, che sia di monito e d'indirizzo anche oltre: cercare di affermare il primato assoluto dei contenuti, affermare il primato assoluto della progettualità, esaltare ciò che unisce, far decantare ciò che divide. C'è bisogno di un generoso atto di coraggio, quello di superare, tutti insieme, senza sopraffazioni o mortificazioni per nessuno, una stagione infausta di lotte tra gruppi dirigenti, una stagione fratricida, che ha allontanato se non addirittura impaurito interi, vasti, settori del polo di sinistra e progressista, rilegandoli nello smarrimento, nell'annichilimento soggettivo, nella devitalizzazione del protagonismo quotidiano. Dalla Calabria possa partire, si possa dar vita ad un'azione di Nuova Unità, che metta insieme sensibilità, identità, anche diverse, ma coincidenti con gli obiettivi di nuovo protagonismo delle masse, di nuovo Meridionalismo unitario. Per contrastare le Destre culturalmente aggressive, politicamente inquietanti, non servono percorsi individualistici. Non servono scorciatoie identitarie, o peggio ancora mimetizzazioni senza storia né anima, non servono corse dei singoli o promesse o processi senza visione, ma coraggio delle proprie identità messe al servizio dell'Altra Calabria, differente e contrastante con tutto ciò la narrazione e le contraddizioni vere vissute fin qui ci hanno consegnato.

Mi ha raccontato la sua giornata anche indirettamente sempre dedicata a questa Terra. Poco tempo per il privato. Fuori dagli impegni chi è la leader delle "Sardine" in Calabria?

Nel privato sono la madre di mia figlia, sono una figlia, una sorella, una compagna, una zia, un'amica. Amo la letteratura (ed in particolare la poesia), la storia e la filosofia, il cinema e la musica. Non amo i luoghi affollati e la confusione che impedisce l'ascolto. Amo cucinare e prima della pandemia la mia casa era sempre piena di amici. Colleziono tazze, teiere e scialli e l'unico alcolico che bevo ogni tanto è il rosolio e tutto questo spinge le mie amiche a prendermi in giro dicendo che ho le stesse passioni di una vecchia signora dei primi del Novecento.