Si è tenuta a Napoli una due giorni su un progetto per il Mezzogiorno tra lavoro, sanità e sviluppo. La due giorni è stata organizzata dal Partito democratico e dai Socialisti democratici europei di cui fa parte l’europarlamentare Sandro Ruotolo.
All’iniziativa ha preso parte anche il componente la direzione nazionale Pd Carlo Guccione che ha partecipato al dibattito sul tema “Sanità, welfare, ambiente: difendiamo i nostri beni comuni”. Alla due giorni tra gli altri sono anche intervenuti, oltre a Ruotolo, Francesco Boccia, Marina Sereni, Andrea Orlando, Marco Sarracino, Antonio Misiani, Pasquale Tridico, Valeria Valente e tanti altri esponenti del mondo sindacale e delle associazioni. L’intervento di Guccione ha focalizzato l’attenzione sul fatto che 《ormai l’emigrazione sanitaria verso le altre regioni del Sud ha superato i 5 miliardi di euro, un vero e proprio viaggio della speranza che coinvolge almeno 500mila famiglie che vivono al Sud e che non riescono a trovare una risposta sanitaria adeguata nelle regioni in cui vivono e cercano risposte attraverso l’emigrazione verso gli ospedali del Nord. Calabria e Campania sono le regioni del Sud che emigrano di più. In Calabria ci sono 304,8 milioni di spesa per emigrazione sanitaria. Per far capire la dimensione del fenomeno i due più grandi ospedali della regione si trovano fuori dalla Calabria. Un dato drammatico accompagnato dal fatto che in Calabria si vive di meno, il 7,3% della popolazione rinuncia alle cure, un bambino che nasce oggi in Calabria ha una aspettativa di vita di 3 anni inferiore ad un bambino che nasce al Nord a cui si aggiunge la più alta mortalità infantile d’Italia. Queste profonde diseguaglianze nel campo sanitario rischiano di creare profonde lacerazioni nella società e un declino del Mezzogiorno che oggi è scomparso dell’agenda politica nazionale che porta all’evidente rischio di un abbandono da parte dei cittadini che vivono al Sud perché oltre al lavoro non trovano una sanità che funzioni e che garantisca loro e alle famiglie le cure previste dalla Costituzione. Una svolta è possibile, ma anche qui la Calabria è in ritardo come dimostrano gli ultimi dati sull’utilizzo delle risorse del Pnrr. Il Pnrr salute è la più grande riforma sanitaria degli ultimi 40 anni per il nostro Paese. Una riforma sanitaria di fatto e che potrebbe rappresentare un’occasione per far uscire la Calabria dal commissariamento e dal piano di rientro. Sposta l’asse da una sanità ospedalocentrica ad una sanità terroriale attraverso le case e gli ospedali di comunità. L’assistenza domiciliare, la telemedicina, la digitalizzazione e l’obiettivo di prendere in carico entro il 2026 il 10% degli over 65》.