Ci sarebbero stati “meeting periodici”, per un “totale di 51 incontri”, tra il settembre 2023 e lo stesso mese dell’anno successivo, in un locale in centro a Milano “tra i sodali lombardi” del gruppo delle presunte cyber-spie di Equalize e “quelli calabresi” a “testimonianza della stabilità e della continuità dei rapporti”. Lo scrive il Tribunale del Riesame di Milano che, in un filone dell’inchiesta milanese condotta dai carabinieri del Ros e coordinata da Dda e Dna, aveva confermato le misure cautelari disposte dal gip Fabrizio Filice, dopo un’ulteriore istanza del pm Francesco De Tommasi e a seguito alle dichiarazioni del 24 marzo di un esponente della “‘ndrangheta stragista”, Nunziatino Romeo, legato alla famiglia Barbaro-Papalia.
Al centro delle vicenda – che ha portato all’arresto il 14 aprile dell’imprenditore e immobiliarista romano Lorenzo Sbraccia e per cui Nunzio Samuele Calamucci, l’informatico della rete di presunte spie, aveva ricevuto un altro provvedimento di arresti domiciliari – c’è una presunta tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso, ai danni degli imprenditori Motterlini, titolari della G&G Costruzioni. Gli arresti avevano riguardato, oltre a Sbraccia (ai domiciliari per motivi di salute), Calamucci e Romeo, anche Pasquale e Francesco Barbaro, Francesco Baldo, Umberto Buccarelli, Giuseppe Trimboli e Fulvio Cilisto.
Agli incontri milanesi, come si legge nell’ordinanza del Riesame, avrebbero preso parte, tra gli altri, Romeo, i Barbaro e Carmine Gallo, l’ex superpoliziotto che era stato ritenuto al vertice del gruppo di Equalize e morto di infarto lo scorso marzo. Sbraccia, ricordano i giudici Galli-Amicone-Morra, era un “affezionato cliente” dell’agenzia investigativa Equalize “di Gallo e Calamucci”, un “‘abbonato” ai loro “servizi” e per “centinaia di migliaia di euro”.
E i due “soci di Equalize” si sarebbero spesi molto, secondo i giudici, anche per “quel servizio delicato”, poi sfociato nella presunta tentata estorsione.