Dopo dodici mesi di attività, il progetto TUVIRE – Tutela delle Vittime di Reato – restituisce un bilancio intenso e significativo: oltre 350 persone prese in carico, centinaia di storie ascoltate, decine di percorsi di supporto avviati. Un lavoro capillare, umano e professionale che ha toccato ogni angolo della Calabria, dando voce a chi troppo spesso resta in silenzio.
Il progetto – promosso dalla Regione Calabria in collaborazione con il Centro giustizia minorile, il Provveditorato regionale dell’amministrazione penitenziaria e l’Ufficio interdistrettuale di Esecuzione penale esterna della Calabria – è stato attuato con competenza e passione dall’Associazione Valentia, che ha potuto contare su un team disponibile e affiatato.
Il profilo delle vittime intercettate racconta una realtà complessa e dolorosa: la maggior parte sono donne adulte, tra i 30 e i 60 anni, con un nucleo consistente di madri tra i 40 e i 55 anni. Ma cresce anche il numero di uomini, in particolare padri vittime di violenza da parte dei figli. Un dato che impone una riflessione profonda sul cambiamento delle dinamiche familiari e sulla necessità di interventi mirati.
Le tipologie di reato emerse confermano la drammatica diffusione della violenza domestica e intrafamiliare, con numerosi casi di figli minorenni o giovani adulti che usano violenza verso i genitori. Seguono episodi di violenza di genere, stalking – soprattutto contro donne perseguitate da ex partner – e reati a sfondo sessuale, spesso accompagnati da un impatto psicologico devastante. Più rari, ma comunque presenti, i casi di truffe e reati patrimoniali, in particolare ai danni di persone anziane.
Il progetto ha operato in tutte le province calabresi, con gli sportelli aperti a Cosenza, Lamezia Terme, Rosarno, Vibo Valentia, Crotone, con risultati differenziati ma significativi. In generale, in base agli accessi effettuati, è emersa una forte incidenza di violenze intrafamiliari; in alcune zone della regione sono stati prevalenti i casi di violenza di genere e le richieste di consulenza legale e psicologica. Diversi, poi, sono stati gli episodi di stalking e violenza domestica in contesti di marginalità sociale, così come gli abusi familiari.
Lo sportello itinerante, infine, ha rappresentato una risorsa preziosa, intercettando vittime in aree periferiche e rurali che altrimenti non avrebbero avuto accesso al servizio.
“TUVIRE non è solo un progetto: è un presidio di umanità. In questi mesi abbiamo incontrato dolore, paura, ma anche forza e voglia di riscatto. Ogni storia accolta è un passo verso una società più giusta e consapevole” dichiara il presidente dell’Associazione Valentia, Anthony Lo Bianco. “Questo anno di TUVIRE – aggiunge Lo Bianco – si chiude con la consapevolezza che molto è stato fatto, ma ancora di più resta da fare. Per questo non posso che ringraziare la Regione Calabria con in testa la responsabile del procedimento dott.ssa Maria Scalzo per lo straordinario lavoro compiuto, e tutti gli uffici coinvolti, senza dimenticare i comandi provinciali dei carabinieri e le questure calabresi, per la grande disponibilità e professionalità che hanno mostrato, dandoci la possibilità di lavorare per perseguire l’ambizioso obiettivo che ci eravamo posti e che era la base stessa di TUVIRE. Perché l’ascolto, la protezione e l’accompagnamento delle vittime di reato non possono essere un’eccezione: devono diventare una regola. E dietro ogni numero, c’è una persona che merita tutela”.