Potrebbero essere i lavoratori a pagare le spese della mancata operatività della decontribuzione Sud per le grandi imprese. A lanciare l’allarme è la Fisascat Cisl Calabria guidata dal Segretario Generale Fortunato Lo Papa che avverte: “La misura, seppur prevista dalla Legge di Bilancio 2025, è ancora sospesa in attesa del via libera dalla Commissione Europea e questo stato di fermo inizia a pesare su un tessuto economico già arrancante e affaticato come quello meridionale”.
“Se la tenuta delle grandi imprese è a rischio il mercato del lavoro potrebbe avere scossoni importanti, schiacciato nella morsa di più fattori di disequilibrio. Bisogna agire per evitare una crisi occupazionale” dice Lo Papa. “Le nostre aziende a causa di problemi infrastrutturali e logistici sono meno competitive rispetto a quelle del centro-sud. Attualmente operano con una Zes Unica che si è rivelata un’opportunità molto meno favorevole del precedente credito d’imposta. Lo scarso accesso al credito – aggiunge il cislino – non favorisce gli investimenti e l’entrata in gioco dei dazi è un ulteriore peso per chi esporta nel mercato americano”.
“A ciò – spiega il cislino – bisogna aggiungere una forte accelerazione dei costi del lavoro e i rincari su energia, logistica, materie prime e servizi, che hanno aggravato gli oneri fissi aziendali”. La prima conseguenza è già in corso con un aumento del dumping contrattuale e della concorrenza sleale. Sono aumentate le ore di cassa integrazione (+30 per cento), mentre sono diminuite le assunzioni a tempo indeterminato. “Il Mezzogiorno non può permettersi un arretramento industriale. Le grandi imprese sono un volano occupazionale, formativo e sociale: sostenerle significa sostenere il Paese – afferma Lo Papa -. Chiediamo un intervento al governo, alle associazioni datoriali e di categoria affinché si dia diritto di asilo alla tutela del nostro paese, dei suoi lavoratori e delle imprese”.