Oggi pomeriggio nell’ambito del Festival ” Trame” Libri sulle mafie, il presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e la presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta, nell’incontro moderato dal giornalista Francesco Ranieri, hanno anticipato i dati del rapporto Ecomafia che sara’ presentato a Roma il prossimo 11 luglio relativamente al ciclo illegale del cemento in Calabria.
Ecomafia è stato pubblicato per la prima volta il 5 dicembre del 1994, in collaborazione con l’Arma dei carabinieri e l’istituto di ricerca Eurispes, il “Rapporto Ecomafia” di Legambiente raccoglie, elabora e analizza ogni anno i risultati delle attività svolte contro la criminalità ambientale da tutte le forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto. I reati vengono classificati sulla base di vere e proprie “filiere criminali”: il ciclo del cemento, dalle cave gestite in maniera illecita all’abusivismo edilizio; il ciclo dei rifiuti, dagli smaltimenti illegali ai traffici; i reati contro gli animali, dal bracconaggio alle corse clandestine di cavalli; i reati contro il patrimonio culturale, le cosiddette archeomafie, dai furti di opere d’arte agi scavi clandestini nelle aree archeologiche; il racket degli incendi boschivi e di vegetazione.
Calabria. Una regione storicamente segnata dall’abusivismo edilizio che ha beneficiato a lungo di una sostanziale impunità e di una diffusa indifferenza. La Calabria, infatti, ha le percentuali più basse rispetto a Campania, Sicilia, Puglia e Lazio (oggetto del monitoraggio “Abbatti l’abuso” realizzato da Legambiente nel 2023 nelle cinque regioni più colpite dal fenomeno del “mattone illegale”), sia dei Comuni che hanno risposto al questionario (appena 54, pari al 13,4% del totale regionale e al 21% della popolazione servita), sia delle ordinanze di demolizione eseguite: appena il 9,6% delle 6.197 ordinanze emesse dal 2004 al 2022. Insomma, nove volte su dieci l’abusivo in Calabria la fa franca. Segnali di reazione positiva sono arrivati dalla Giunta regionale, come l’abbattimento dell’ecomostro di Palazzo Mangeruca, a Torre Melissa, in provincia di Crotone.
La stessa giunta regionale, per iniziativa del presidente Occhiuto, ha aderito alla proposta fatta da Legambiente di organizzare insieme la raccolta dei dati sulla lotta all’abusivismo da parte di Comuni, Prefetture e Procure della Repubblica. Un primo passo fondamentale per conoscere meglio le dimensioni del fenomeno e mettere a punto una strategia con cui contrastarlo. Perché l’industria del mattone illegale non si è mai fermata, purtroppo, soprattutto nel Mezzogiorno, come ha denunciato l’Istat nel Rapporto sul Bes (Benessere equo e sostenibile) del 2022: ogni 100 case costruite legalmente, infatti, se ne realizzano 42,1 abusive.
Le case costruite illegalmente, denuncia sempre l’Istat nell’indicatore “abusivismo edilizio” curato insieme al Cresme, sono cresciute del 9,1% in un anno, come non succedeva dal 2004. Cresce in Calabria l’impatto del cemento illegale, come emerge dai dati che saranno pubblicati nel prossimo “Rapporto Ecomafia”. I reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto in questa “filiera” dell’ecomafia sono stati 1.046 nel 2023, con una crescita del +20,1% rispetto al 2022, con 1.230 persone denunciate (+29%). Aumentano leggermente anche i sequestri (2 in più rispetto al 2022) e diminuiscono le persone arrestate (2 invece di 6). La provincia più interessata dall’illegalità nel ciclo del cemento è quella di Cosenza (266 reati con 301 persone denunciate), seguita da Reggio Calabria (182 reati) e da Vibo Valentia (143). Dal 2019 al 2023 in Calabria sono stati accertati 5.258 reati nel ciclo illegale del cemento (alla media di oltre mille reati l’anno), con 5.764 persone denunciate, 31 arresti e 1.767 sequestri.