Ritorno a scuola, parlano i presidi calabresi: “Didattica in presenza al 75%? E’ rischioso”

scuola-aula2"Sul 75% sono un po' dubbiosa, a mio avviso è rischioso". A dirlo all'AdnKronos è Maria Rosaria Rao, Dirigente scolastico del Liceo "T. Campanella" di Reggio Calabria, a proposito delle disposizioni del nuovo Dpcm che prevedono che dal 7 gennaio gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado tornino in classe almeno in una percentuale del 75%.

"Ben venga il rientro a scuola in presenza, su questo non ci sono dubbi - afferma la preside - però il 75% per il momento penso sia un po' troppo. A settembre, al di là di quelle che erano state le indicazioni ministeriali, avevo già suddiviso la classe in due gruppi, il 50% in presenza e il 50% ci seguivano da casa, quindi in contemporanea io avevo il gruppo classe al completo. Ovviamente con l'inversione settimanale delle classi. E mi sono trovata molto bene. La turnazione del 50% mi ha permesso di regolamentare molto bene, scaglionando gli ingressi e le uscite, e di regolamentare molto bene anche gli assembramenti all'interno della scuola ed evitando assembramenti fuori della scuola".

Per la Dirigente scolastica, "col 50%, fornendo la scuola di termo scanner e mettendo in opera tutte quelle misure atte a prevenire forme di contagio, nella mia scuola non abbiamo avuto nemmeno un caso. Il 75% mi andrebbe anche bene, ma solo se questo nuovo tavolo di coordinamento presieduto dal prefetto e di cui parla il Dpcm, davvero ponesse in essere quell'accordo necessario tra gli orari e le attività didattiche e soprattutto per i trasporti del servizio pubblico. Questa è la cosa importante, perché è fuori, è nelle famiglie il problema. Il 75% nelle aule, quindi, per me è un po' troppo, perché non rende possibile mantenere l'opportuno distanziamento di un metro".

E' chiaro, aggiunge la preside, "che ci atterremo a quelle che sono le linee che il ministero ci indicherà, su questo non ci sono dubbi, ma se dovessi dare un consiglio a Conte, non andrei oltre il 50% in presenza, con l'utilizzo della didattica digitale integrata, le opportune pause di disconnessione e con la turnazione che comporti un'inversione settimanale dei gruppi, e tenendo anche conto delle situazioni di fragilità, di disabilità o di particolari patologie che necessitano la presenza". Il 75%, conclude la preside, "secondo me è rischioso, per la capienza delle aule, per i trasporti e per l'inevitabile assembramento che si creerebbe all'uscita delle scuole".

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Pensiero analogo per il dirigente scolastico del Liceo Classico "Telesio" di Cosenza Antonio Iaconianni, anche lui sentito da Adnkronos.

"Abbiamo ancora bisogno, in generale, di prudenza, perché fino a quando questo virus è in circolazione il rischio è che la curva non si arresti e che ci siano nuove ondate. Perciò i provvedimenti dovevano essere presi. Per quel che riguarda la scuola, ritengo che una maggiore attenzione, una maggiore prudenza non avrebbe guastato, non avrebbe fatto male" afferma.

"Mi spiego - evidenzia il preside -, nel mio liceo ci sono quasi 1.200 alunni, ragionando al 75% significa portare in classe oltre 850 alunni, quindi far muovere 850 alunni. Moltiplicato per le scuole superiori che sono a Cosenza, è chiaro che la mobilità non verrebbe frenata. Ecco perché occorrerebbe ragionare in termini più restrittivi, più prudenziali. Certamente la scuola deve andare in presenza, però se è vero che la salute è al primo posto, e se è vero che il virus va più veloce con la nostra mobilità, dobbiamo ridurla quanto più possibile. E vero che inizia una campagna di vaccinazione, ma sappiamo che i tempi sono lunghi".

Poi il Dirigente scolastico aggiunge: "Mettiamola così, se fossi stato nel Comitato tecnico scientifico, se avessi potuto dire la mia, il 50% me lo dovevano strappare, sarebbe stato troppo anche quello. I giovani si muovono con più disinvoltura, per quanto possono essere ben istruiti e documentati. Una persona adulta porta appresso tre mascherine, un ragazzo ne porta una e magari pure sotto il mento. Certo, bisognava cominciare a rientrare, il 7 gennaio era più o meno previsto, ma con numeri bassi. A Cosenza ora di traffico in giro non ne vedo, c'è una mobilità assai ridotta, ma lo è perché tutte le scuole sono chiuse. Ho timore al pensiero di riaprire le scuole al 75%, è come riaprirle un po' in toto, bisognava essere ancora più prudenti".

Infine, il preside conclude: "Forse con la didattica a distanza, con tutte le sue criticità, per carità, e con il turn-over al 50%, o anche quattro turni di 25% per non far perdere il contatto fisico con la scuola, riuscivamo a ridurre di tanto la mobilità cittadina. Il timore non c'è, invece, per le scuole elementari, perché il bimbo non prende l'autobus, viene accompagnato con l'auto della mamma e del papà. Siamo noi delle scuole superiori che creiamo il problema".