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Rapporto Eurispes: l’Italia tra i paesi europei più poveri in termini educativi. In Calabria e Sicilia le quote più elevate di adulti con basso livello di istruzione

L’Italia è tra i paesi più poveri d’Europa in termini educativi e tale povertà si trasmette da una generazione all’altra. Nel 2022, il nostro paese risultava al penultimo posto nella classifica dei paesi europei, con il 41,7% della popolazione tra i 25 e i 74 anni in possesso di titolo di studio inferiore al diploma e il 18,5% della laurea.

E’ quanto emerge dal 36esimo rapporto Italia dell’Eurispes. L’Italia occupa le ultime posizioni (69,7%) per la quota di coloro che superano l’ultimo e il penultimo livello di competenze di lettura e comprensione sui cinque previsti, rispetto alla media Ocse del 54%.

La povertà educativa assume diffusione diversa tra il mezzogiorno e il resto della penisola, rappresentando uno dei fattori esplicativi delle disuguaglianze individuali nei percorsi formativi e nei risultati di apprendimento. Secondo i dati Isfol Plus del 2018, alcune regioni del Nord presentano una situazione simile a quelle del Mezzogiorno: in Puglia, Sardegna e Sicilia così come in Trentino Alto-Adige, Veneto, Piemonte, Val d’Aosta, oltre il 60% della popolazione dai 19 anni in su non ha conseguito il diploma.

Nel Lazio invece, il 35% della popolazione tra i 25 i 64 anni risulta laureata e il 28,6% presenta un basso livello di istruzione. Analogamente l’Emilia-Romagna (32,3% di laureati), ma con una quota di adulti di bassa istruzione superiore (32,2%).

Molise, Valle d’Aosta, Lombardia, Toscana, Marche, Veneto, Piemonte e Basilicata, presentano tra il 34% e il 38% di adulti con bassa istruzione, ma differente di laureati, (24% Basilicata, 33% Molise). Le quote più elevate di adulti con basso livello di istruzione si registrano in Calabria (44%) e Sicilia (48%), ma altresì quote di laureati più basse rispetto al resto del Paese (18% Sicilia, 23,5% Calabria), anche per i flussi migratori verso altre regioni e l’estero.

Da una generazione all’altra, il peso del background familiare, delle disuguaglianze di origine sociale, le differenze nelle pratiche quotidiane, così come i divari nella qualità e nel contenuto delle occupazioni dei genitori alimentano il rischio degli studenti di cadere nella povertà educativa, al di là e temporalmente oltre l’effetto equalizzatore che la scuola tenta di garantire.

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