«Il paradosso italiano: strumenti normativi all’avanguardia che restano sulla carta mentre i competitor corrono. La politica è lenta, al di là del colore e degli schieramenti, rispetto alle dinamiche del mercato e alle esigenze reali dei nostri territori. Mentre noi discutiamo, altri luoghi si organizzano, investono, crescono. Nella Locride, abbiamo in mano tutte le carte giuste, ma senza la velocità per giocarle, e rimaniamo a guardare. Abbiamo paesaggi mozzafiato, borghi da favola, tradizioni enogastronomiche uniche al mondo, un patrimonio artistico ineguagliabile. Eppure non riusciamo a mettere a sistema l’accoglienza, a creare quella rete integrata che trasformerebbe la Locride in una destinazione appetibile per i mercati internazionali». È chiara e diretta l’analisi di Ettore Lacopo, neo presidente Lions Club di Locri, imprenditore alla guida della società benefit Network Resolution e membro del consiglio di amministrazione del Gal Terre Locride, intervenuto al convegno “Destinazione Italia”, svoltosi a Marina di Gioiosa Ionica nei giorni scorsi. Un richiamo accorato all’agire prima che tutto questo patrimonio vada disperso.
«Con l’articolo 31 della legge Made in Italy, è stato istituito dal Ministero del Turismo un comitato nazionale che dovrebbe fare esattamente quello di cui hanno bisogno i nostri territori: coordinare le campagne di promozione all’estero, valorizzare le località minori ad alto potenziale turistico, creare itinerari integrati, promuovere la cooperazione tra territori limitrofi. Questo comitato è stato pensato proprio per superare quella frammentazione che ci penalizza da sempre – continua Lacopo – Ma, a oltre un anno e mezzo dall’entrata in vigore della norma, questo comitato non è ancora operativo. È l’ennesima dimostrazione che tra intenzione e azione in Italia c’è un abisso che facciamo ancora fatica a colmare».
Ettore Lacopo denuncia i costi altissimi di questi ritardi, a fronte della velocità di azione di diretti competitor come la Croazia, per esempio, che ha saputo trasformare le sue coste in una destinazione di eccellenza mondiale, o la Slovenia che ha valorizzato i suoi borghi creando un’offerta turistica integrata e sostenibile, o ancora il Portogallo che ha costruito un brand turistico riconoscibile in tutto il mondo, dalle città storiche alle regioni vinicole.
«Noi abbiamo le leggi più avanzate d’Europa, ma non riusciamo a metterle in pratica. Abbiamo ministeri, commissioni, comitati, ma sul territorio l’accoglienza turistica resta spesso affidata alla buona volontà dei singoli operatori. Serve un risveglio delle coscienze per lavorare davvero e bene sul territorio. Non possiamo più permetterci di ragionare ognuno per sé, ogni comune, ogni operatore turistico chiuso nel proprio orticello. Dobbiamo iniziare a pensare la Locride come un sistema unico, dove ogni pezzo contribuisce al successo dell’insieme» aggiunge ancora Lacopo, indicando nell’unione, nella capacità di fare rete, l’unica soluzione possibile.
«Abbiamo fondi europei, investimenti regionali, nuove tecnologie. Ma senza una visione condivisa e una strategia comune, questi strumenti restano lettera morta. Bisogna superare campanilismi e interessi di parte, smettere di sprecare energie in divisioni sterili. Soprattutto, abbiamo bisogno che a mettersi in gioco siano i giovani. Loro hanno la creatività, l’energia, la conoscenza delle nuove tecnologie che servono per innovare davvero. Dobbiamo creare startup che li attraggano, che li convincano a restare nei nostri territori invece di emigrare verso altri lidi».
Lacopo sottolinea, quindi, la necessità di percorsi formativi che combinino economia del turismo, marketing territoriale, sostenibilità ambientale, gestione dei big data, conoscenza delle piattaforme digitali e soprattutto capacità relazionali per mettere in correlazione gli enti pubblici e privati del territorio: «I nostri atenei devono diventare laboratori dove si formano i futuri architetti dell’accoglienza italiana. Dove si studia come trasformare un borgo medievale in una destinazione smart, come creare esperienze turistiche autentiche ma tecnologicamente avanzate, come gestire flussi turistici sostenibili che valorizzino il territorio senza snaturarlo. Immaginiamo piattaforme digitali per valorizzare i borghi, app innovative per guidare i turisti alla scoperta delle tradizioni locali, progetti di hospitality che possano coniugare sostenibilità e autenticità. Ma immaginiamo anche manager di destinazione formati per orchestrare tutto questo, capaci di leggere i dati, interpretare i mercati, costruire reti territoriali efficaci. I giovani possono essere i protagonisti di questa trasformazione, ma dobbiamo offrire loro formazione specialistica, opportunità concrete». E conclude: «Se il livello nazionale non riesce a dare velocità ai processi, dobbiamo essere noi a fare rete, a creare dal basso quel sistema integrato che la legge prevede dall’alto. Dobbiamo anticipare quello che il comitato nazionale dovrebbe fare, dimostrando con i fatti che quando c’è volontà politica vera, i risultati arrivano. È fondamentale una presa di coscienza di quanti hanno a cuore il futuro di questa terra. Non possiamo più aspettare che sia qualcun altro a fare il primo passo. Dobbiamo avere il coraggio di cambiare, di innovare, di rischiare. Solo così potremo trasformare le nostre bellezze in un’economia sostenibile e duratura, che dia lavoro ai nostri figli e futuro alle nostre comunità. Il risveglio deve iniziare da oggi».